Ricordo di Gianni Vattimo
È scomparso, all’età di 87 anni, Gianni Vattimo, Professore emerito all’Università di Torino. Era uno dei filosofi italiani più noti all’estero, conosciuto ovunque come esponente del cosiddetto “pensiero debole”. Allievo a Torino (come Umberto Eco) del pensatore cattolico Luigi Pareyson, proprio nel capoluogo piemontese ebbe spesso scontri filosofici con esponenti del pensiero laico quali Carlo Augusto Viano e Pietro Rossi. Vattimo, infatti, non rinunciò mai al suo cattolicesimo, pur ritendo che la Chiesa dovesse diventare più umile tralasciando ogni dogmatismo e aprendosi al dialogo con chiunque, atei inclusi. Fu talvolta definito “cattivo maestro” a causa del suo totale appoggio agli attivisti del movimento “No Tav”, anche quando facevano ricorso ad azioni violente. In un’intervista a “Repubblica” Vattimo non andò certo per il sottile. A suo avviso la vera violenza era quella dello Stato che militarizza il territorio per realizzare un’opera inutile. Gli agguati agli operai che lavorano nel cantiere di Chiomonte devono essere messi in dubbio e, se fossero realmente accaduti, sarebbero inquadrabili come reazioni alla violenza dello Stato.
Le reazioni violente contro le scelte di un Parlamento non legittimo vanno sostenute. Le intimidazioni agli operai del cantiere sono leggende inventate dai giornalisti. Invece di pensare alla legittimità di assaltare i cantieri con la gente che ci lavora dentro, dovremmo chiederci se è normale che i cantieri siano difesi da centinaia di agenti. E via di questo passo. I lettori potrebbero a questo punto chiedersi che c’è di strano, giacché discorsi di questo tipo non sono certo rari nel nostro Paese. Provo allora a spiegare da cosa nasce la mia – pur parziale – sorpresa. Gianni Vattimo era uno dei più celebri filosofi italiani. Famoso anche all’estero, ebbe spesso ncarichi d’insegnamento negli USA e vantava numerose lauree “honoris causa” conferitegli da atenei di tutto il mondo. Dal 1999 al 2004 è stato parlamentare europeo per i Democratici di Sinistra, e in seguito fu rieletto nel 2009 nella lista dell’Italia dei Valori. La sorpresa di cui prima parlavo nasce dal fatto che il filosofo torinese è celebre per aver appunto dato vita al “pensiero debole”, basato su un’interpretazione dell’ermeneutica contemporanea contrapposta a forme del pensiero occidentale che egli giudicava invece “forti” (ivi incluso il marxismo). La verità deve adeguarsi alla dimensione umana che è necessariamente effimera e percorsa dall’errore. Ma, elemento più importante, il pensiero debole fornisce la chiave per democratizzare sul serio la società, favorendo il pluralismo, la tolleranza e – lo si noti bene – la diminuzione della violenza. Sennonché, leggendo alcune sue interviste, viene spontaneo esclamare: “Alla faccia del pensiero debole!”. Quest’ultimo dovrebbe essere ironico, leggero e disincantato, senza esaltare in alcun caso la violenza. In realtà una lieve traccia d’ironia nell’intervista si trova. Al giornalista che, sfruttando un suo precedente paragone, gli chiese: “La Val di Susa come il Cairo?”, Vattimo replicò così: “Alt. Non ho detto questo. Non mi faccia arrabbiare. Potrei impiccarla a un albero di fragole”. Ma solo in questo punto l’ironia debolista appare. Il resto è un susseguirsi continuo di esaltazioni – neppure troppo velate – della violenza anti-Stato. Dal punto di vista filosofico, i suoi riferimenti erano Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger. A quest’ultimo dedicò una monografia che resta tuttora una delle migliori disponibili, mentre numerosi pensatori stranieri – tra i quali Richard Rorty – hanno tratto ispirazione dai suoi scritti. |
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