Evoluzione storica degli indipendentismi italiani
Basa la rivendicazione su un'identità culturale, storica e politica distinta e sulla critica alle politiche del governo dello Stato cui appartiene. Il termine proviene dal latino indipendens con il prefisso in che nega ed il suffisso ismo che indica una dottrina politica o filosofica. I sinonimi spesso usati sono separatismo e secessione: il primo ha una connotazione più radicale, implica la separazione fisica e politica di un territorio da uno Stato più ampio, talvolta attraverso azioni violente. Il secondo è un termine di solito evitato dai fautori dell’indipendentismo per il suo notevole peso semantico. L’irredentismo è l’opposto dell’indipendentismo, un movimento di chi, trovandosi a far parte di un Paese straniero, vuole rientrare nella madre patria. Il federalismo è una dottrina politica che appoggia e favorisce un processo di unione tra diversi Stati, che mantengono proprie leggi particolari in diversi settori, ma possiedono una costituzione e un governo in comune. Talora viene invocato dagli indipendentisti per mascherare la modesta dimensione politica dei loro obbiettivi. Gli indipendentismi sono diffusi in tutto il mondo. Dal 1861, anno della proclamazione del Regno d’Italia, la presenza dei movimenti indipendentisti siciliano, sardo e veneto ha impattato con modalità varie sulla vita politica del nostro Paese.
L’indipendentismo siciliano è fatto risalire addirittura al VII secolo a.C. con la citazione dello storico Tucidite, che nella Guerra del Peloponneso affermava: «Non è vergogna per uomini che abitano la stessa patria scendere a qualche concessione reciproca, Dori a Dori, Calcidesi a quelli dello stesso ceppo e, in complesso, tra genti vicine che abitano il medesimo suolo, lambito dal mare e distinto da un unico nome di popolo: Sicelioti.» Un vero e proprio Regno della Sicilia si affermò con Agatocle, tiranno di Siracusa dal V al II secolo a.C.; segui il dominio romano e nei secoli successivi quello bizantino, arabo, normanno. Durante quest’ultimo Ruggero D’Altavilla realizzò nel 1127 il Regno di Sicilia. Nel secolo seguente il popolo siciliano si rivoltò contro il dominio degli Angioini nei Vespri Siciliani, il Regno di Sicilia si ridusse a vicereame degli aragonesi e degli spagnoli governato da nobili siciliani e con il sostegno delle aristocrazie locali. Le rivolte del 1647 e quelle dell'anno successivo si ampliarono in tutta l'isola e dal 1713 al dominio spagnolo successe la dinastica borbonica che governò fino all’incontro “fatale” con la spedizione garibaldina dei Mille nel 1860. In quell’anno la decisione del governo borbonico d’instaurare il Regno delle due Sicilie, che comprendeva il Regno di Napoli, aveva scatenato la rivolta popolare In Sicilia e in tutto il sud d’Italia favorendo l’azione di Garibaldi; si realizzava paradossalmente, la definitiva annessione della Sicilia al Regno sabaudo prima a quello d’Italia poi anche con l’aiuto degli indipendentisti siciliani! Il movimento indipendentista si ribellò tuttavia al governo subito dopo: nel 1866, circa 4000 contadini dalle campagne circostanti Palermo assaltarono la città incitando la popolazione alla ribellione con la partecipazione di ex-garibaldini. La marina italiana, coadiuvata da quella inglese, represse la rivolta cannoneggiando la città; i morti furono oltre mille, i sopravvissuti arrestati ed in alcuni casi condannati a morte. L’episodio dimostra l’importanza dei fattori sociali nel movimentismo siciliano. La presenza del regime fascista sull’isola fu caratterizzata dalla lotta alla mafia con un apparente successo iniziale. Il movimento assunse caratteri secessionistici e prese nuovamente vigore alla fine del secondo conflitto mondale alimentato da un complesso intreccio tra interferenze internazionali, interessi criminali e lotte contadine. Fu fondato il Movimento per l’indipendenza della Sicilia (MIS) e costituito l’Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia (EVIS) entro il quale vi erano anche presenze mafiose. L'azione delle bande armate mise alla prova le forze dell'ordine con assalti a convogli, camionette, a caserme e stazioni provocando un alto numero di vittime, una vera e propria “guerra allo Stato”. Nel dicembre del 1945 furono inviate in Sicilia due divisioni e una brigata garibaldina, l’EVIS fu sconfitto, furono avviate trattative che condussero nel 1946 all’Autonomia speciale della Sicilia. Il MIS si sciolse nel 1951. Dal 1948, secondo l’articolo 116 della Costituzione italiana, la Sicilia è una regione a statuto speciale, con ampia autonomia legislativa, amministrativa e fiscale; ciò nonostante, in un sondaggio effettuato dal giornale La Repubblica nel 2014, il 44% del campione risultava a favore di una eventuale indipendenza, risultato inferiore soltanto a quelli del Veneto (53%) e della Sardegna (45%). La storia dell’indipendentismo sardo è completamente diversa. Dopo un secolare dominio catalano e spagnolo, la Sardegna entrò nell’orbita italiana nel 1720 quando venne ceduta alla Casa Savoia. La “questione sarda” iniziò a porsi con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861 con richieste di autonomia che si protrassero nel secolo successivo. Nacque il Partito Sardo d’Azione, il più costante a propugnare istanze di autodeterminazione. Nel complesso, al di là di alcune frange estremiste, il movimento autonomista e indipendentista sardo non ha mai impiegato metodi terroristici. Nella prima metà del secolo scorso l’imposizione di servitù militari ed una dissennata industrializzazione crearono attriti con il governo centrale come avviene adesso per la localizzazione delle fonti di energia alternativa. Attualmente la Sardegna è una regione autonoma a statuto speciale approvato nel 1948, ha sempre mantenuto l’obbiettivo di una specificità sarda, basti citare l'impegno profuso dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga nel presentare in Senato nel 2006 un decreto legge, poi bocciato in Parlamento, che proponeva la riforma dello statuto sardo e il riconoscimento della "Nazione Sarda". L’indipendentismo lombardo e veneto sono movimenti che aspirano all'autonomia o all'indipendenza delle regioni Lombardia e Veneto dall’Italia. Pur avendo radici storiche molto diverse, sono tornati nel dibattito politico contemporaneo, con diverse sfumature e obiettivi. Il Veneto ha fatto parte del Regno Lombardo-Veneto sotto il dominio austroungarico fino al 1866, quando fu annesso al Regno d'Italia. L’indipendentismo si è manifestato in diverse forme nel corso del tempo, incluso un referendum consultivo nel 2017. La maggioranza dei cittadini ha votato a favore di una maggiore autonomia della regione, ma attualmente la Regione Veneto è sempre una regione a statuto ordinario con poteri legislativi, amministrativi e politici propri, riconosciuti dalla Costituzione italiana. L'indipendentismo padano o nazionalismo padano, o padanismo, o secessione padana, è un'idea di tipo etno-nazionalista portata alla ribalta mediatica negli anni Novanta del secolo scorso dal movimento politico della Lega. L’obbiettivo iniziale era l’istituzione della Padania, che doveva comprendere Lombardia e Veneto, ovviamente separata dallo Stato italiano. Nel 1996 la sua nascita fu propiziata dal rito dell’ampolla: le acque prelevate alle sorgenti del Po furono versate nella laguna veneta indicando in tal modo i confini del nuovo Stato. Umberto Bossi, allora segretario della Lega si esprimeva cosi: «Il nostro popolo è pronto ad attaccare. Si dice che il Paese stia andando a fondo, ma io conosco un solo paese, che è la Padania. Della Repubblica Italiana non me ne frega niente.» «Me ne frego» era uno degli slogan più utilizzati dalle Squadre d'azione fasciste. La risposta della politica nazionale fu riassunta nella dichiarazione di Giorgio Napolitano allora presidente della Repubblica: «Non esiste un popolo padano, parlare di Stato Lombardo - Veneto è grottesco.» Quaranta anni dopo il rito dell’ampolla, il progetto Padania è rimasto nel cassetto, ora la Lega porta avanti progetti legislativi come l’autonomia differenziata che di fatto, se realizzati, creerebbero un divario tra le regioni del nord e quelle del sud d’Italia, una politica decisamente secessionistica. Da ricordare che quattrocentotrenta garibaldini, dei Mille che decisero l’unità d’Italia, provenivano dalla Lombardia e dal Veneto!
Alberto Dolara
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Indipendentismo è un termine meno noto rispetto a indipendenza. Può essere definito comeun movimento politico e sociale che mira all'indipendenza di un gruppo di popolazione presente di uno Stato già costituito.