Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

L’ Onore Negato ai Vinti

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Saigo TakamoriC'è onore nella sconfitta quando il confronto è stato affrontato con coraggio e lealtà, quando per un ideale si va in battaglia anche se questa sarà certamente persa, quando l’ideale è la patria, il popolo, la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, il bene.

Spesso le Nazioni nascono dagli scontri tra uomini. L’ Italia, gli Stati Uniti, il Giappone ed altre nazioni nel mondo hanno dovuto prima combattere per essere nazioni unite. Al termine degli scontri gli uomini si ritrovano uniti ma divisi in due parti, i vincitori ed i vinti, con storie, culture, tradizioni, valori, economie diverse.

Per creare la nazione e dare al popolo la coscienza della propria unità, la sua ragione di essere, i vincitori devono riconoscere ai vinti l’onore della sconfitta per aver difeso con coraggio il proprio ideale e i vinti devono donare il loro spirito alla nuova nazione.

 

Così nacquero le nazioni del Giappone e degli Stati Uniti, ma non L’Italia. Oggi i primi sono certamente popoli uniti mentre gli italiani non lo sono.

Il Giappone moderno nacque dopo una serie di guerre civili. L’ultimo conflitto che accadde contemporaneamente al Risorgimento Italiano, contrappose i due più grandi leader storici del Giappone: Okubo Toshimichi e Saigo Takamori.

Il vincitore, Okubo, diede il via alla più importante epoca riformatrice del paese e gettò le basi con cui il Giappone fece quel salto storico, sociale ed economico che lo porterà a divenire oggi uno dei paesi più importanti del mondo. Cosa è restato del vinto Saigo? Tutto e di più. E’ forse l’uomo più amato della storia del Giappone.

E’ nella memoria dei giapponesi per sempre, è nella leggenda, è la personificazione dell’ ideale di giustizia, di amor di patria. Morì da Samurai (1877). I suoi seguaci gli tagliarono la testa per salvarne l’onore.

Fu celebrato con tutti gli onori da chi lo aveva sconfitto. I vincitori innalzarono la memoria di Saigo ai più alti livelli della tradizione giapponese, facendo culto dell’uomo e del suo ideale sebbene coltivato da una parte del paese ma poi donato a tutta la nazione che l’ha riconosciuta come tale.

Robert Edward LeeNonostante la sconfitta, Robert Edward Lee, Generale degli eserciti degli Stati Confederati del Sud durante la guerra civile americana, è stato enormemente ammirato nel dopoguerra. Dimostrò con l'esempio come accettare la sconfitta dignitosamente.

Senza un soldo, Lee accettò l'offerta di essere il presidente del Washington College, una piccola scuola a Lexington (Virginia, USA). Il suo obiettivo dichiarato era l'istruzione delle giovani generazioni e la ricostruzione del suo stato del Sud.

Lee dimostrò di essere un buon educatore. Ha aggiunto materie pratiche come l'ingegneria e giornalismo agli studi classici tradizionali, ha attratto finanziamenti sia del Nord che del Sud, e ha introdotto un codice disciplinare rigoroso.

Inoltre ha pubblicamente educato i meridionali d’America ad affrontare il futuro con stoicismo e il duro lavoro. Alla sua morte (1870) il Sud cadde nel lutto generale e Lee divenne il simbolo carismatico di un popolo.

Tra mito e realtà, fu sostenuta un'immagine pubblica di Lee come uomo di grandi virtù personali e genio militare.

All'inizio del XX secolo, diverse figure nazionali importanti, tra cui il presidente americano Woodrow Wilson, lo esaltarono come una personalità unificante del paese, citando i suoi sforzi per pacificare il Sud dopo la guerra.

Lee rimane una figura storica importante per gli Stati Uniti d’America, riconosciuta in tutto il paese, perché integra gli ideali di patriottismo e di fedeltà alla nazione sia per le gesta sul campo di battaglia e sia per il suo lavoro sociale nel dopoguerra.

Il 29 ottobre del 1860, cadeva eroicamente, sul ponte del Garigliano, difendendo l’arretramento difensivo dell’armata reale Borbonica, il Generale di Brigata Matteo Negri.

Matteo NegriEntrato nel Real Collegio Militare della Nunziatella a soli 14 anni, divenne poi uno degli eroi del real esercito delle Due Sicilie, caduto per difendere la sua patria.

Matteo Negri ebbe il comando dell’arretramento difensivo di circa 19.000 uomini combattenti di tutti le armi dell’esercito Borbonico dal Volturno al Garigliano per stabilire la nuova linea di resistenza delle forze napolitane contro l’esercito invasore Piemontese entrato in guerra senza dichiarazione.

Venne mortalmente ferito in più parti del corpo. Noncurante delle gravi ferite continuò a dare ordini, garantendo il passaggio dell’armata. Infatti, l’attacco frontale piemontese fu respinto e l’Armata Napolitana poté ripiegare, ordinatamente, verso Gaeta.

Fu probabilmente la figura militare napoletana che più emerse durante tutta la campagna bellica degli anni 1860-1861 per gli alti sentimenti di fedeltà, di onore e di spirito di sacrificio.

Da Gaeta, l’ultimo Re di Napoli Francesco II di Borbone, appresa la tragica notizia stabilì: "Le sue rare virtù lo rendono degno di essere ricordato alla posterità; però dopo che avrà ricevuto in questa Piazza gli onori funebri, che troppo gli sono dovuti, saranno le spoglie racchiuse in un sepolcrale monumento che sarà eretto in questo Duomo".

Come per il Generale Negri, nessun altro eroe vinto della nazione Italiana ne viene riconosciuta l’onorabilità.

Anzi i vincitori hanno escluso questi contro-eroi dalla nostra storia, molti furono diffamanti come “briganti” ma erano soldati che tennero fede al giuramento, con le loro divise, le loro bandiere. Loro non sono entrati nella nostra storia lasciando una ferita aperta nel nostro Paese.

L’Italia ha voluto nascondere questa ferita che oggi ci separa dal senso di appartenenza alla nazione comune.

I vincitori li riconosci quando perdono perché perdono con onore. I popoli del Sud d’Italia sono bene riconoscibili. All’estero sono molto spesso identificati come gli Italiani perché hanno donato il loro spirito a tutta la nazione. Tuttavia la nazione d’ Italia divide il Nord dal Sud negandogli l’onorabilità del suo passato.

Penso che in ampie parti dei due schieramenti ci fosse la speranza di un  ideale comune di Nazione durante il periodo risorgimentale italiano. Certamente il vincitore, dall’ Unità (1861) fino ad oggi, non è stato all’altezza di questo ideale poiché ha distrutto dalla storia lo spirito del Sud.

Il disonore dei vincitori si misura con quello che dei vinti distruggono.

 

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