Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

L’infallibilità del Papa o del fare i ponti

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Documento di elezione di Celestino VPuò un Papa prevalere sul Concilio dei Vescovi? Si, che può, quando esercita ex cathedra le sue funzioni di Vicario: dunque può stabilire un nuovo dogma o ratificarne uno, perchè rivelato -da lui stesso ispirato dallo Spirito Santo.

Fu Pio IX a volere fortemente l’infallibilità papale e la utilizzò la prima volta, per proclamare nel 1854 il dogma dell’Immacolata Concezione: ossia la mancanza dell’atto sessuale nel concepimento di Gesù e dunque la purezza di Maria.

Per proclamare questo dogma, fu indetto il Concilio Vaticano I (1870). Nel 1950, Pio II dichiara il dogma dell’Assunzione : “pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo” (Munificentissimus Deus).

E questi sono i due casi in cui l’infallibilità papale, dibattuta dal teologo Kuhn e da altri, finora è stata applicata. Nei maggiori siti, si proceduto in questi giorni a limare molte definizioni; non è affatto singolare che tanto si stia scrivendo sul principio e definizione di dogma.

Secondo quanto sancito dal Concilio Vaticano II per dichiarare l’infallibilità dobbiamo essere in presenza di: Il Papa deve sancire, confermare (...) il suo ruolo di supremo Pastore universale della Chiesa, il ruolo di maestro di tutta la Chiesa. Il Papa deve insegnare a tutta la Chiesa e non a una singola parte di essa, escludendo altre parti, come accade quando il papa emana disposizioni, generalmente a carattere temporaneo, per una diocesi, per i cristiani di una nazione o per i fedeli di un continente.

 

Il Papa dovrà esplicitamente far comprendere che sta facendo uso del carisma, del dono dell'infallibilità, ossia deve far comprendere bene che sta confermando con atto definitivo una dottrina di fede e di morale.

La materia su cui si esercita il carisma dell'infallibilità è la fede e la morale. Il Papa non è infallibile quando esprime considerazioni di carattere scientifico, storico, ed altro (da Cathopedia Pontificia )


Mentre il documento originale del Concilio Vaticano I dichiara:

“ Noi, quindi, aderendo fedelmente a una tradizione accolta fin dall'inizio della fede cristiana, a gloria di Dio, nostro salvatore, per l'esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l'approvazione del santo concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica, definisce che una dottrina riguardante la fede e i costumi dev'essere ritenuta da tutta la Chiesa, per quell'assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quell'infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua Chiesa allorché definisce la dottrina riguardante la fede o i costumi.

Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtù propria, e non per il consenso della Chiesa” (Pastor Aeternus).

In buona sostanza, la Chiesa, grazie “all’assistenza dello Spirito Santo promesso e inviato da parte di Gesù, gode del dono o carisma dell’infallibilità nell’insegnare e nel credere le verità della fede. L’autorità che Gesù ha conferito alla Chiesa è prima di tutto un’autorità dottrinale, e riguarda la trasmissione e la custodia del deposito della fede” (Encicl.citat.).

Fermo restando che non è questa la sede per dibattere i punti cruciali della religione cattolica -ed è bene ricordare che il dogma dell’Immacolata Concezione ha creato scismi e distaccamenti di rami confessionali del Cristianesimo; la prima riflessione che salta agli occhi è che l’uso dei dogmi finora proclamati dall’infallibilità papale, sono diretti alla definizione della Madonna e al reintegro del suo particolarissimo status di madre pura assunta in cielo: singolare che la parola fine di tante dispute -dalla verginità in poi- si sia avuta solo in epoca contemporanea e per dichiarazione di dogma infallibile e indiscutibile.

Quasi viene da riflettere che l’infallibilità papale è legata all’annosa questione mariana; evidentemente mai risolta nei due millenni precedenti.

Il Pontefice (pontem facere) è il costruttore di ponti, nel senso di collegamento metaforico o anche pratico: carica ricoperta dall’Epoca romana e legata ancor prima all’epoca degli Etruschi e dei Lucumoni: colui o colei che si rivolge alla religione (religo= collego) non può non avere bisogno di ponti.

Il punto è a chi demandare un compito tanto arduo; se il Pontefice costruisce ponti di fede, i dogmi ne sono le fondamenta e non si discutono.

Il teologo Vito Mancuso in una recente intervista ha dichiarato che per fare un vero dialogo religioso le condizioni sono due: “La prima è il dubbio. Se non si coltiva una sana interrogazione il dialogo sarà sempre tattico, funzionale ad una strategia politica, magari utile come scambio culturale, ma non religioso. Il dialogo religioso inizia quando sulla propria religione si coltivano dubbi (...)

La seconda condizione è la fede nell’esistenza della verità. Se ho fede nella verità credo che quando gli esseri umani intrecciano esperienze e idee possono giungere a qualcosa di comune perchè qualcosa di comune c’è” (Buddismo e Società, febb.2013)

Nella stesa intervista, Vito Mancuso fa, inoltre, una osservazione interessante: “ Io per religione civile (intendo) che l'individuo abbia nei confronti della cosa pubblica quel rapporto di asimmetria e al contempo appartenenza tipico dell'esperienza religiosa.

Sentire di essere in presenza di qualcosa di più grande di sè e allo stesso tempo di appartenervi, per cui aderendovi si giunge a maggiore compiutezza: è questo che manca nella nostra società"

In queste riflessioni, emerge il rapporto tra vita quotidiana e fede: la fede sta sopra la vita quotidiana, almeno per i cattolici, perchè conduce lungo il sentiero della vita e quando c’è da attraversare un dubbio o un guado, il dogma può rispondere come le basi su cui il ponte poggia.

Esistono ovviamente altri rapporti tra vita quotidiana e fede: possono essere asimmetrici o camminare uno accanto all’altro. E’ ormai acclarato che la religione, nel senso di collegamento fra sè e il resto del mondo, è una caratteristica umana comune a prescindere dalla fede che si sviluppa.

Certo, è sempre molto più difficile tenere il passo tra fede e vita quotidiana quando non solo non si può discutere le basi su cui la prima si imposta, ma anche rendere intellegibile la realtà quotidiana attraverso la fede diventa arduo se essa non ha attinenza diretta con la realtà. La lettera delle dimissioni o rinuncia papale, è piuttosto chiara a tal proposito:

“ (...)Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato” (Benedetto XVI).

Questo vigore fisico e dell’anima in questo Papa è venuto a mancare, come del resto mancò a quel Celestino V, oggi tanto richiamato ( " Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore della Chiesa Universale. ").

Una religione che funzioni, ha profonde radici con la vita quotidiana: deve essere in grado di agire e trasformare la realtà, attraverso le pratiche che promulga.

Certo è che la religione cattolica alla luce degli ultimi eventi, registra una certa stanchezza ontologica: se anche il vigore di un papa viene meno, forse minato dall’età e non più sostenuto da un carisma ricevuto dallo Spirito Santo o dalla Chiesa, resta da domandarsi: come farà la Chiesa stessa a giustificare ancora quelle basi dei ponti con cui attraversare la vita?

Il filosofo Kant parlava di Verità, e in fondo di Verità rivelate parliamo anche in presenza di dogmi e di infallibilità: ma siamo sicuri che questo serva ormai alla gente nella quotidianità della vita?

In fondo se dovessimo attraversare davvero un ponte, vorremmo sapere che è solido e che ci farà arrivare dall’altra parte, mentre la Verità, spesso, astratta com’è, resta ancorata alla mera speculazione filosofica o appunto, dogmatica.

Nel concreto di tutti i giorni, credere ai dogmi dell’Immacolata e dell’Assunzione, è un “amen” che non ha radici nella vita di tutti: il suo valore è ridotto a mero pensiero senza radici nell’esperienza concreta.

Penso che questa sia un’epoca in cui la Verità rivelata o meno, non basti più all’uomo smarrito che ha perduto il concetto di valore: per valore è da intendersi la coerenza tra il suo pensiero e l’azione.

Mentre la Verità, resta come una nuvola lontana talvolta a a fare ombra alla vita e ad oscurare piuttosto che illuminare la quotidianità.

Che la terra giri intorno al sole è una Verità ormai consolidata -a che prezzo lasciamo stare- ma come questa interviene nella vita quotidiana è ciò a cui diamo nome di “valore”: insomma, il rapporto vero tra religione e vita, non è la speculazione fine a sè, ma una pratica di relazione e interconnessione che permette di modificare lo stato delle cose.

E questo “fare ponti” dei pontefici della Chiesa Cattolica, forse è un ruolo più vicino a ciascun essere umano che cerca come rispondere ai propri problemi, piuttosto che un ruolo che cade addosso ad un solo individuo: nella rinuncia papale, inedita nella contemporaneità e nella intera storia della Chiesa, si instillano molti dubbi, la cui natura speriamo porti ad un progresso che avvicini il mondo all’uomo, e che gli faccia assumere la responsabilità delle sue azioni e della sua felicità su questa Terra, prima che in paradisi lontani.

Abbiamo bisogno non di dogmi o verità rivelate, ma di concrete prove che una religione funzioni e che non ci faccia abbandonare le nostre esperienze, i nostri problemi, il nostro cammino: alla vita noi semplici esseri umani, non possiamo dare le dimissioni.

 

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