Quello che non c'è nei libri di storia (5)

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Categoria: Storia e Letteratura - Miscellanea
Creato Giovedì, 10 Maggio 2012 18:08
Ultima modifica il Lunedì, 26 Agosto 2013 12:19
Pubblicato Giovedì, 10 Maggio 2012 18:08
Scritto da Gennaro Tedesco
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La crisi bizantina

Se l’XI secolo segna in Occidente una progressiva ripresa in tutti i settori, a Bisanzio l’XI secolo segna il suo costante regresso. Anche qui i manuali di storia medioevale sono piuttosto vaghi, parlano di una generica crisi bizantina che sembra quasi scaturita dal nulla, lasciando negli alunni una sensazione di imprecisione e di disinformazione.

Decadenza del sistema dei temi

Gli imperatori bizantini di questo periodo lasciano quasi volutamente decadere il sistema dei temi nella speranza di riaccentrare il residuo potere militare nelle loro mani. Essi inoltre cercano di costituire un esercito professionale composto anche da stranieri, in particolare Nordici, Vichinghi, Normanni, Vareghi.

Essi accrescono la pressione fiscale sui contadini-soldati dei temi, accelerando il processo di disgregazione delle strutture tematiche, caposaldo dell’Impero bizantino dal VII secolo. Le truppe professionali sono costose e non sempre affidabili. Esse sono utili per prolungate, massicce e lontane campagne militari, ma impongono un salasso fiscale che ricade tutto sui contadini. Ne approfittano i grandi proprietari di terre che si impossessano di gran parte dei fondi dei contadini bizantini.

 

Contemporaneamente sembra che gli imperatori di Bisanzio nell’XI secolo siano più propensi ad aumentare la spesa pubblica a favore della loro corte e della loro burocrazia civile a scapito della nobiltà tematica che ha costituito da secoli nell’Impero il nerbo della ufficialità militare alla guida delle truppe tematiche. L’efficienza e l’organizzazione militare dell’Impero sono trascurate. Si dimentica che l’Impero è innanzitutto e soprattutto una complessa e articolata macchina militare.

Le conseguenze negative non si lasceranno attendere. Nel 1071 sui due opposti e più importanti fronti dell’Impero arriveranno due sconfitte militari che segneranno l’inizio della fine dell’Impero romano d’Oriente: la caduta di Bari in Italia ad opera dei Normanni e la battaglia campale di Mantzikert in Asia Minore dove i Turchi Selgiuchidi distruggeranno l’esercito imperiale.

 

Decadenza della flotta e del commercio

La flotta militare sarà abbandonata a se stessa, mancando sempre più la regolarità del prelievo fiscale, messa in ginocchio anche dalla perdita di temi agricoli di estrema importanza occupati stabilmente dai Turchi Selgiuchidi. Dal 1082 i Veneziani furono liberi di commerciare nell’immenso mercato bizantino in cambio del loro sostegno contro i Normanni.

Inoltre i mercanti bizantini furono facilmente ridimensionati perché la logica del protezionismo monopolistico e corporativo entro cui essi avevano sempre agito non riusciva più a reggere di fronte ai violenti assalti dello spregiudicato liberismo individuale dei mercanti occidentali.

D’altra parte proprio la morsa stretta del protezionismo imperiale bizantino per certi aspetti autarchico aveva in parte bloccato i pur necessari processi di innovazione agricola, tecnologica e commerciale che in Occidente ora invece esplodevano dopo essere stati a lungo repressi dal feudalesimo.

Sul piano religioso l’XI secolo a Bisanzio vede il nascere di una prima divaricazione tra imperatore e popolo. Questa crepa nell’ormai non più solido edificio bizantino si evidenzia ulteriormente con un’altra divaricazione crescente: quella tra lingua ufficiale e lingua popolare quotidiana quasi a suggellare la formazione di due società parallele non sempre convergenti.

 

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