Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

"Procida 1799" : un'opera storico-letteraria mossa da "pietas umana"

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'Procida 1799. La rinascita degli eroi, (Napoli, maggio 2011, Arte Tipografica Editrice, pp.118) ultima recentissima fatica di Antonella Orefice, è opera letteraria e storica insieme, come sottolinea la presentatrice, Renata De Lorenzo e precisa nella nota finale l’autrice.

Lo storico romanzo si muove, con efficacia e suggestione, su entrambi i due livelli, usando i due diversi registri del racconto documentato e dell’invenzione letteraria, spesso poetica, incantata e nostalgica dei valori, delle idealità, delle passioni di Libertà, di Democrazia, di Repubblica, che animarono, infervorarono fino al sacrificio estremo gli eroi della Repubblica Napoletana del 1799, e che appartengono e sono custoditi nei penetrali della mente e del cuore da Antonella Orefice.

Essi sono nel romanzo incarnati dalla vicenda d’amore dei due protagonisti Bernardo notaio napoletano e commissario della Repubblica per Procida ed Aurora, napoletana misteriosa (nella quale alla fine si svela l’incarnazione della memoria e della storia ed in filigrana l’anima e il destino più profondo della scrittrice e storica Orefice),  dai loro dialoghi appassionati e pensosi, dai loro sentimenti, dalle loro speranze, dalle loro angosce, e che fanno da perno all’intervento di altri protagonisti della vicenda del 1799, come ad es. la cara Eleonora Pimentel, Carlo Lauberg, Vincenzo Cuoco, Luisa Sanfelice, Francesco Caracciolo, ma soprattutto i repubblicani di Procida.

Sono essi i veri, indimenticabili  protagonisti della ricostruzione e del romanzo, dal sacerdote Scialoja al marinaio Calise, alla sua famiglia tutta, nella quale spicca in modo indimenticabile il piccolo Michelino, alla fine trucidato.


Momenti alti e intensi per efficacia si raggiungono lungo la distensione del racconto, spesso inevitabilmente storico, nello scontro padre-figlio, Bernardo e padre, alle pp.61-62 e nei passaggi del rapporto e dei dialoghi Bernardo-Michelino.

Suggestive le rievocazioni di atmosfere, luoghi, momenti della giornata  e dell’anno dell’amatissima Procida.Ma tutta l’epopea repubblicana procidana coi suoi tanti, sconosciuti inimmaginabili protagonisti si dispone alla fine come scoperta conoscitiva ed emozionale memorabile. Sono essi i veri ‘eroi’ della cui memoria la Orefice intende ridestare la memoria e fa vivere la ‘rinascita’.

Si tratta di un’opera preziosa, che articola  a livello analitico, locale (la cara, amatissima, Procida) sentieri e approdi di ricerca storica portati avanti con lodevole fatica, ormai più che decennale, dalla Orefice e che sa usare insieme gli strumenti di una comunicazione più attraente di essi con il modulo del ‘romanzo’, capace di attrarre di più il lettore, le nuove generazioni di lettori, che potranno così avvicinarsi con più facilità, immediatezza, calore a quell’esperienza memorabile, che sola può essere l’architrave della speranza di salvezza e di rinascita di Napoli, del Sud, e che potrebbe fare tanto bene alla stessa Italia e dare un contributo alla costruzione doverosa, ardua, difficile, della nostra Europa, cara patria nuova salvifica.

Impreziosiscono il libro sia l’accurata edizione tipografica, sia una ricca parte illustrativa, in massima parte a colori, tutta dedicata ai luoghi di Procida più memorabili per il 1799 (dal monumento commemorativo dei Martiri sulla piazza omonima alla lapide interna dei Martiri nella Chiesa di S.Maria delle Grazie, al Castello D’Avalos, prima fortezza e residenza signorile, poi duro, disumano carcere borbonico, ora desolatamente abbandonato, come le memorie che si cerca di distruggere a livello collettivo, agli angoli più cari e suggestivi dell’isola per la Orefice).

Ella ritrova in quella piccola, nobile isola (che non a caso onora nel titolo e nella maggiora parte del libro) quel patrimonio storico-ideale che gli è caro e soprattutto quella ‘pietas umana’ verso le spoglie dei Martiri del 1799 che la cruda, immemore, dura, disumana Napoli non sa ancora avere per le spoglie, ancora oggi abbandonate nel fango e nell’acqua, sotto il pronao della Chiesa del Carmine, dei grandi Protagonisti della Repubblica del 1799.

 

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