Le molte critiche a Papa Francesco
Il recente viaggio di Papa Francesco in Ungheria indica che la Chiesa cattolica intende ribadire alcuni punti fermi, del resto insiti nella stessa dottrina cristiana. Molti si attendevano una polemica con il premier sovranista Viktor Orbàn. Invece, giunto a Budapest, Bergoglio ha sì condannato il sovranismo portatore di divisioni e barriere, ma al contempo ha invitato a una migliore gestione dell’immigrazione che, a suo avviso, non può essere incontrollata. Contraddicendo alcune sue passate affermazioni che erano state fraintese, il pontefice ha notato che l’accoglienza non può essere totale e senza limiti. Tale approccio, infatti, danneggia sia i migranti sia gli Stati che li accolgono. Occorre invece stabilire chi ha davvero diritto all’accoglienza, assicurando ai richiedenti asilo prospettive di lavoro che li pongano in grado di vivere con dignità nel Paese di approdo.
Più importanti ancora le considerazioni che Francesco ha svolto a proposito di temi molto dibattuti. Ha per esempio parlato con chiarezza contro la “fluidità sessuale” e la “maternità surrogata”. I diritti della comunità LGBT vanno tutelati ma non imposti e né presentati come modello che tutti devono imitare. Ha inoltre ribadito la contrarietà della Chiesa al diritto di aborto, collocandosi così nel solco tradizionale della dottrina cattolica. E ha pure ribadito la necessità che l’Europa riconosca le sue radici cristiane. Posizione che, com’è noto, non è affatto popolare in ambito UE. Quanto al conflitto in Ucraina, il Papa ha di nuovo ribadito la sua disponibilità a mediare tra Mosca e Kiev, dicendosi disposto a recarsi di persona non solo in Ucraina, ma anche in Russia (come del resto aveva già detto molte volte in passato). E, in questo caso, i segnali che giungono da Mosca sono meno negativi che in precedenza. Viene quindi sfatato il mito di un pontefice progressista a tutto tondo. Francesco, che ha ben chiaro in mente cosa implica il suo ruolo, ha invece sottolineato che la Chiesa cattolica è vicina a tutti e non esclude nessuno. Rifiutando di diventare – come molti vorrebbero – l’icona di una sola parte politica.
Michele Marsonet
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