La differenza della filosofia politica di Oriente e Occidente
Il pensatore inglese partiva dal presupposto che, in natura, vi sia una sorta di stato di guerra permanente, con gli individui che, per preservare i loro interessi, non esitano ad attaccare gli altri per ottenere la supremazia anche – e soprattutto – usando la forza bruta. Tale conflittualità permanente, secondo Hobbes, si può evitare (o almeno mitigare) firmando una sorta di “contratto” che impegni tutti ad evitare la violenza. Tuttavia i patti non funzionano senza un potere coercitivo superiore. Spetta allo Stato esercitare tale potere. E trattasi di un potere legittimo e assoluto che, per la sua stessa natura, non può dipendere dalla volontà dei singoli individui, poiché deve garantire la sicurezza di “tutti”. In poche parole: un governo autoritario è comunque preferibile allo stato di guerra permanente presente in natura. La soluzione individuata da Confucio, il maggiore pensatore politico che l’Oriente abbia avuto, è piuttosto diversa. Il filosofo cinese ritiene che non si possa ottenere granché se s’intende mantenere l’ordine sociale utilizzando strumenti coercitivi e punitivi.
Secondo Confucio gli individui vanno piuttosto “educati” a vedere se stessi come semplici parti di un insieme più grande, il quale conferisce un senso alla loro stessa esistenza. Devono pertanto essere guidati con la virtù e facendo loro capire la fondamentale importanza della ritualità. Solo a quel punto potranno comportarsi in modo corretto. Fondamentale risulta quindi il rispetto per gli anziani, depositari delle tradizioni, e il rispetto della famiglia, vera unità fondante dello Stato. Le leggi dovranno essere scritte in modo chiaro e comprensibile, e a tutti dovrà essere insegnato che la somma (la società) è maggiore delle parti (gli individui), affinché gli interessi particolari non prevalgano. Occorre dunque una maggiore consapevolezza dei rapporti inscindibili che ci uniscono ai nostri simili, il che condurrà a un rispetto pressoché automatico delle norme sociali accettate da tutta la comunità. Più semplice a dirsi che a farsi, ovviamente, ma Confucio ritiene sia questa l’unica strada per evitare la conflittualità permanente e lo stato di guerra di tutti contro tutti. Non vi può essere cooperazione se si bada soltanto all’interesse individuale. È noto che il pensiero confuciano è stato grandemente rivalutato negli ultimi decenni nella Repubblica Popolare Cinese, venendo affiancato al marxismo che resta tuttora la filosofia di Stato ufficiale. Ci si può tuttavia chiedere fino a che punto il pensiero di Confucio venga rispettato in una nazione in cui non esiste la possibilità di manifestare il dissenso.
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