La sacralità perduta del sonno
Per gli antichi era assimilato alla morte. La connessione è evidenziata dalla etimologia: la parola ‘sonno’ deriva dal latino somnus, a sua volta da una radice protoindoeuropea ricostruita come suepno che precede termini derivati dal greco come hypnos (sonno). Nella cultura greca il binomio ambiguo e pauroso del sonno e della morte assume una dignità olimpica nelle divinità Hypnos, dio del sonno, e Thanatos, dio della morte, fratelli gemelli, figli di Nyx, la notte. Che il sonno, la morte e la notte siano collegati nel pensiero umano non stupisce: l’oscurità, fisica o metaforica, in particolare per il sonno notturno, è l’elemento che li accomuna e che origina una quantità di significati simbolici e figurati. Francisco Goya, il grande artista spagnolo settecentesco, ha dipinto un’acquaforte intitolandola “Il sonno della ragione genera mostri’: un uomo, stravolto da un tormentato sonno, che lo ha colto mentre stava seduto al tavolo a scrivere, è circondato da spaventosi animali notturni e fiere arcane che sorgono dai recessi più neri dietro o forse dentro di lui. Il titolo è spesso citato in politica per avvertire il pericolo di dittature e disastri. Ancora nell’Ottocento è presente il binomio sonno- morte; si ritrova nell’incipit dei Sepolcri di Ugo Foscolo: «All’ombra dei cipressi e dentro l’urne-confortate dal pianto è forse il sonno della morte men duro.»
Con la trasformazione delle società da agricole a industriali il sonno ha acquistato una concezione laica: scompaiono alcuni riti religiosi che ne caratterizzavano la sacralità. In Italia, nel secolo scorso, tra i riti della religione cattolica che andavano dal battesimo alla cerimonia funebre, era compresa la preghiera prima del sonno notturno. In particolare i bambini, spesso con la presenza materna, erano invitati a recitare la “preghierina” prima di addormentarsi chiedendo la protezione per sé e per i propri cari; il rito era riprodotto nei “santini” dove un piccolo angelo pregava con lo sguardo rivolto alle immagini sacre. Praticato dal sottoscritto negli anni ‘30, era stato accettato anche dai mei figli negli anni 60, non più dai nipoti nel terzo millennio. È molto probabile sia scomparso nella maggior parte delle famiglie italiane. Il rito, in forma laica e con intenti diversi, è riprodotto nel film “La notte di san Lorenzo” dei fratelli Taviani del 1982: si apre e si chiude in una camera con vista su Firenze di sera. Dalla finestra si vede una stella cadente. È la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, una data magica, quando secondo la tradizione, si esprime un desiderio osservando la scia luminosa della stella che cade, desiderio che si realizzerà. La voce fuori campo, della madre del bimbo a letto, avverte che racconterà, in forma di ninna nanna, le vicende alle quali lei ha assistito nell’infanzia, anche se la storia ha risvolti epici e tragici. Il fascino della notte durante la quale può proseguire la vita diurna vincendo la naturale tendenza al sonno è comunque sempre presente in particolare nell’età giovanile. Lo ha descritto Fëdor Dostoevskij nell’incipit del racconto “Bianche notti”, pubblicato nel 1849: «Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani, gentile lettore.» Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche di Pietroburgo, isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, incontra camminando una giovane donna. Nelle notti successive s’incontrano di nuovo, si confidano le loro storie, nasce l’amore da parte del giovane, ma al mattino dell’ultima notte compare il fidanzato e la ragazza se ne va con lui. Al giovane sognatore non resta che asciugare le lacrime e tornare ai suoi sogni, augurando alla donna ogni felicità. Nella società moderna sono molteplici le attività che richiedono un controllo continuo 24/24 ore come l’assistenza sanitaria, i trasporti, la sicurezza dei cittadini, produzioni industriali e artigianali. Esiste poi una componente non trascurabile delle attività ludiche volontarie che incidono sulle ore notturne. New York, Madrid ed altre città europee sono state definite “Le città che non dormono mai” per l’intesa attività ludica notturna. Volando di notte si vedono ampie fasce illuminate delle zone abitate in tutti i continenti. Il sonno ha acquisito una grande importanza non solo per quanto riguarda il benessere individuale, ma anche per la necessità di essere sempre all’altezza della capacità produttiva; essere “performanti”, dall’inglese performance (prestazione) è, un brutto neologismo per indicare persone capaci, di ottenere risultati eccellenti in una società competitiva. La necessità di un sonno equilibrato è continuamente ricordata nelle rubriche e nelle interviste, documentata dalle ricerche scientifiche e dalla presenza di centri specializzati. La perdita di ore di sonno notturno, necessaria o volontaria, provoca il cosiddetto debito di sonno, un accumulo di sonno arretrato che può essere temporaneo o divenire cronico. Le conseguenze, sperimentate anche dal sottoscritto in venti anni di guardie notturne in ospedale, sono molteplici: sonnolenza diurna, stanchezza, irritabilità, difficoltà alla concentrazione ed al ricordare, tempi di reazione rallentati, rischio di sonno diurno, cefalea. Se il debito persiste può comparire ipertensione, diminuzione delle difese immunitarie, declino cognitivo. Uno studio, pubblicato su Jama Network Open nel marzo 2025, ha rilevato che quasi due terzi degli americani adulti esaminati non dormivano abbastanza o dormivano in modo irregolare e che questo poteva aumentare il rischio di morte fino al 29%. Su Medline sono elencati oltre 10mila articoli scientifici pubblicati dal 2019 al 2023, che trattano gli sleeping disorders, i disordini del sonno. La deprivazione del sonno è uno dei mezzi di tortura usato nei regimi dittatoriali per gli oppositori. È ovvio che non si possono eliminare le attività essenziali della società moderna sopra ricordate, tuttavia, se si tiene presente la sacralità del sonno, in particolare quello notturno, è possibile evitare che diventi merce come sta avvenendo per il cibo e che il tempo del sonno venga inutilmente ridotto per motivi d profitto. Una decisione saggia, anche se simbolica, è stata presa all’aeroporto di Firenze che nel 2024 ha registrato oltre tre milioni di passeggeri. Dal 31 marzo dello stesso anno è stato stabilito di chiuderlo ai voli in ritardo da mezzanotte alle sei del mattino. In quelle ore è presidiato dalle forze dell’ordine e da un piccolo numero di addetti ad eventuali emergenze. La decisione ha permesso a tutti gli altri lavoratori di usufruire di un numero notevole di ore di sonno notturno e lo stesso vantaggio lo hanno avuto gli abitanti delle zone adiacenti. È adesso in discussione Il progetto di modificare l’aeroporto con il raddoppio del numero dei passeggeri, un progetto che tra l’altro non tiene conto che Firenze soffre già di l’overtourism, circa 15 milioni di turisti nel 2024.Ci si augura che comunque rimanga l’attuale pausa notturna.
Alberto Dolara |
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