Platone l’anno scorso ha celebrato la prima benedizione di una coppia omosessuale. Anche in Italia, dopo l’apertura di Obama sui matrimoni tra coppie dello stesso sesso, si sta aprendo un piccolo varco.
La presenza della Chiesa cattolica e le continue intromissioni nella vita politica hanno già rallentato un processo di civiltà. Su questi temi “in Italia manca tutto” ci ha confidato il politologo Paolo Naso, con il quale abbiamo ragionato intorno al nuovo concetto di famiglia: “le voglio chiamare famiglie e basta, in cui magari i genitori non sono sposati, in cui magari c’è qualche figlio che viene da una unione o da un matrimonio precedente.
Esistono delle unioni, e voglio chiamarle famiglie, in cui i due partner sono omosessuali. Ci sono delle relazioni complesse tra persone che danno vita a forme importanti di convivenza relazionale. Il mondo di ciò che noi chiamiamo famiglie si è allargato”.
E in Italia cosa succede?
Dal punto di vista della norma restiamo legati ad un’idea di famiglia patriarcale, tradizionale e legata alla visione sacramentale cattolica. Questo è contro il senso comune, contro l’applicazione di un criterio di realtà.
“Non condividiamo la nozione di sacralità del matrimonio e della famiglia”. Cosa significa?
Per i protestanti il matrimonio non è un sacramento.
Cosa vuole dire?
Vuol dire che il matrimonio sta dentro la sfera della responsabilità che due persone si prendono una nei confronti dell’altro. Di fronte alla società e ovviamente anche di fronte a Dio, ma nel quadro delle umane responsabilità e dei limiti umani. Ci si può sposare con grande affetto, ci si può anche lasciare senza nessun dramma, senza nessuna ricaduta.
Lei ha detto: “In Italia manca tutto”. E’ una questione di cultura?
Una mancanza di coraggio. Il coraggio della coerenza. Manca il coraggio di una scelta, che può apparire contromano rispetto a un’apparizione e a un’atmosfera di contesto e di cultura cattolica.
Anche se ci si rende ben conto che il modello tradizionale della famiglia non esaudisce il complesso del mondo della famiglia, molto spesso, si preferisce compiacere il mondo cattolico e la cultura cattolica. Perché ritengono che da questa compiacenza ne possano ricavare importanti benefici politici.
Questo è un classico della cultura politica italiana, nulla di nuovo. E’ un passo continuo che prosegue dal primo giorno del primo Governo italiano. La logica della politica è distante dai problemi reali delle persone e si è allargata oltre i limiti accettabili.
Come può cambiare questa situazione?
Questo è il tema della democrazia italiana. Il futuro della democrazia italiana si gioca su diversi tavoli, uno di questo è la laicità dello Stato e delle Istituzioni.
Da questo punto di vista abbiamo una Costituzione sufficientemente garantista, una Costituzione che ha la laicità come principio fondamentale. Diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno affermato questo principio supremo e, quindi, dovremo essere pienamente garantiti.
Se la cornice costituzionale offre ampie garanzie non né offre altrettanto la tela, che sta all’interno di questa cornice.
Oggi anche l’Italia è un Paese multiculturale e multireligioso.
Se le religioni devono avere un ruolo nello spazio pubblico saranno religioni, al plurale e quindi diversi modelli di famiglia, diversi modelli anche etici. Pensiamo al tema della bioetica.
E’ evidente che la posizione di un valdese, di un buddista o di un cattolico su questi temi possono essere sensibilmente diversi. E invece pare ovvio, naturale la decisione del politico che quando affronta questi temi deve stare all’interno delle categorie fissate dalla Chiesa cattolica.
Questa è un’anomalia di cui un numero crescendo di intellettuali e politici sta prendendo coscienza. Siamo di fronte a processi davvero molto lenti. Non esiste la famiglia cristiana, esiste una famiglia che cerca di vivere cristianamente.