"È obbligato ogni uomo d'illuminare e d'istruire gli altri". (F. Mario Pagano 1799)

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Categoria: Biografie protagonisti del 1799
Creato Sabato, 29 Ottobre 2011 00:06
Ultima modifica il Sabato, 18 Gennaio 2014 16:18
Pubblicato Sabato, 29 Ottobre 2011 00:06
Scritto da Antonella Orefice
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Tra gli avvocati più celebri che hanno fatto la storia della Repubblica Napoletana del 1799 e per essa sono divenuti martiri, il più noto certo e anche  il più ricordato è  Francesco Mario Pagano.Nato a Brienza, in Basilicata, l’8 dicembre 1748 da Tommaso ed Anna Pastore, giunse a Napoli all’età di dieci anni per conseguire studi classici.

Laureatosi nel 1768, con la morte di Antonio Genovesi  fu  invitato per un certo periodo a ricoprire la cattedra di etica presso  il Real Collegio della Nunziatella, essendo stato indicato dal Genovesi stesso, che lo aveva ben conosciuto in vita, suo ideale successore.

Nonostante a ventuno anni fosse già considerato un uomo di gran cultura classica la sua vocazione era quella “forense”.

Divenne così presto detto un “avvocato filosofo” dalla cronache giudiziarie per le sue arringhe piene di citazioni classiche ed argomentazioni logiche.

Diviso fra letteratura, giurisprudenza e filosofia, spesso, accomunate fra loro, se non identificate, Pagano scrisse sei tragedie (Gerbino, Agamennone, Corradino, Gli esuli tebani, Prometeo e Teodosio) e una commedia (Emilia).Tradusse dal greco e dal latino.

Di natura tra il giuridico e il filosofico sono: Progetto di Costituzione della Repubblica napoletana, Sul processo criminale, Esame politico dell'intera legislazione romana, Discorso sull'origine e natura della poesia, oltre che gli immortali e fondamentali Saggi politici, in due edizioni.

Il cammino della storia, secondo Pagano, va dall'indifferenziato al differenziato, ovvero dall'indefinito al finito. In origine era il genere umano senza popoli, senza nazioni e senza Stati.

L'istinto di conservazione, di pace e di progresso portò gli uomini a chiedere aiuto agli altri uomini, secondo un rapporto di reciprocità.

Si crearono allora le società civili, rette da regole che furono garanzia di diritti e regolatrici di doveri. Nacquero così le leggi e nacque il diritto, che, perciò, avevano la stessa origine spirituale della poesia, della morale, della filosofia e della religione.

Senza le leggi e senza il diritto, come anche senza la poesia, la morale e la religione (al di là delle forme storiche che questa può assumere), l'umanità andrebbe verso l'autodistruzione; al contrario, grazie alle leggi e al diritto si creano fra gli uomini rapporti di intesa e armonia, che, vincendo i "nazionali pregiudizi", possono preparare una umanità unita.

Voglia il cielo - esclamava Mario Pagano che, "un tempo, come le varie società e nazioni d'Europa sono ora così unite tra loro per non separabili interessi e costumi, che formano quasi un popolo solo", allo stesso modo "l'America, l'Asia e l'Africa siano di stretti rapporti con l'Europa congiunte". Ma, perché le leggi e il diritto, così come le altre forme dello spirito, possano assolvere a tale funzione, bisogna che siano rispettosi della libertà e della democrazia, e garantiscano la giustizia”.

Mario Pagano, cresciuto oltre che alla scuola ideale di Giambattista Vico, anche a quella reale di Gaetano Filangieri fu naturalmente vicino ai programmi innovatori di Carlo III di Borbone e del suo ministro Tanucci; quindi, deluso da Ferdinando IV, si ritrovò in sintonia con gli ideali della rivoluzione francese e la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino.

Nel 1794, perciò, si schierò contro la tirannia di Ferdinando IV, prendendo le difese, nella veste di avvocato, dei tre presunti congiurati Galiani, Vitaliani e De Deo.

I tre furono condannati a morte, primi martiri delle nuove idee, mentre Pagano, punito egli pure, perdeva la cattedra di diritto presso l'Università di Napoli, veniva arrestato, condotto in carcere e, quindi, espulso dal Regno.

Vi ritornò solo dopo lo scoppio della rivoluzione napoletana del 1799, essendo stata proclamata la Repubblica. Incaricato di redigere il testo della Costituzione, lo fece cercando di conciliare le istanze della nazione francese con le esigenze della nazione napoletana. Ne nasceva un testo moderato e retto da sano equilibrio, ma non tale, arrivata la reazione, da salvare la vita del suo estensore.

Condannato a morte, salì il patibolo il 29 ottobre 1799, con animo imperturbabile e sereno. Vi fu chi lo paragonò a Socrate.

"Il suo nome - scrisse Vincenzo Cuoco - vale un elogio. Il suo processo criminale è tradotto in tutte le lingue, ed è ancora uno dei migliori libri che si abbia su tale oggetto. Nella carriera sublime della storia eterna del genere umano voi non rinvenite che l'orme del Pagano, che vi possano servir di guida per raggiungere i voli di Vico". I suoi resti furono seppelliti nella chiesa del Carmine maggiore.

 

Il Progetto Costituzionale per la Repubblica Napoletana del 1799.

 

“La libertà altnon si conquista che col ferro e non la si mantiene che col coraggio. La Libertà di opinare è un dritto dell'uomo. La principale delle sue facoltà è la ragionatrice. Quindi ha il dritto di svilupparla in tutte le possibili forme e di nutrire tutte le opinioni che gli sembrano vere.”

Erano i primi mesi del 1799 quando l’avvocato Mario Pagano presentava al Governo Rivoluzionario della Repubblica Napoletana il suo Progetto Costituzionale adottando la Costituzione della Repubblica Francese maturata dopo gli avvenimenti della rivoluzione del 1789, pur tenendo in considerazione la diversità del carattere morale, delle circostanze politiche delle due nazioni.

La libertà -  celebra il testo di  Pagano -   è la facoltà dell'Uomo di valersi di tutte le sue forze morali e fisiche, come gli piace, colla sola limitazione di non impedire agli altri di far lo stesso. Contro l'oppressione ogni Uomo ha il dritto d'insorgere, il Popolo ha diritto di insorgere, ma quando diciamo Popolo, intendiamo parlare di quel Popolo che sia rischiarato ne' suoi veri interessi, e non già d'una plebe assopita nell'ignoranza, e degradata nella schiavitù, non già della cancrenosa parte aristocratica. L'uno, e l'altro estremo sono de' morbosi tumori del corpo sociale, che ne corrompono la sanità. “

Tutti i doveri dell’Uomo scaturiscono dal principio della Uguaglianza - “Essendo gli Uomini tutti simili ed uguali, ciascuno si deve comportare verso i suoi simili come verso di sé. Il fondamentale dovere, base d'ogni morale, è che ciascuno sia verso gli altri affetto, come è verso di se stesso”.

Dal principio dell’Uguaglianza si sviluppa la base del diritto politico sugli insegnamenti di grandi pensatori quali Gravina, Montesquieu e Rousseau.

La Società viene formata dall’unione della volontà degli Uomini che vicendevolmente si garantiscono i proprio diritti. L’unione delle forze genera la Pubblica Autorità e l’unione dei consigli la Pubblica Ragione la quale, avvalorata dalla Pubblica Autorità diviene Legge. E quindi è un diritto di ogni Cittadino essere garantito dalla forza pubblica, e suo dovere contribuire alla difesa della Patria.

“L'Uguaglianza politica non deve far sì, che venga promosso all'esercizio delle pubbliche funzioni colui, che non ne ha i talenti per adempirle. Il diritto passivo di ogni Cittadino è, secondo la nostra veduta, ipotetico, vale a dire che ogni Cittadino, posto che rendasi abile, acquista il diritto alle pubbliche cariche”.

Il fondamentale diritto del Popolo è quello di stabilirsi una libera Costituzione, cioè di prescriversi le regole, colle quali vuol vivere in corpo politico. La Sovranità è un dritto inalienabile del Popolo, e perciò o da per sé, o per mezzo de' suoi Rappresentanti può farsi delle Leggi conformi alla Costituzione, che si ha stabilita, e può farle eseguire, da che senza l'esecuzione le Leggi rimangono nulle”.

“Il fondamentale dovere dell'uomo è di rispettare i dritti degli altri. L'uguaglianza importa, che tanto valgono i nostri, quanto i dritti degli altri. Ogni Cittadino deve denunziare alle autorità costituite i tentativi degli scellerati contro la pubblica sicurezza, e proporre le accuse de' delitti commessi innanzi ai Magistrati competenti”.

“È obbligato ogni uomo d'illuminare e d'istruire gli altri”.

Queste le linee generali del Progetto Costituzionale di Mario Pagano, sorprendente nella sua modernità e dal quale sono scaturite le nostre attuali Leggi. (Testo integrale)