Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Politica e immortalità

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Negli anni ’60 del secolo scorso il filosofo marxista polacco Adam Schaff scriveva: «Oggi, per la prima volta nella storia dell’umanità, esistono le condizioni potenziali per l'avvento di un nuovo mondo (reale e ben diverso da quello che fu frutto della fantasia di Aldous Huxley), di un mondo d'uomini capaci di soddisfare tutti i propri bisogni materiali, d'uomini fisicamente e intellettualmente perfetti, d'uomini dalla personalità poliedrica, prossimi all'ideale marxiano dell’uomo universale o totale. I postulati dell'umanesimo marxiano e la visione marxiana della società comunista sono discesi sul solido terreno delle possibilità concrete. Tuttavia, queste possibilità non sono ancora realtà.»

Mi sono ritornate in mente, queste considerazioni, leggendo lo scambio di battute tra Vladimir Putin e Xi Jinping a Pechino nel corso delle celebrazioni degli 80 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Il 73enne zar russo e il 72enne leader cinese concordano sul fatto che un tempo si arrivava con fatica ai 70 anni mentre, ai giorni nostri, a quell’età “si è ancora bambini”.

Con lo sviluppo delle biotecnologie, ha osservato Xi, gli organi umani possono essere continuamente trapiantati e le persone possono vivere sempre più giovani, fino a raggiungere l’immortalità.

Cenni di assenso da parte di Putin. In realtà alla conversazione era presente anche il leader nordcoreano Kim Jong-un il quale, però, avendo soltanto 41 anni, dovrebbe essere meno interessato alla questione (ammesso che i suoi problemi di salute non siano gravi come spesso si vocifera).

 

Quella dell’immortalità è una vecchia fissazione del movimento comunista e, poiché i suoi eroi non potevano essere resuscitati dopo la morte, si trovò una scorciatoia per l’immortalità imbalsamandoli e offrendo ai fedeli della causa la possibilità di continuare a vederli in una teca.

Fu il caso di Lenin, la cui mummia venne piazzata in un apposito mausoleo sulla Piazza Rossa, visitatissimo per decenni ma con le code che si sono fatte via via più esigue.

Anche Stalin fu imbalsamato e sepolto nel mausoleo di Lenin fino al 1961, anno in cui venne spostato nella necropoli situata nelle mura del Cremlino. Stessa sorte toccò a Mao Zedong la cui salma, tuttora presente nel mausoleo che si affaccia su Piazza Tienanmen, è ancora oggetto di culto popolare con code lunghissime. Per non parlare del leader comunista vietnamita Ho Chi Minh, che ha un suo mausoleo ad Hanoi, anch’esso tuttora molto visitato.

Dal canto suo il nordcoreano Kim Jong-un ha provveduto a collocare le salme imbalsamate del nonno, Kim Il-sung e del padre, Kim Jong-il, in un apposito mausoleo a Pyongyang, talvolta chiamato “Palazzo del Sole di Kumsusan”. E anche in questo caso la venerazione popolare, ovviamente incoraggiata dal regime, è ancora molto alta.

È interessante notare che, nella Federazione Russa, qualcuno ha cominciato a chiedersi se non sia giunto il momento di dare ai resti di Lenin una sepoltura normale, rendendo le sue ossa alla terra. Se ciò avvenisse sarebbe un mutamento epocale, togliendo al movimento comunista quella patina religiosa un po’ posticcia che ha mantenuto per decenni.

Non si sa, tuttavia, se i cinesi sarebbero disposti a fare altrettanto con Mao e i vietnamiti con Ho. Difficoltà sorgerebbero certamente in Corea del Nord, dove Kim Il-sung, “presidente eterno”, sorveglia anche da morto il suo Paese.

 

Michele Marsonet

 

 

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