Caselli, l'Italia delle regole e quella dei furbi
“La legalità nel nostro Paese, da sempre, ha goduto e gode di posizioni di rilievo nella considerazione generale. C’è l’Italia delle regole, ma c’è anche l’Italia dei furbi. E poi c’è l’Italia degli affaristi, degli impuniti. Esiste la legalità, ma ci sono anche tante difficoltà”. Queste le parole del Procuratore generale della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, qualche ora prima dell’incontro ‘La legalità difficile’ che si sta svolgendo in queste ore a Milano con Umberto Ambrosoli, Sandra Bonsanti e Carlo Smuraglia. Si parlerà di legalità in “un Paese – scrivono gli organizzatori nella nota stampa - che dimostra ogni giorno la sua insofferenza nei confronti delle regole. Si parlerà dello stravolgimento delle storie professionali perché questo rende facile dipingere un nemico. Si parlerà di giustizia, di diritti, di libertà di parola, di cultura della democrazia e di Costituzione. Perché questa è storia che riguarda tutti”. La manifestazione, organizzata nella sala Alessi di Palazzo Marino con il saluto di apertura del presidente del Consiglio comunale di Milano Basilio Rizzo, è promossa da diverse associazioni: Ammazzateci Tutti, Anpi, Articolo21, Centro Studi Giorgio Ambrosoli, le Girandole, Libera, Libertà e Giustizia, Qui Milano Libera, Sao-Saveria Antiochia Omicron, Scuola Antonino Caponnetto, Stampo Antimafioso…. Poche ore prima dell’incontro abbiamo sentito al telefono Gian Carlo Caselli, già procuratore capo antimafia a Palermo dal 1993 al 1999. Nei giorni scorsi al centro di forti polemiche e ingiuste accuse per i noti fatti della Tav. Autore dell’ultimo lavoro ’Assalto alla Giustizia’ (Melampo Editore), con prefazione di Andrea Camilleri, dove si legge: “Rieccomi a sognare un Paese normale: senza più cedimenti interessati a una propaganda interessata; senza più la rassegnata acquiescenza a una delegittimazione della magistratura; senza più quello stravolgimento dei valori che arriva a presentare come trasgressione il controllo di legalità. Un sogno per ricominciare: prima che la trasformazione in farsa delle idee di libertà e giustizia divenga irreversibile”. Procuratore, perché l’Italia mostra questa insofferenza nei confronti delle regole? E’ un Paese che nel corso di questi ultimi vent’anni, piuttosto trasversalmente, ha dimostrato insofferenza verso il controllo di legalità. Molte volte chi può e conta, i personaggi cosiddetti ’eccellenti’, quando sfiorati dal controllo di legalità si irritano e allora si difendono non soltanto nel processo, ma anche dal processo, attaccando i magistrati che fanno il loro dovere. Come possiamo definire, oggi, la giustizia in Italia? Legalità e giustizia, di solito, vengono presentati come sinonimi. Due facce delle stessa medaglia. In realtà legalità vuol dire osservanza della legge scritta. La Giustizia è qualcosa di più, partendo dall’osservanza della legge scritta, significa cercare di dare a ciascuno il suo. Possibilmente trattando tutti in maniera uguale. Oggi il nostro Paese, ma tanti altri Paesi hanno su questo versante gravi problemi. L’ex magistrato del pool di Mani Pulite, Gherardo Colombo, è pessimista su questi temi. Lei invece? Sono realista. Ci sono ombre e luci. Motivi di speranza e motivi di preoccupazione. Di tutto un po’. Ritorniamo sulle proteste dei ‘No Tav’ e sulle accuse che hanno riguardato il suo lavoro. E’ un qualcosa di vergognoso. In un Paese democratico chi fa il suo dovere viene contestato. Questo non è in linea con la nostra Costituzione. Stanno continuando le contestazioni? Non lo so. Può darsi di si, può darsi di no. Ho detto altre volte e lo ripeto: c’è una certa tendenza a considerare la legalità come un paio di ciabatte, da indossare quando fa comodo e da gettare via quando, invece, non piacciono. [da L’Indro.it di martedì 27 2012 http://www.lindro.it/Caselli-l-Italia-delle-regole-e,7586#.T3XoCWFmLwk] |
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