Perplessità sulla strategia di Donald Trump
Al contempo, i dazi imposti all’Unione Europea, conditi da una buona dose di insulti, lasciano gli Stati Uniti da soli a fronteggiare il pericolo delle due grandi autocrazie dei nostri tempi. Putin e Xi Jinping, infatti, stanno serrando i ranghi confermando un’alleanza che sembrava in crisi. Mosca e Pechino, in altri termini, sono ancora impegnate a disegnare un nuovo ordine mondiale che veda l’aumento della loro influenza e il declino di quella Usa. Entrambe puntano pure, con il supporto dei Brics, a togliere al dollaro la sua funzione di valuta di scambio internazionale per sostituirla con una nuova (anche se ci vorrà del tempo). Non sembra, quindi, che lo stile da saloon del presidente Usa abbia conseguito successi. Al contrario. Gli alleati europei in sofferenza per i dazi cercano una via d’uscita tentando il riavvicinamento con Mosca e Pechino per creare nuovi sbocchi alle loro esportazioni, e in Italia c’è già chi si lamenta per l’abbandono della “Via della seta”. Nel frattempo il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha incontrato Putin in persona, esaltando l’alleanza tra i due Paesi. Dal canto suo il leader russo ha invitato a Mosca Xi Jinping il prossimo 9 ottobre ad assistere alle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della vittoria sovietica nel secondo conflitto mondiale, premurandosi di notare che il presidente cinese sarà l’ospite principale. La strategia trumpiana, insomma, non pare cogliere i risultati sperati. Sono davvero così inutili gli alleati europei di lungo corso? E cosa accadrebbe se Putin e Xi, invece di allontanarsi, stringessero ancor più i loro rapporti già solidi? L’America di Trump, per ora, fa orecchi da mercante e non pare incline a ripensamenti sorta. Gli europei, dal canto loro, sono preoccupati e in posizione d’attesa. Ma senza escludere, come si diceva dianzi, un riavvicinamento alle due grandi potenze autoritarie.
Michele Marsonet |
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