Addio a Giorgio Bocca, giornalista e storico.

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Pubblicato Martedì, 27 Dicembre 2011 20:38
Scritto da Nicola Terracciano
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E' morto il 25 dicembre 2011 Giorgio Bocca, noto giornalista e storico. Nato a Cuneo nel 1920 da genitori insegnanti, studiò giurisprudenza a Torino, ma rivelò precoce l'interesse verso il giornalismo.

Ebbe simpatie fasciste, come tanti giovani, e l'amore verso lo sport e le montagne.

Ufficiale degli alpini, dopo la caduta del fascismo, anche per l'amicizia col concittadino Duccio Galimberti (poi martire, assassinato dai fascisti, eroe della Resistenza), scelse la lotta partigiana tra le file del Partito d'Azione, fino a divenire comandante di divisione e commissario politico delle formazioni azioniste 'Giustizia e Libertà'.

Nel 1945 scrisse 'Partigiani della montagna'.

Con la Liberazione entrò come cronista nella 'Gazzetta del Popolo' di Torino. Passò poi all'Europeo con ruoli impegnativi di inchieste anche all'estero.

Fu chiamato poi nel nuovo quotidiano fondato a Milano da Mattei (presidente dell'Eni), 'Il Giorno', dal direttore già partigiano, Italo Pietra.

Partecipò con Scalfari nel 1976 alla fondazione di 'La Repubblica' ed ha tenuto fin quasi alla morte la rubrica 'L'antitaliano' su 'L'Espresso'.

 

 

Ha scritto più di sessanta opere, molte formate da suoi articoli e inchieste, altre di ricerca storica, tra le quali una coraggiosa su 'Palmiro Togliatti', che ebbe il merito di rompere il clima di deformazione e di rimozione sul ruolo e le responsabilità staliniste di chi era il capo incontrastato e osannato del Partito Comunista Italiano.


Più recentemente ha giustamente polemizzato con l'opera insidiosamente revisionista del già collega Giampaolo Pansa, deformatrice della dura, tragica verità storica italiana tra fascismo, guerra, Resistenza, dopoguerra.

Ha lucidamente e coraggiosamente investigato i mali profondi italiani, dalla corruzione alla partitocrazia alla devastante criminalità meridionale.

Pur con punte di simpatie temporanee leghiste e berlusconiane, e di critiche troppo dure sul Mezzogiorno, su Napoli e la sua area, è stato una persona rigorosa, seria, coraggiosa, onesta, per il quale dopo l'esperienza partigiana non vi è stato congedo in senso civile.