Il Procuratore di Isernia Paolo Albano ricorda la strage di Caiazzo. Senza dimenticare la nuova resistenza
“Siamo in un momento di degrado. Più andiamo avanti e più diventa guerra questo scontro tra le varie Istituzioni”. In questo modo il Procuratore della Repubblica di Isernia ha commentato il violento attacco subito dalla magistratura. Con Paolo Albano siamo partiti dalla strage nazista di Caiazzo. La sua indagine più importante. “Una strage terrificante” per Albano. I tedeschi uccisero donne e bambini. Tutti trucidati con inaudita violenza per ordine di un giovane sottotenente della Wermacht. Nel 1994 a Santa Maria Capua Vetere venne condannato all’ergastolo il boia di Caiazzo (Wolfgang Lehing-Emden).
“Un ufficiale tedesco – spiega il magistrato – voleva gloriarsi di atti eroici e decise di sterminare persone inermi, inventandosi che dal casolare in cui erano rifugiate avevano inviato segnali alle truppe anglo-americane. Durante il processo cambiarono versione sostenendo che dietro quelle famiglie c’erano i partigiani e quei colpi di mitra erano diretti ai partigiani.
Purtroppo non hanno scontato un giorno di ergastolo, ma hanno finito i loro giorni in libertà in Germania, perchè la Costituzione Tedesca non prevedeva estradizione e perchè in Germania il reato da loro compiuto si era prescritto”. Con la scoperta dell’armadio della vergogna, nascosto per troppi anni, i crimini commessi dai nazisti in Italia vennero alla luce. La “strage terrificante” è ricordata da un’epigrafe dettata (due anni dopo) da Benedetto Croce: “Presso Caiazzo […] alcune famiglie campagnuole rifugiate in una stessa casa furono il 13 ottobre MCMXLIII fucilate e mitragliate per ordine di un giovane ufficiale prussiano”. […]. Albano non ha dubbi: “E’ l’indagine che ha segnato la mia vita, di uomo e di magistrato”. Come nacque questa indagine?
“Le stragi naziste, soprattutto nel sud Italia fino al Molise, erano sparite. Somparse sia dal punto di vista storico che dal punto di vista giudiziario. Delle stragi del sud non se ne parlava mai. Abbiamo sempre conosciuto le Fosse Ardeatine, la strage di Marzabotto. Non si parlava mai di una strage che era accaduta nel sud Italia. Quando iniziai quest’indagine non c’era nulla dal punto di vista storico e giudiziario. Un strage di 22 italiani. Donne e bambini, tranne i quattro uomini adulti. Una strage terrificante. Una bambina di tre anni che veniva messa davanti al plotone di esecuzione”.
Non era ancora stato scoperto il famoso armadio.
“L’armadio della vergogna, dove erano stati nascosti 697 fascicoli relativi alle stragi naziste in Italia, non era stato ancora scoperto. Iniziai nell’88 e ho finito nel 1992, quando ci fu l’arresto del tenente Wolfgang Lehing-Emden e poi fu individuato anche il suo complice. I due che riuscii a rinviare a giudizio. Ebbero l’ergastolo, ma non fu possibile all’epoca avere l’estradizione. Cosa superata con il mandato di arresto europeo. La sentenza di condanna all’ergastolo della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere non potè essere eseguita come arresto degli imputati, però ebbe un significato simbolico importantissimo. Dopo questa sentenza nacque il caso Priebke, nei tribunali militari cominciarono ad aprire tutte le inchieste. Si scoprì che dopo Caiazzo c’era stata la strage di Conca della Campania, le stragi in Molise. Come se si fosse aperto uno squarcio”.
Esiste, oggi, una nuova resistenza?
“Per la difesa della democrazia, per la difesa dei valori della Costituzione. Come magistratura dobbiamo essere ancora il baluardo della difesa della legge e della Costituzione, la madre di tutte le nostre leggi”.
Soprattutto in questo momento.
“Ogni giorno si parla di riforma della Costituzione. E’ vero che tutte le Costituzioni devono essere aggiornate, devono essere modificate. Ma più di un aggiornamento sembra più un attacco alla Costituzione. Indubbiamente dobbiamo, tutti insieme, porci a baluardo della Costituzione”.
Cosa ha pensato quando ha visto il manifesto apparso a Milano: “Via le Br dalle Procure”.
“Siamo in un momento di degrado. Più andiamo avanti e più diventa guerra questo scontro tra le varie Istituzioni. E’ assolutamente assurdo che si arrivi a questo”.
Questo scontro quotidiano…
“Sta sempre più degradando”.
A cosa può portare?
“Siccome non sappiamo a cosa può portare dobbiamo, innanzitutto, non accettare le provocazioni. La magistratura non deve scendere sul piano più basso della polemica ma, senza retorica, deve volare alto. Dobbiamo difendere la nostra funzione e i valori della Costituzione. La magistratura deve difendersi soltanto in un modo: applicando la legge, facendola applicare”.
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