A un anno dal DL Caivano, non voltiamoci dall’altra parte
Ecco una sintesi del dossier “A un anno dal DL Caivano” dell’Associazione Antigone il quale descrive un quadro critico degli Istituti Penali per Minorenni (IPM) in Italia, sottolineando come il sistema di giustizia minorile sia gravemente compromesso. La situazione attuale è segnata da un aumento del sovraffollamento, condizioni di detenzione precarie e da una insufficienza di investimenti in edilizia carceraria che contribuisce a peggiorare le problematiche strutturali. Tra il 2022 e il 2024, il numero di giovani detenuti è cresciuto del 48%, con 569 presenze registrate a settembre 2024. Questa crescita non è dovuta a un aumento dei crimini commessi dai minori: le segnalazioni di ragazzi denunciati o arrestati nel 2023 sono calate del 4,15% rispetto al 2022. Il sovraffollamento, che ha raggiunto il 110% della capienza complessiva, coinvolge 12 dei 17 IPM italiani. L’IPM di Treviso è l’esempio più critico, con un tasso di affollamento del 183,3%, seguito da Milano e Acireale. Anche gli istituti che non sono ancora sovraffollati sono spesso al limite della capienza. Le condizioni di detenzione in molti IPM sono estremamente difficili. A Treviso, ad esempio, si è reso necessario l’utilizzo di brandine e materassi a terra per ospitare i detenuti. Simili misure di emergenza sono state adottate a Torino, dove alcune sezioni rimangono inagibili. L’IPM di Milano, noto come Beccaria, presenta problemi strutturali gravi, aggravati da lunghi lavori di ristrutturazione iniziati nel 2008 e ancora non completati. Questa mancanza di adeguati investimenti e di attenzione alle infrastrutture carcerarie ha ridotto drasticamente la qualità della vita dei detenuti, rendendo l’ambiente sempre più insostenibile. Un altro aspetto evidenziato nel dossier è l'aumento dell'uso di psicofarmaci tra i detenuti, in particolare di antipsicotici. Tra il 2021 e il 2022, la spesa per questi farmaci è aumentata del 30% in cinque IPM, a fronte di un incremento dell’1% nelle carceri per adulti. Questo dato riflette il malessere crescente tra i giovani detenuti, molti dei quali mostrano segni di ansia, depressione e disturbi comportamentali. I minori stranieri non accompagnati sono tra i più colpiti: provenienti da situazioni traumatiche e spesso privi di riferimenti affettivi, risultano maggiormente esposti a dipendenze da sostanze e a gravi disturbi psicologici. Il Decreto Caivano, entrato in vigore nel 2023, ha generato un incremento dei trasferimenti dei detenuti che hanno raggiunto la maggiore età verso carceri per adulti. Questa misura, sebbene adottata per contenere il sovraffollamento, ha gravi conseguenze sul percorso educativo e di reintegrazione sociale dei giovani, interrompendo percorsi riabilitativi e rendendo più difficile il loro reinserimento e al tempo stesso ha aggravato il sovraffollamento delle carceri per adulti. Tra gennaio e settembre 2024, 123 ragazzi sono stati trasferiti in carceri per adulti, un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. A metà settembre 2024, il 65,7% dei detenuti negli IPM si trovava in custodia cautelare senza una condanna definitiva. Gli ingressi in custodia cautelare sono aumentati, rappresentando il principale volano dell'incremento delle presenze. Questa tendenza, sommata alla crescente carenza di progetti educativi e riabilitativi, rende ancor più marcato l'approccio repressivo e punitivo adottato nel trattamento dei giovani. La crisi è esemplificata dall’IPM Beccaria di Milano, un tempo modello di istituto aperto all'inclusione sociale e alle attività educative. Oggi, questo IPM è un simbolo della decadenza del sistema: il numero di detenuti è aumentato a dismisura, toccando un picco di 81 presenze ad aprile 2024. Gli episodi di violenza, le proteste e i tentativi di evasione sono diventati frequenti, aggravando ulteriormente la situazione. La gestione dell’istituto è stata complicata dall’alternanza di ben otto direttori tra il 2014 e il 2023 e dalla carenza di personale esperto in ambito minorile. Le accuse di tortura a 13 agenti tra novembre 2022 e marzo 2024 hanno inoltre minato la fiducia tra il personale e i detenuti, rendendo l’atmosfera ancora più tesa e complicata. Molti lavori di ristrutturazione, spesso iniziati e mai conclusi, hanno lasciato molte strutture in condizioni fatiscenti. La scarsità di finanziamenti ha limitato le possibilità di interventi efficaci per migliorare le condizioni di vita nei centri di detenzione, peggiorando il disagio e incrementando le tensioni tra i detenuti. L’IPM di Roma Casal del Marmo, ad esempio, ha sofferto la mancanza di illuminazione nelle aree comuni e di frigoriferi, spingendo i ragazzi a trovare soluzioni di fortuna per mantenere il cibo al fresco. Le proteste negli IPM sono una manifestazione del malessere profondo vissuto dai detenuti. Tra le più significative, vi sono stati incendi, danneggiamenti alle strutture e tentativi di evasione. Questi atti, spesso etichettati come rivolte pericolose, sono invece il segno di un disagio che dovrebbe essere ascoltato e affrontato in modo costruttivo. L’approccio punitivo, che vede l’adozione di misure severe come la custodia cautelare e i trasferimenti forzati, non risolve le cause profonde del problema (ndr che riflette ancora una volta i tratti tipici del modello inquisitorio, certificando che esso è ancora ben radicato nel sistema giustizia Italiano). Il dossier di Antigone richiama l’urgenza di riformare il sistema della giustizia minorile, ritornando a un approccio educativo e di supporto piuttosto che punitivo, la mancanza di investimenti significativi nelle strutture carcerarie, unita alla gestione inadeguata e all’aumento della custodia cautelare, contribuisce a peggiorare una situazione già critica. La risposta ai bisogni dei giovani detenuti deve necessariamente includere progetti educativi, un ambiente carcerario dignitoso e un’assistenza psicologica adeguata, affinché il sistema possa veramente essere un modello di reintegrazione e supporto per i minori in difficoltà.
Luigi Speciale
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