Realtà e razionalità
Purtroppo tali affermazioni, anche se hanno conosciuto un enorme successo nel corso dei secoli, sono soltanto una forma di “wishful thinking”. Rappresentano, in altri termini, una delle tante illusioni in cui si cullano gli esseri umani. Cominciamo col notare che non v’è accordo, tra gli stessi filosofi, circa la definizione esatta (o, quanto meno, plausibile) di “razionalità” e di “realtà”. Basta scorrere un qualsiasi manuale di storia della filosofia per capirlo. Sembra facile parlare della realtà che ci circonda. Il concetto, e il termine che a esso si riferisce, sono usati con tale frequenza che spesso li inseriamo nel discorso senza neppure pensarci. Mi si conceda allora un gioco di parole: “in realtà” le cose non sono affatto così scontate, e cerco di spiegarmi con parole semplici. Un conto è la realtà che sperimentiamo ogni giorno, composta da tavoli, case, esseri umani etc., sulla quale tutti più o meno concordiamo essendo oggetto della nostra esperienza diretta. Un altro è quella che ci propone la scienza contemporanea, in primo luogo la fisica. Qui la concordanza sparisce poiché gli scienziati forniscono un’immagine del mondo lontanissima – per non dire alternativa – a quella del senso comune. Il problema è capire sino a che punto ciò che dice la scienza è credibile, e già porsi un simile quesito equivale, per i sostenitori dell’assoluta validità dell’immagine scientifica, a una bestemmia.
Il problema è che gli studiosi di filosofia assai spesso cadono nell’irrazionalismo senza neppure accorgersene. Convinti della forza intrinseca della ragione compiono un passo fatale, affermando che tutto è razionale perché è la stessa realtà a possedere questa caratteristica. L’ottimismo razionalista è stato, com’è noto, combattuto aspramente da Friedrich Nietzsche, e anche per questo il filosofo tedesco non è mai stato popolare nelle correnti di pensiero di tendenza scientista. Nietzsche ci mette in guardia dalle nostre illusioni, adombrando la possibilità che il reale sia molto più ambiguo, caotico e incomprensibile di quanto siamo abituati a credere. La fede assoluta nella ragione diventa, a questo punto, il tentativo di proteggerci dai dubbi, dal peso del fallimento e dell’insuccesso. Ancora più importante è capire che il timore di non riuscire a comprendere davvero il reale ha un peso determinante nelle nostre scelte esistenziali, quelle che hanno a che fare con gli atti quotidiani della nostra vita.
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