L'insula degli Incurabili: aspetti sanitari ed assistenziali
L’Ospedale di S.M. del Popolo degli Incurabili con la sua insula non è solo la memoria storica dell’evoluzione medico - scientifica, ma rappresenta anche un aspetto importante della sedimentazione sociale e religiosa della città di Napoli e del Meridione. Esso, fondato nel 1519 da Maria Lonc [1], nasce in una età in cui la città è ridotta alla fame da una serie di epidemie. Memorabili sono state quelle del 1449, del 1492, del 1494 e del 1497. A queste c’è da aggiungere la calata di Carlo VIII (1494-95), cui segue il morbo che si rivelerà “una jattura di incalcolabile portata per Napoli, che si propagherà con maggior virulenza […] coagulando una situazione nella quale non mancava nessuna componente perché si acuisse il dramma di una umanità ormai senza scampo[2]: La lue venerea.”
L’insula, blocco conventuale più ampio della città [3], prende proprio il nome dall’ Ospedale Incurabili, è costituita dalla fusione di due agglomerati abitativi, il cui elemento in comune era il vico Corniolo [4]. Questi iniziava dalla chiesa di S. Patrizia e terminava, passando da oriente a occidente, nei pressi di S. Gaudioso. Esso, pur scomparso, permane nella divisione del blocco, con la parte superiore occupata dalle strutture ospedaliere, quella inferiore occupata dai due monasteri: Regina Coeli e delle 33. Entrambi ancora attivi. Il primo ospita un educandato, il secondo è clausura. L’insula è delimitata a Nord, da oriente a occidente, dalla via Settembrini, rampe Maria Longo (a ridosso di Piazza Cavour). A ovest (da nord a sud) dal largo Madonne delle Grazie e Vico S. Gaudioso; Est (da nord a sud) vico della Consolazione, via D. Capozzi e Via Luciano Armanni, a sud da via Pisanelli. Si tratta di un immenso complesso ricco di opere religiose, fra le quali possiamo annoverare la Chiesa di S. M. del Popolo, l’oratorio di S. Maria Succurrere Miseris, la Chiesa di S. Michele e Omobono, la Chiesa di S.Maria delle Grazie, la Chiesa di Regina Coeli ed i due monasteri di Maria Regina Coeli ed il Monastero di S. Maria di Gerusalemme con l’annessa chiesa. Tutte queste strutture ci presentano l’insula come una “cittadella religiosa” specializzata secondo gli scopi per i quali la Santa Casa degli Incurabili è nata: la carità. Gli aspetti organizzativi, mediante i quali all’interno dell’ insula svolgevano le attività assistenziali, ci sono dati dal Magnati [5]. Egli, forse, è uno dei primi che parla esplicitamente di come funzionasse l’intero apparato sanitario e di come le opere di assistenza operavano all’interno delle struttura. Come abbiamo avuto occasione di dire in precedenza, l’Ospedale è stato fondato nel 1519 da Maria Lonc [6]. Sulle motivazioni della sua fondazione, lo stesso Magnati ce lo riporta: “Gli successe a questa Santa Matrona di esser stata avvelenata da una sua serva per avvertirla e correggerla, nella sua vita poco grata a Dio, e restò talmente offesa nel corpo con l’attrazione dei nervi, paralitica, che non si poteva più reggere da se, e nemmeno muoversi senza, che fosse ajutata da altri, e trà questi suoi patimenti,& angoscie portate dalla gravezza dell’infermità, concepì nell’animo suo grandissima speranza di ricuperare la sua salute per intercessione della Gloriosa Vergine di Loreto, e rivoltatasi alla medesima con veri atti di fede, di passare alla sua casa di Loreto, e ricevere colà la Grazia, dove fattasi condurre, e gionta in quel Santo Luogo, fece istanza di ascoltarsi la S. Messa, mà per esser l’ora molto tardi, non si trovava celebrante, e trà queste altercazioni comparve un Sacerdote giamai veduto, non che conosciuto in quella Regione, si vestì delle vesti Sacerdotali, e celebrò la messa solita per l’ Infermi paralitici, che suole celebrarsi nella Chiesa nella feria sesta della settimana Pentecoste con l’ Evangelio appreso di Santo Luca al cap. 5 e di San Matteo al cap 9. quale terminata, si voltò alli circostanti, e li disse: Rendete grazie alla vergine per la salute restituita a Maria, e disparve, senza poterlo più vedere, onde incominciò la Santa Donna à sperimentare nella sua persona un gran tremore, e questo cessatole, si ritrovò dell’intutto sana nel corpo, e molto vigorosa in tutte le sue membra…” [7] In merito a questo episodio, alcune ricerche permettono, comunque, di redigere alcune ipotesi inerenti la malattia che colpì la religiosa [8]. Fra queste prevalgono due teorie: La prima inquadra l’episodio morboso come una forma di artrite reumatoide; la seconda contempla una affezione sifilitica. Se l’una o altra patologia avesse colpito la Santa, resta il fatto che ella, nel 1535, ebbe probabilmente una ricaduta che la costringeva a rimanere jacens lecto, per un gravi et incurabili morbo [9] I lavori per la costruzione della pia opera furono onerosi, e richiesero tutto il patrimonio personale di Maria Lonc che per ampliare, nelle fasi successive, l’ospedale, in modo tale da poter raccogliere un maggior numero di infermi, cominciò a chiedere l’elemosina a chiunque si recasse a visitare gli ammalati. Molti risposero alla richiesta. Ravicini [10], infatti riporta l’intero elenco, di tutti i benefattori del nosocomio. Si tratta, in gran parte, di nobili che fino alle soglie del XX secolo hanno effettuato cospicui lasciti [11]. Queste condizioni, nell’evoluzione storica, hanno permesso un continuo sviluppo dell’intera fabbrica, tanto da far dire a Giuseppe Ria, nel 1887,: ”…….. questo secolare Nosocomio ha moltissimi pregi, molti bisogni e molti problemi, solletica molti interessi ed ha il diritto di conservare glorie avite, avendo potenza e mezzi economici, morali e intellettuali sufficientissimi per aspirarvi” [12] È stata una struttura in cui si associava la pratica, l’insegnamento della medicina e la carità (l’ospedale vanta numerosi Santi)! Per renderci conto maggiormente dell’opera che veniva svolta dall’ Ospedale degli Incurabili ci riconduciamo anche a N. Carletti [13]. La sua testimonianza contribuisce a rendere più precisa di come svolgesse l’assistenza sanitaria e religiosa nelle Corsee dell’ Ospedale: «...Non è in controversia che questo pio Luogo per le tante ammirabili opere di carità che vi si esercitano, con indefessa applicazione, in sollievo del genere umano, ne' casi più disperati della nostra mondana carriera (in dove l'uomo sperimenta l'umana miseria nel suo vero aspetto) possa dirsi il vieppiù riguardevole, magnifico, ed osservabile, senza pari, in tutta l'Italia; a cagione che sono in esso ricevuti con carità piucchè dicibile tutti gli Infermi così maschi che donne, oppressi da mali incurabili; e ne' casi urgentissimi del nostro Pubblico anche i febbricitanti; avendovi de' luoghi separati per ogni dove alle diverse combinazioni di tanti miserevoli eventi. « Quindi è, che vi mantengono in alcuni partamenti tutt'i Matti; che si curano in altri tutt'i Tignosi; vestendo i primi, ed i secondi di panno bianco; vi sono degli edifici separati, e capacissimi per curare que' miseri dati in preda del tremendo mostro della Lue venerea; ed altri addetti a soccorrere con pazienza le povere, ed abbandonate gravide. Mantiene con accurata avvedutezza tutte quelle donne, che si ritirano dalle Laidezze Mondane, e da' pubblici Lupanari; in dove son rette colle regole di S. Francesco in un Conservatorio denominato da' Volgari la Monaca di legno; ed appresso a questo vi è un altro Monastero delle medesime, che, ispirate dall'Essere Supremo, passar vi vogliono a convivere con più strettezza; e si dicono le riformate. Sostiene questo sorprendente pio Luogo due altri ospedali minori; il primo di poco lontano dalla Torre del Greco, perché giudicato in sito di aria piucchè confacente agli infermi attaccati dall'orribile malore dell'Eticia; e l'altro in Pozzuoli nel tempo de' bagni, che a diversi mali si danno in quelle rinomatissime Terme. « A mandare in effetto tante, e sì necessarie, opere di pietà alimenta il pio Luogo un novero indicibile di persone de' due sessi, alle varie azioni impiegate, ed addette; alle quali tutti si dà soldo, veste, pane, e companatico, per cui è quasi Incredibile la spesa che annualmente si profonde ne mezzi a sostenersi, siccome si sostiene; mercè la diligenza, e zelo dell'ottimo Governo praticato da Persone oltramodo disinteressate, caritatevoli, e pie, che lo reggono ». Il Magnati a sua volta descrive come si realizzavano le modalità di accesso, da parte degli ammalati. La sua testimonianza: Ricevendovi però liberamente tutte le forti infirmità del mal’incurabile […] e, passan dapoi gli convalescenti, […]; ma vengon eccettuati gli ammalati sorpresi da semplici febri, e leggieri che non han complicazione con altri morbi, e quei affatto di cura incapaci, perché non vi sia istantaneo pericolo di morte avvenga che in questi casi tanto repentini non vi può eccezione veruna cadere, e non ordinaria attenzione si mostra, di non ricevere ne meno quei, che notabil nocumento alla salute della Famiglia recar potrebber; come sono li Leprosi; assistendo questa continuamente con incessanti fatiche al servigio di tutta la Real Casa; e per ultimo si rendono pur incapaci di esser ricevuti quei feriti di prima cura. Venivano respinti gli ammalati sorpresi da semplici febbri e leggieri che non hanno complicazioni con altri morbi. Da quanto riportato, si evince uno dei primi esempi di Triage ospedaliero. Gli ammalati eseguivano una visita di accettazione, in base alla quale si stabiliva la necessità di un ricovero. In realtà si trattava di un primo esempio di Azienda Ospedaliera ad Alta Specializzazione, a cui tutti potevano accedere. Non era, pertanto, una struttura solo per poveri o per ricchi, ma un luogo dove non esistevano differenze sociali di classe. In sostanza si può parlare di una organizzazione sanitaria ai sensi della legge 833/78. La costruzione fu d’estrema importanza per la popolazione dell’intero Regno di Napoli, proprio in ottemperanza allo scopo che si prefiggeva Maria Lonc. Il suo progetto era di organizzare un ospedale che divenisse il più grande e funzionale del Regno, sulla base di altri incurabili costruiti in Europa. I sanitari che ella chiamò erano i piu' rinomati maestri della medicina, tanto che l' Ospedale fu detto “ospedale del reame" e divenne ben presto punto di riferimento di malati provenienti da ogni parte d'Europa. Alla fine dei XVI secolo, l'Ospedale disponeva di 1600 posti letto ed era ottimamente organizzato disponendo di numerosi e qualificati servizi collaterali, varie farmacie, un macello, la cucina, un forno per la panificazione, un servizio di guardaroba e persino un servizio di interpreti per i numerosi stranieri che vi afferivano. Per la sua alta specializzazione l'Ospedale era riservato esclusivamente a pazienti affetti da patologie all'epoca considerate “incurabili”: “apoplessie, epilessie, paralisi, pleuriti, idropsia di polmoni e di petto, asma, empiema, sputi di sangue, cordialgia, itterizia, dolor nefritico, ernie, spezzature di ossa, scottature e rogna, matti nelle tre specie: maniaci. malinconici e taciti” tutte queste patologie diedero al nosocomio il titolo aggiunto di Museo di tutta la medicina… L'Ospedale, gia' dalle sue origini, risultava suddiviso in reparti specialistici: chirurgia, ostetricia, oftalmologia, urologia, settori per scabbiosi, sifilitici, per malati terminali, per tisici; e per il servizio erano attivi medici fisici, chirurghi e più giovani prattici per l’uno e l’altro mestiere [14] presenti ventiquattr’ore al giorno. Nell’intento di aiutare gli ammalati ricoverati , si costituirono diverse congreghe. Ognuna di esse aveva una giorno stabilito. Il lunedì era destinato ai Confratelli Dottori condotti dai Padri pii Operai che si interessavano in modo particolare dei moribondi e dei morti. Il martedì era frequentato dalla Congrega della Beata Vergine formata dai Nobili e Dottori. Nella stessa giornata le patrizie [15] napoletane distribuivano il vitto agli infermi. Il mercoledì, la Congrega dell’Immacolata Concezione composta da Dottori e Avvocati aveva il compito di catechesi degli infermi. Il giovedì, la congrega di S. Giuseppe, costituita da nobili e civili, distribuiva il vitto ai convalescenti, cantando, come riferisce il Magnati, qualche canzoncina. Il venerdì, il Pio Monte della Misericordia, forniva tutto il cibo agli infermi. Il sabato, la Congrega del Crocefisso, e altre da Predicatori e Missionari esercitavano il loro ufficio. La domenica, i Confratelli dell’ Oratorio dei Gerolomini, somministravano la cena a diversi infermi. A questa Confraternita si univa quella degli studenti sotto il titolo di Santa Annunziata. Così facendo, la struttura ospedaliera ebbe modo di espandere i propri campi di interesse, fino a divenire addirittura sede sia degli studi universitari, sia del Collegio Medico Cerusico [16]. Fondamentale, fu nell’ambito dell’insegnamento della medicina, l’introduzione degli studi anatomici. A tal proposito furono costruiti, tre teatri anatomici, ove i professori insegnavano le operazioni chirurgiche sui cadaveri e l'anatomia descrittiva. Ad uno di essi si accedeva ad essi dalla seconda Corsia. Gli alunni del Collegio Medico Cerusico raggiungevano questi luoghi attraverso un passaggio sotterraneo che da S. Gaudioso raggiungeva l’ospedale e proprio allo studio anatomico, recentemente, è stato descritta la costruzione di una macchina anatomica. Unico esempio descrittivo, pervenutaci fino ad oggi, di una attrezzatura di tal genere. [17] Il collegio di medicina era estremamente severa [18]; sul suo modello vennero, piu' tardi, organizzati i colleges inglesi. L'ospedale inoltre disponeva di una propria biblioteca [19] e di una rivista scientifica [20] per raccogliere le interessanti osservazioni che spesso era dato di rilevare. Altra caratteristica, che distingueva l'Ospedale dagli altri era la mancanza di gerarchia: medici e chirurghi non erano tenuti ad alcuna subordinazione verso i primari, ma erano completamente autonomi nelle loro scelte professionali e si limitavano, in caso di necessita', a chiamare a consulto i primari. Tra l’altro, l’ospedale è stato sempre all’avanguardia nel processo del pensiero medico; infatti, vi studiarono ed esercitarono la loro professione sanitaria medici che hanno gettato le basi della medicina moderna. Basti solo pensare a Marco Aurelio Severino, Domenico Cirillo, Domenico Cotugno, Luigi Sementini, Michele Troja, Leopoldo Chiari. Inoltre, fu la prima struttura sanitaria ad avere una scuola di ostetriche ed una sala delle incinte. Proprio su questa linea, nel 1845, erano unite all’ Ospedale quattro cliniche dell’ Università: la Medica, La chirurgica, la Osterica e la Oftalmologica. Da indagini statistiche coeve si possono effettuare fondamentalmente due considerazioni: la prima è l’alto numeri di infermi che l’ospedale poteva contenere 1000 nel periodo estivo e 1300 circa in quello invernale (per l’apertura delle sala per le frizioni mercuriali). Tuttavia, poteva in casi particolari raggiungere i 2000 [21]. E non sempre era in grado di accogliere tutti gli ammalati che ivi vi accorrevano. Salvatore De Renzi [22] stigmatizza questo problema, anzi ritiene proprio questo elevato numero responsabile dell’alta mortalità. I medici erano costretti, infatti, ad accettare i pazienti più gravi L’ospedale originariamente era formato da solo corpo di origine quadrilatera, il cui lato settentrionale poggiava sulle mura greche della città, verso via Foria. A questo nucleo iniziale, nel corso dei secoli, si sono aggiunte altri corpi di fabbriche fino a essere aggiunti il monastero di S. Maria delle Grazie, nel 1800, e il Monastero delle Conventuali e delle Riformate e nel 1813 e nel 1836 della Consolazione. L’ingresso dell’ Ospedale è stato sempre lo stesso; due porte, una verso sud; l’altra verso nord. Entrambi si immettono nel cortile in cui si trova sul lato destro, entrando da via Armanni, la Farmacia storica e gli attuali uffici amministrativi e vari ambulatori. Di fronte a queste due strutture, dalla zona dell’attuale ingresso del nosocomio, erano localizzati due ingressi: uno per gli uomini al centro, l’altro per le donne, in un angolo. Nel piano terreno erano allocati la cucina e le stanze per l’accettazione degli infermi. Vi erano anche le sale utilizzate, dal XVIII secolo, per la somministrazioni di frizioni mercuriali a pazienti affetti da patologie sifilitiche. Il numero di posti letto che potevano raggiungere queti ambienti era di 120. Al primo piano, destinato agli uomini, vi erano quattro corsie, contenenti 413 posti letto La struttura ospedaliera era governata da una organismo il cui compito era a quello di gestire l’ordinamento sanitario ed amministrare l’intero patrimonio immobiliare che era immenso. Inizialmente, quest’ultimo tipo di gestione si basò sui lasciti della fondatrice per passare successivamente ed in breve tempo ad un governo costituito da “reggente della Cancelleria, da un nobile, da un nobile di seggio, da un consigliere della Sommaria, da un rappresentate del ceto togato e due mercanti, uno cittadino napoletano e l’altro forestiero” tutti di nomina regia. In contemporanea allo sviluppo dell’ospedale fu fondato un “Banco” che fu intitolato a S. Maria del Popolo ed ebbe un proprio Governo. Questo, per evitare confusione tra l’attività sanitaria e quella del Banco. Inoltre uno degli uffici della Casa era quella di assegnare dei maritaggi per “fanciulle povere ed oneste”. Un primo passo per la distruzione dell’intero patrimonio fu nel 1861 allorquando, con la nuova legislazione delle Opere Pie, furono eliminati i rispettivi Governatori. Il passo successivo fu la costituzione degli Ospedali Riuniti di Napoli, con la costruzione dell’ Ospedale Cardarelli. Ma il colpo di grazia dato agli Incurabili è stato la riorganizzazione sanitaria del 1978 (L. 833/78) con la costituzione delle USL e negli anni 90 delle ASL. Attualmente l’ Ospedale degli Incurabili è un Presidio Ospedaliero e rientra nella ASL NA1. Insieme alle vicende storiche ed allo smembramento dell’ Ospedale, di pari passo è avvenuto il depauperamento dell’immenso patrimonio archivistico e bibliotecario. Molta documentazione è andata persa. Dobbiamo riferire già una prima distruzione nell’incendio del 1795, poi nel 1799 e nel 1822. Ulteriore colpo di grazia è stato dal passaggio dei documenti all’Ospedale “Cardarelli”, dove l’amministrazione intendeva concentrare tutta la documentazione degli Ospedali Riuniti. Purtroppo una constatazione avvenuta tra gli anni 1966-1967 [23]evidenziò la scomparsa non soltanto delle scritture dell’Ospedale degli Incurabili ma anche quelle degli altri ospedali “Riuniti” ossia S. Maria della Pace e Gesù e Maria. Di tutta l’immensa documentazione permangono 112 pergamene (1378-1755) e 376 pezzi con 9 pandette. Esse sono attualmente conservate presso l’archivio di Stato (Decreto del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali del 4 dicembre 1995). Tuttavia altre notizie possono essere estrapolate da pubblicazioni scientifiche che indirettamente possono tracciare la storia di uno degli ospedali più grandi d’ Europa e che ancora oggi riveste quel fascino di antico sapore che si concretizza nella grande farmacia non ancora visitabile [1] Secondo alcuni, altri personaggi avrebbero avuto parte attiva per la fondazione dell’ Ospedale. Cfr. G. Boccadamo, Maria Longo, L’ospedale degli Incurabili e la sua insula, in “Campania Sacra”, XXX (1999), pp. 37-94. [2] Ciro Fiorillo, Saggio Storico Artistico a “Gli Incurabili- L’ Ospedale La Farmacia il Museo”, Udine, 1991. [3] L’unico blocco di analoga complessità è dato, prima delle trasformazioni del xx secolo, da quello della Sapienza, con la Croce di Lucca, S.Antoniello e Palazzo Conca. Cfr.:Italo Ferraro, Napoli, Atlante della Storica. Centro Antico, Napoli, 2002.; Roberto Pane, I Monasteri Napoletani del centro antio. La zona di S. Maria di Costantinopoli. Napoli Nobilissima. Vol. II Fasdc. VI Marzo Aprile 1963. [4] Bartolomeo Capasso, Topografia della città di Napoli nell’ XI secolo, Napoli 1895. Gaetano Filangieri, Documenti per la storia le arti e le industrie Napoletane., Napoli 1887, Vol. IV. p. 7 [5] Vincenzo Magnati, Teatro della Carità istorico, legale, mistico, politico in cui si dimostrano le Opere tutte della Real casa degli Incurabili che si esercitano sotto il titolo di Santa Maria del Popolo nella città di Napoli…, Venezia 1727 [6] Su Maria Lonc, vedasi D. Ambrasi, La fondatrice degli Incurabili di Napoli nel contesto sociale e religioso del suo tempo, in “Napoli Nobilissima”, XXXVI (1997), pp. 17- 22; G. Boccadamo, Maria Longo, op. cit. [7] Vincenzo Magnati, Teatro… [8] Francesco D’ Onofrio, L’infermità di Maria Lorenza Longo:indagine a distanza, in Italia Francescana 63 (1988) 237-249. [9] G. Boccadamo, Maria Longo, op. cit. [10] Serafino Ravicini, Sulla universalità dell'opera ospedaliera della S. Casa degli Incurabili in Napoli: Memorie e documenti storici, Napoli 1899. [11] Serafino Ravicini, op. cit. [12] Giuseppe Ria, l’ insegnamento nell’Ospedale Incurabili, in Gl’ Incurabili, 1887, pagg. 68-71 [13] Niccolò Carletti, Topografia Universale della città di Napoli in Campagna felice e note enciclopediche storiografiche di Niccolo Carletti, Napoli, 1776 [14] Si tratta della prima testimonianza della presenza di giovani, che poi troveremo, ufficialmente presenti, nel Collegio Medico Cerusico. [15] Erano assistite dai Padri di S. Filippo Neri. [16] Sulle vicende del Collegio Medico Cerusico vedasi. Vittorio Donato Catalano, La medicina a Napoli nella prima metà dell’ottocento, Napoli 1982; [17] Arturo Armone Caruso, La pratica della dissezione nell’insegnamento della medicna: un esempio ottocentesco di macchina dimostrativa anatomica. In Scrinia, A.I, N 2 (ottobre 2004) pag. 77-82. [18] Regolamento per lo collegio Medico-Cerusico, Napoli 1837. [19] Cfr. Modestino del Gaizo, Contributo allo studio delle fonti della storia della medicina, estratto dal “Bollettino della Regia Accademia Medico-Chirurgica di Napoli”, a.III, nn. 1-3, Napoli 1891; Giovanni De Rosa (Verificare il nome), Biblioteca dell’Ospedale della S. Casa degli Incurabili. Pensieri. Napoli, s.t., s.d.,; Vincenzo Trombetta, Scienze e lettere nell’ Ospedale degli Incurabili di Napoli: il catalogo della Biblioteca, 1763, In Medicina e Ospedali. Memoria e futuro. Atti del convegno. Napoli, 20-21 dicembre 1996. Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi 69. 2001.pagg. 333-351 [20] Gli Incurabili [21] Basti pensare che oggi il P.O. S.M. degli Incurabili possiede un numero di posti di 91 + 6 di DH fonte ASL NA1(anno 2005) [22] Salvatore De Renzi, Topografia e Statistica Medica della Città di Napoli, Napoli 1845. [23] Giulio Raimondi, Cinque secoli di Storia, cento anni di documenti: il “Grande Ospedale degli Incurabili”, in: il Patrimonio del Povero, Napoli 1997 |
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