Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La rivincita dei Giacobini del 1799

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Aspettavano il 150 anniversario dell’Unificazione dell’Italia per piangere i loro morti barbaramente assassinati dai Savoia, le loro sorelle violentate, l’oro dei Borbone finito nelle tasche del Nord. Aspettavano di tirare fuori la “loro verità” storica, decantando un regno paradisiaco stroncato nel sangue dei poveri innocenti che volevano difenderlo, che volevano rivendicare la loro terra, la loro dignità. Aspettavano e lo hanno fatto i neo borbonici, trovandosi di fronte all’altra verità, quella della storia, narratrice di glorie e vendette talora nemmeno percepite, perché forse ignari di tutto quanto era avvenuto nel loro regno florido di ricchezze, agi e splendori appena cinquanta anni prima. Quanta ipocrisia, quante manipolazioni, quanta retorica spicciola!

E’ certo comodo provare a discutere ed ammantare di dubbi quel miracolo storico quale è stato il Risorgimento italiano, tirando fuori statistiche e massacri, senza provare a fare un passo indietro e recuperare una memoria troppo scomoda ai nostalgici del Borbone. Sono bravi a decantarlo i suoi nostalgici adepti e non meraviglierà se tra un po’ ne chiederanno la santificazione, pretendendo lodi e requiem per i suoi adepti, facendoli passare per difensori della loro terra, infangando ancor di più la memoria dei martiri, quelli veri, quelli adombrati: i martiri della Repubblica Napoletana del 1799. Troppo scomodo parlare di quella guerra fratricida che vide massacrati migliaia di patrioti veri per mano del Borbone che vigliacco, cercò poi di assassinarne anche la storia, facendo bruciare documenti, reperti e tutto quanto potesse riportare la loro gloriosa impresa alla memoria a i posteri. Nessuno osa ricordare o porre in essere il dubbio che quel tanto decantato oro del Borbone trafugato dai Savoia potesse derivare dalle confische perpetrate alle famiglie dei repubblicani finiti sui patiboli, nessuno osa ricordare le nostre sorelle violentate dalle truppe mercenarie che l’abile Borbone organizzò con gli inglesi ed il Cardinale Ruffo.

Nessuno osa ricordare le stragi che insanguinarono tutto il Sud dell’Italia e quelle famiglie perseguitate per generazioni. Nessuno osa farlo, perché sono verità scomode ed ancora più risonati se solo si pensa che il massacro avvenne tra gente che vivevano nella stessa terra, per non dire nello stesso circondario. Nessuno dei suoi adepti osa farlo perché il loro re ordinò che tutto doveva essere dimenticato, nessuno doveva più ricordare, perché era una verità troppo degradante e, oltre a segnare la sua più grande sconfitta, ne metteva a nudo la sue scelleratezze ed i suoi crimini. Si è sbagliato il Borbone, ha fatto male i suoi conti con la storia, perché quella storia è stata ricostruita meticolosamente da chi realmente ama verità e giustizia e combatte per esse. Dobbiamo piangere i briganti che furono massacrati dai nordisti e dimenticare i martiri del sud che nelle carceri napoletane della Vicaria, di Castel Sant’Elmo e di tutto il regno del Borbone patirono torture disumane e finirono sui patiboli, senza contare tutti quelli che persero la vita sui cambi di battaglia, che furono trucidati nelle loro case e di cui nemmeno il nome si ricorda. Quei martiri non difendevano il regno del Borbone, ma la Libertà, la Repubblica, quella che oggi in tanti calpestano, non comprendono, degradano e ne offendono la Costituzione.

Festeggiare l’Italia Unita, alla luce di questa storia dimenticata, ha significato festeggiare il sacrificio di quei martiri trucidati per la libertà del sud, per la dignità di quello stesso popolo lazzaro e brigante che, asservito al Borbone, contribuì in misura decisiva alla fine del loro sogno repubblicano. Fu un sogno che durò solo sei mesi, ma chi ama la storia, quella vera, quella che va oltre le manipolazioni, i preconcetti e l’ipocrita retorica, certo non lo ha dimenticato.

 

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