Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Napoli: tornano a partire i bastimenti

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E’ salpata dal Porto di Napoli, la nave-cargo olandese Nordstern. Carica di rifiuti cittadini, ritorna a Rotterdam da dove è partita la settimana scorsa.

Molto si è scritto e molto si è polemizzato al riguardo. Molti si sono chiesti perché la nuova giunta comunale, guidata dal Sindaco Luigi de Magistris, abbia fatto ricorso ad un espediente già ripetutamente adottato dalla vecchia politica napoletana del Sindaco e poi Governatore Antonio Bassolino che, come ben sappiamo, non è riuscito a risolvere un problema atavico che affligge, nel suo complesso, l’intera Regione Campania: inviare i rifiuti all’estero.

Oggi, però, le cose sono ben diverse. Alcuni hanno sostenuto che la scelta di inviare i rifiuti in Olanda non fosse altro che il reiterarsi di pratiche fallimentari e costosissime.  In primo luogo, occorre dire che trattasi di una strategia a termine.

 

La spedizione dei rifiuti in Olanda avrà una durata di circa due anni, come da accordo sottoscritto, ed è volta solo ad evitare il ripetersi delle terribili emergenze che hanno schiaffeggiato Napoli fino a pochi mesi fa. Il tutto per concedere il necessario e fisiologico tempo alla città di attrezzarsi alla raccolta differenziata e soprattutto al Porta a Porta, già partito in alcuni quartieri con buoni risultati.

 

A tal proposito, è bene ricordare che i fondi necessari al loro potenziamento ed estensione almeno alla metà della cittadinanza partenopea,  sono ancora bloccati dal governo centrale. L’impegno del Ministro dell’Ambiente Clini e soprattutto del Presidente del Consiglio Monti, è quello di sbloccarli al più presto, per far si che tutto lo sforzo compiuto dalla giunta napoletana, di concerto con Asia, non sia vanificato.

Secondo il quotidiano Il Mattino, inoltre, il costo dell’operazione, che consentirà di bruciare i rifiuti napoletani  negli inceneritori dei Paesi Bassi, è di gran lunga inferiore a quello che si dovrebbe sostenere per bruciarli nell’inceneritore di Acerra, in provincia di Napoli. Nel primo caso il costo a tonnellata è di 80 Euro, mentre nel secondo è di 109 Euro.

Mentre trasferire i rifiuti in altre regioni, costa attualmente 160 Euro. Cosicché è facile dedurre che l’operazione risulta fortemente conveniente sotto il profilo economico. Così come ribadito più volte dall’ormai ex Presidente di Asia, Rapahel Rossi, lo stimato manager che è stato uno degli artefici principali dell’”operazione Olanda”, la nave trasporterà l'”indifferenziato”, compreso l'umido, e non solo il secco come erroneamente sostenuto.  

L'immancabile domanda che sorge spontanea è: come mai l’Olanda ha deciso di accettare di bruciare i rifiuti napoletani ad un prezzo ben inferiore alle medie di mercato?

La risposta è semplice. L’Olanda è uno dei paesi europei che possiede sul proprio territorio un numero di inceneritori ben superiore alla produzione di rifiuti locale da avviare all’incenerimento.  Nonostante la giunta partenopea sia fortemente contraria alla politica dell’incenerimento, si è scelto di avvalersi di un impianto già esistente e sottoutilizzato, per non gravare il territorio, già fin troppo martoriato dalle ecomafie, di nuove discariche ed impianti.

Michele Bertolino di Legambiente, responsabile del settore rifiuti per la sezione piemontese dell'associazione ed esperto di impianti di incenerimento e di politiche internazionali di gestione della spazzatura, sostiene che i termovalorizzatori dei Paesi Bassi  hanno una capacità di trattamento superiore del 40% rispetto alle attuali esigenze nazionali. Una situazione piuttosto diffusa anche nel resto d'Europa, dove il progressivo incremento della raccolta differenziata ha via via ridotto la disponibilità di materiale da bruciare negli inceneritori.

Le conseguenze sono nefaste per le finanze delle aziende che gestiscono gli impianti e degli enti pubblici che hanno affidato loro gli appalti. La maggior parte degli inceneritori, infatti, si basa sul sistema del “vuoto per pieno”, che impegna le amministrazioni a pagare comunque una tariffa minima ai titolari dell’impianto anche se i rifiuti diminuiscono. Se la quota dei rifiuti da bruciare cala, il termovalorizzatore perde combustibile ma l’amministrazione deve comunque garantire all’impianto la soglia finanziaria minima stabilita per contratto. A prescindere dalla quantità di spazzatura bruciata, quindi, l’inceneritore costa comunque un cifra alle casse pubbliche.

L’impianto di Rotterdam è addirittura spento e proprio questo, insieme a quello di Delfzijl, brucerà i rifiuti provenienti da Napoli. Quest’ultimo ha una capacità di incenerimento di 275.000 tonnellate l’anno che risultano essere eccessive, in un contesto in cui la raccolta differenziata raggiunge il 75%. Insomma, l’Olanda si trova con un numero eccedente di termovalorizzatori che costano moltissimo “a perdere” ed ecco perché le autorità locali hanno deciso ben volentieri di importare la “monnezza” partenopea da utilizzare come combustibile. Altri paesi come la Germania e specie i paesi scandinavi, afflitti dagli stessi problemi olandesi, sarebbero pronti, nei prossimi tempi, a stringere accordi del genere con la municipalità napoletana.

 



 

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