Germania 1945: sconfitta o liberata?
A riflettere su questo tema, è stato Gerhard Hirschfeld, professore allo Historisches Institut dell’Università di Stoccarda, uno dei massimi storici tedeschi contemporanei, in una lezione tenuta a Gorizia al Festival “È storia”. Secondo Hirschfeld , nella Germania del 1945 inizialmente per la maggioranza dei tedeschi la fine del Terzo Reich non fu vissuta come una liberazione ma come una tragica sconfitta. “Anche molte persone per bene, uomini e donne, considerarono la fine del regime di Hitler una catastrofe, una rovina”, ha affermato lo storico. Simili furono i sentimenti di milioni di soldati tedeschi. Come testimoniano molti appunti e diari dell’epoca, «non pochi cittadini si sentirono prigionieri di un’atmosfera da fine del mondo. Altri si abbandonarono all’autocommiserazione ed al pianto». Non per tutti fu così. Diversa fu la reazione degli oppositori e delle vittime del nazismo, per i quali il tramonto della dittatura rappresentò l’agognata liberazione: i perseguitati, gli esiliati, i prigionieri politici e ovviamente i sopravvissuti dei lager, ebrei e non ebrei, nonché i milioni di stranieri prigionieri di guerra o costretti al lavoro coatto in Germania. Ma i tedeschi oppositori del nazismo «erano solo una minoranza», ha osservato Hirschfeld. La maggior parte dei tedeschi aveva condiviso la strategia di superiorità della Germania perseguita da Hitler, con una «fede quasi religiosa» nella sua onnipotenza. Avrebbero impiegato molto tempo per capire che quella sconfitta era in realtà una liberazione e conteneva in sé «il germoglio della speranza in un futuro migliore», come disse in un celebre discorso del 1985 il presidente della Repubblica Federale Richard von Weizsäcker.
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