Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Le Pietre d’inciampo della Memoria

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È un sampietrino in onore di don Pietro Pappagallo, sacerdote che durante l’occupazione nazista di Roma diede soccorso a numerosi perseguitati e venne poi assassinato alle Fosse Ardeatine in seguito alla denuncia di una spia tedesca, ad aprire la terza edizione dell’installazione nelle strade della Capitale delle “stolpersteine”, le ormai celebri pietre d’inciampo ideate dall’artista Gunter Demnig.

La cerimonia del 9 gennaio 2012, svoltasi alla presenza di autorità politiche, leader ebraici e dello stesso Demnig oltre che di numerose scolaresche coinvolte in uno specifico progetto didattico, è stata preceduta da una conferenza stampa di presentazione del fitto calendario di installazioni, 72 in totale, che si svolgeranno in questi giorni a Roma (a seguire la  commemorazione di don Pappagallo, apertasi con la lettura di alcuni passaggi della sua eroica attività di assistenza, l’apposizione di 19 sampietrini in memoria dei familiari di Giulia Spizzichino, uccisi ad Auschwitz e alle Fosse Ardeatine, in via Madonna dei Monti).

Si tratta di piccoli ma significativi gesti ideati dall’artista tedesco Gunter Demnig che inserisce nella pavimentazione urbana, di fronte ai luoghi della memoria (case private, istituzioni, luoghi pubblici, ecc.) dei sampietrini di tipo comune e di dimensioni standard (10×10), diversi per la superficie superiore, a livello stradale, perché di ottone lucente.
Su di essi sono incisi: nome e cognome del/lla deportato/a, età, data e luogo di deportazione e, quando nota, data di morte.
Vogliono essere degli ‘inciampi’ visivi – di cui il loro originale nome “Pietre d’Inciampo” – perché vogliono costringere il distratto pedone a fermarsi a leggere e a ricordare.

Le installazioni delle Pietre di Inciampo, proseguiranno a Roma anche nei giorni 10 e 11 gennaio, coinvolgendo sette Municipi: I (Centro Storico); Municipio II (Flaminio, Parioli, Pinciano, Salario, Trieste); Municipio III (Castro Pretorio, Nomentano, Tiburtino); Municipio V (Tiburtino), Municipio XVI  (Portuense, Gianicolense, Pisana); Municipio XVII (Borgo, Prati); Municipio XVIII (Aurelio).

Il giorno e l’ora della collocazione delle pietre è annunciata agli inquilini dello stabile da una lettera del Municipio in cui si spiega che il progetto vuole “ricordare abitanti del quartiere uccisi e perseguitati dai fascisti e dai nazisti, deportati, vittime del criminale programma di eutanasia  o oggetto di persecuzione perché omosessuali”. L’inciampo non è fisico ma visivo e mentale, costringe chi passa a interrogarsi su quella diversità e agli attuali abitanti della casa a ricordare quanto accaduto in quel luogo e a quella data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità.

Memorie d’inciampo a Roma è promosso da: ANED (Associazione Nazionale ex Deportati), ANEI (Associazione Nazionale ex Internati), CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), Federazione delle Amicizie Ebraico Cristiane Italiane, Museo Storico della Liberazione.

Il progetto, posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha il Patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma.

A cura di Adachiara Zevi, si avvale di un Comitato scientifico costituito dagli storici Anna Maria Casavola, Annabella Gioia, Antonio Parisella, Liliana Picciotto, Micaela Procaccia e Michele Sarfatti.

Le Stolpersteine sono finanziate da sottoscrizioni private; il costo di ognuna, compresa l’installazione, è di 100 euro.

Il parere di Anna Foa
Di tutte le modalità della memoria, le pietre d'inciampo - i sampietrini rivestiti in ottone con il nome di chi è stato deportato dalla casa di fronte al cui portone il sampietrino è posto, la data di nascita ed eventualmente di morte - sono fra le più efficaci ed emozionanti. Ogni volta che incontro questo segnale luccicante, non posso evitare di ricordare che c'è stato chi ha sceso quella scala ed ha oltrepassato quel portone per essere mandato alla deportazione. Molti me lo dicono, in molti l'inciampo è forte e duraturo e tocca sia le emozioni che la volontà di conoscere e di ricordare. Non riesco ad immaginare che si possa, a meno di non essere un razzista o un nazista incallito, passare accanto a quelle pietre e non provare vergogna di tutte le proprie indifferenze, di tutti i propri compromessi, di tutti i luoghi comuni che si lasciano crescere nell'animo per pigrizia, ignoranza, paura. In questa settimana, a pochi giorni di distanza dal 27 gennaio, molte altre pietre d'inciampo saranno collocate a Roma. Saranno di stimolo, speriamo, ad una memoria meno ufficiale, più legata alla quotidianità e alle domande dell'oggi.

Lo sportello speciale
La nuova ondata di pietre d’inciampo nasce anche dallo “sportello” speciale per le richieste che è stato aperto presso la Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia. Curato da Stefano Gambari, con la collaborazione di Elisa Guida.
( Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. tel. 06/45460501) ha ricevuto le segnalazioni di quanti intendono ricordare familiari o amici deportati attraverso la collocazione di una Stolpersteine davanti alla loro abitazione.

Memoria online
Il sito web www.memoriedinciampo.it realizzato da Giovanni D’Ambrosio e Paolo La Farina, documenta interamente le prime due edizioni: la mappa dei luoghi dove sono stati installati i sampietrini, fotografie, film e testimonianze, il lavoro svolto dagli studenti che hanno aderito al progetto didattico, testi storici e critici relativi alla deportazione di ebrei, politici e militari, un profilo biografico dell’artista e una vastissima rassegna stampa.
Alla terza edizione sarà nuovamente affiancato il progetto didattico curato da Annabella Gioia e Sandra Terracina: ogni Municipio coinvolto sceglie una o più scuole cui affidare una ricerca storica sui perseguitati alla cui memoria sono dedicati i sampietrini. I risultati delle ricerche saranno pubblicati, come i precedenti, sul sito. I Municipi sono coadiuvati dal Progetto Memoria della Fondazione Cdec e del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma, dalla Fnism (Federazione Nazionale Insegnanti) – Sezione Roma e Regione Lazio e dall’Irsifar (Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza).
 

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