Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

" Quo vadis, Italia?", ovvero delle disastrose conseguenze del decadimento morale del popolo italiano

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Se, contravvenendo alla rigorosa logica che impone solo ai tempi passati di essere analizzati nelle loro recondite dinamiche, fosse possibile indicare uno dei peggiori mali da cui è afflitta la nostra contemporaneità, non si potrebbe non attribuire un ruolo predominante a quella fatale predisposizione che rende degno di attenzione solo quanto produca effetti immediati, sia che siano subiti sia che rappresentino l'obiettivo da perseguire.

E' questo, per la verità, un modo di vita e di azione tipicamente italiano le cui conseguenze costringono a vivere in un contesto socio-politico contraddistinto da una totale assenza di tutti quegli "anticorpi" che, in una normale nazione civile, rendono quantomeno difficoltoso la degenerazione verso l' "anti-Stato", espressione che generalmente indica il potere delle mafie, ma che, storicamente e in modo più appropriato, serve a delinare quell'assetto pubblico di un Paese le cui istituzioni hanno provveduto ad eliminare i compiti primi da cui lo Stato trae la sua stessa legittimazione.

 

D'altra parte, come avrebbero potuto le mafie raggiungere un tale livello di influenza se non avessero goduto dell'appoggio di interi settori delle cd. " classi dirigenti" di cui talvolta ne rappresentano la mera "longa manus"?

Per quali motivi queste forze riescono a reggere, da decenni, nelle loro mani ricolme di denaro insanguinato le sorti di milioni di uomini? E' dunque il popolo italiano condannato a vivere in un "sonno della Ragione" indotto dai mostri dell'alta finanza e della speculazione?

Sono molte, e remote nel tempo le ragioni di questo scempio morale che ha colpito la conduzione della Cosa Pubblica e che quotidianamente si oggettivizza nella distruzione del patrimonio storico-artistico e naturale, nella lotta al depredamento delle risorse economiche dello Stato da parte delle diverse "cricche", nella svalutazione dell'Istruzione Pubblica, e, infine, nel ritorno a diverse forme di revanscismo che, parassitando sul comune senso di frustrazione e malcontento, acuiscono in modo criminale la divisione tra la compagine sociale mentre l'Unità degli uomini probi e onesti rappresenta l'unico strumento in grado di far cessare tutto questo.

Il primo, ma già largamente apprezzato, libro di Antonio Polichetti, " Quo vadis, Italia?", è uno dei pochi esempi editoriali che, fattosi carico delle ragioni quasi antropologiche che sottendono questa devianza collettiva, non si limita ad elencare fatti, dati, statistiche, ma rappresenta un autentico grido affinchè la legge della coscienza torni a far sentire la sua voce, soprattutto nei singoli cittadini così da poter essere i principali difensori e referenti della Vita Pubblica di questo Paese.

 

 

["Quo vadis, Italia?", La Scuola di Pitagora editrice, è in vendita presso tutte le librerie; per ulteriori informazioni e scaricare il formato e-book visitare il sito web www.lascuoladipitagora.it ]

Nota sull'Autore.
Antonio Polichetti, classe 1981, si è laureato in Filosofia presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale con una tesi in storia della filosofia moderna sulla figura di Socrate negli studi di Bertrando Spaventa e Antonio Labriola. È ricercatore presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Sostenitore attivo, partecipe e appassionato della Società di studi politici e delle Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia

 

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