Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Napoli capitale della filosofia italiana

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All’età di 93 anni, Biagio De Giovanni ha pubblicato un bel libro intitolato “Bruno, Vico e la filosofia meridionale” (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli).

In realtà dal volume si desume che il capoluogo campano ha sempre svolto un ruolo di assoluto rilievo non solo per quanto riguarda la filosofia meridionale, ma anche per quella italiana tout court.

Già docente all’Università Federico II di Napoli, nonché parlamentare italiano ed europeo e rettore della “Orientale” sempre a Napoli, De Giovanni è molto noto per i suoi studi di storia della filosofia e di filosofia politica. È inoltre uno dei nostri maggiori esperti di storicismo.

Mettere a confronto due pensatori tra loro diversi come il nolano Giordano Bruno e il napoletano Giambattista Vico può sembrare temerario. L’autore riesce tuttavia a far emergere con maestria il ruolo che entrambi hanno svolto nello sviluppo del pensiero filosofico nazionale.

Giordano Bruno è il filosofo dell’infinito, colui che contestò, pagando con la propria vita, i dogmi imposti dalla religione tradizionali.

 

Gli esseri umani non possono essere costretti entro i limiti dei dogmi fissati da qualsiasi chiesa. A loro spetta il compito di valicare quei limiti mostrando che l’universo è, per l’appunto, infinito, intuizione fondamentale che il nolano elaborò quando la scienza cominciava a dimostrare che la Bibbia non può essere presa alla lettera. Deve invece essere interpretata aprendosi alle scoperte della scienza naturale.

Giambattista Vico, dal canto suo, è il filosofo che ritiene che gli esseri umani siano mossi dal desiderio di eternità. A lui dobbiamo, inoltre, un’altra intuizione fondamentale, che fu accolta solo dopo la sua morte. Il mondo umano, creato dagli uomini stessi, non è equiparabile a quello naturale.

Deve invece essere indagato con una “scienza nuova”, governata da leggi diverse da quelle che governano il mondo della natura (che non è creato da noi e che troviamo, già fatto, al di fuori della nostra mente).

Da questo punto di vista Vico è un antesignano del moderno storicismo che De Giovanni conosce così bene. Dopo un periodo di oblio, il pensatore napoletano è oggi tornato in auge non solo in Italia, ma anche in Francia e nelle nazioni anglosassoni.

Bruno viaggiò molto in Europa, mentre Vico trascorse l’intera vita nel capoluogo campano. Entrambi sono però assolutamente originali, e proprio per questo non compresi appieno dai loro contemporanei. Destinati comunque a lasciare una traccia profonda nell’intera storia del pensiero occidentale.

L’autore non manca di sottolineare che in Campania, e in particolare nel suo capoluogo, operarono altri filosofi di grande statura. Per esempio Tommaso d’Aquino, Tommaso Campanella, Bertrando Spaventa e Antonio Labriola, uno dei maggiori pensatori marxisti italiani. Senza scordare che l’abruzzese Benedetto Croce svolse a Napoli gran parte della sua attività.

Se a tutto questo aggiungiamo la presenza di centri filosofici di eccellenza quali la Federico II, il Suor Orsola Benincasa e l’Istituto Italiano per gli Studi Storici, fondato da Croce, risulta giustificato considerare Napoli la capitale della filosofia italiana.

 

 

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