Bruxelles, la capitale che non c'è
L’autore, giornalista del Corriere della Sera, si è cimentato in una vera e propria apologia europeista, nell’anno delle elezioni europee, mitizzando figure come Robert Schuman, uno dei padri fondatori della Comunità europea e addirittura in odore di santità, e raccontando di quel clima entusiasmante e multinazionale che si è sempre respirato nei corridoi dei palazzi dell’Unione. Ad onore del vero, Valentino ha evidenziato anche le miserie umane che hanno contraddistinto il processo europeista ed ha dedicato l’intero secondo capitolo alle vicende riguardanti la scelta di Bruxelles come ‘capitale’ dell’Europa. Si è venuto così a sapere che quest’ultima è diventata il centro politico dell’UE per puro caso e senza meriti, fonte solo di speculazioni edilizie da parte delle autorità nazionali del Belgio; una città caotica e grigia, burocratica e apolide, alienante e noiosa.
A questo punto la domanda sorge spontanea: perché Bruxelles? Cosa avrebbe più di altre città europee? La risposta è semplice: niente. Essa è la perfetta pseudo-capitale di uno pseudo-Stato qual è l’Unione Europea. Bisogna aggiungere, inoltre, che Bruxelles condivide questo status con altre due città: Strasburgo (per far contenti i francesi) e Lussemburgo; senza dimenticare la seconda anomalia di essere contemporaneamente la capitale del Belgio (Valentino fa notare che non c’è alcun rapporto tra la città e il quartiere europeo, sono due entità che non si parlano e, forse, non si sopportano nemmeno). Per quale motivo, quindi, tutti gli altri europei dovrebbero sentirsi orgogliosi di questa capitale? In soccorso arrivano le ‘ragioni storiche’, ma l’autore è parso arrampicarsi sugli specchi: il passato carolingio e il ruolo di “cerniera” fra mondo latino e mondo germanico che Bruxelles rappresenterebbe, risultano un po’ una forzatura (avrebbe più senso considerare Aquisgrana-Aachen, vera capitale del Sacro Romano Impero e luogo di sepoltura di Carlo Magno). Di certo non basta che il Belgio sia stato teatro di guerra in entrambi i conflitti mondiali, così come il fatto che nei paraggi sia stato sconfitto Napoleone. A tutto ciò si devono aggiungere le ‘beghe’ burocratiche. L’autore del libro ha raccontato dell’impossibilità di scegliere una città tedesca (troppo vivo il ricordo del nazismo) o italiana (troppo fuorimano), optando per l’ordine alfabetico: il Paese ospitante la prima riunione continentale fu il Belgio, e tanto bastò. Per concludere, Bruxelles come capitale dell’Unione Europea entusiasma soltanto i giornalisti che vivono nella loro ‘bolla europeista’ e i giovani conformisti della “generazione Erasmus”.
Gianluca Rizzi |
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