Ventuno donne nell’Assemblea Costituente del 1946
«Non mi sono mai sposata. Non perché non ci sia stata occasione. Credo piuttosto che il mio cuore e la mia mente si siano legati indissolubilmente al multiforme impegno sociale e politico che ha caratterizzato tutta la mia vita, fin da giovane. Pentita di questa scelta? Direi di no. Anche perché di tempo per pentirmi, in effetti non ne ho avuto molto». Inizia così la biografia Angela Gotelli, una delle ventun donne elette nell’Assemblea Costituente nel 1946, nel libro Ventuno di Romano Cappelletto e Angela Iantosca, (ed. Paoline 2022). L’Assemblea aveva il compito di redigere la Costituzione Italiana. È evidente già nell’introduzione l’orgoglio per le scelte fatte e insieme il messaggio a chi vorrebbe la donna solo in funzione di moglie e madre. La stessa passione per il bene comune pervade le altre venti testimonianze. Alle votazioni a suffragio universale del giugno di quell’anno, le prime in Italia dopo il periodo di dittatura fascista, avevano partecipato uomini e donne. Gli eletti nell’Assemblea Costituente furono 556 di cui 21 donne, un numero piccolo, ma di elevato significato politico e civile dopo un ventennio nel quale le donne erano state relegate ai margini.
Nove provenivano dal Partito Comunista (Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei. Angiola Milella Molinari, Rita Montagnana Togliatti, Teresa Noce Longo, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi ), nove dalla Democrazia Cristiana (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Maria De Unterrichter Jervolino, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra Verzotto, Vittoria Fitomanlio), due dal Partito Socialista (Bianca Bianchi, Angelina Merlin), una, Ottavia Penna Buscemi, rappresentava l’Uomo Qualunque, formazione politica nata nel dopoguerra. L’estrazione sociale delle elette era molto diversa. Tra loro otto erano laureate. La ferma decisione di chi, dopo anni di opposizione politica, pagati con sofferenze, voleva partecipare alla ricostruzione di un Paese appena uscito da un regime dittatoriale e da una guerra devastante è sottolineata nell’intervento in Aula di Angela Maria Guidi Cingolani: «Credo proprio di interpretare il pensiero di tutte noi Consultrici invitandovi a considerarci non come rappresentanti del solito sesso debole e gentile, oggetto di formali galanterie e di cavalleria d’altri tempi, ma pregandovi di valutarci come espressione rappresentativa di quella metà del popolo italiano che ha pur qualcosa da dire, che ha lavorato con voi, con voi ha sofferto, con voi ha resistito». L’Assemblea Costituente nominò una Commissione di 75 membri, incaricata di stendere il progetto generale della Costituzione della quale fecero parte cinque donne. La commissione fu suddivisa in tre sottocommissioni per i diritti e doveri dei cittadini, per l’organizzazione costituzionale dello Stato e per i rapporti economici e sociali. Un Comitato di redazione di diciotto membri si occupò di redigere il testo, coordinando e armonizzando i lavori delle tre commissioni. La Commissione dei 75 terminò i suoi lavori il 12 gennaio 1947. Il 4 marzo cominciò il dibattito in aula del testo e quello finale della Costituzione della Repubblica Italiana fu definitivamente approvato il 22 dicembre 1947. Le 21 elette, denominate anche Madri Costituenti, contribuirono in modo decisivo alla formulazione di vari articoli della Costituzione, come per l’articolo 3 col quale si stabiliva che la pari dignità e l’uguaglianza «sono senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»; per gli articoli 29, 30 e 31, relativi alla famiglia, che comprendevano l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, la tutela anche dei figli nati fuori del matrimonio, la protezione della maternità, dell’infanzia e della gioventù; per l’articolo 37 nel quale si affermava che la lavoratrice ha gli stessi diritti e a parità di lavoro la stessa retribuzione che spetta al lavoratore, e per l’articolo 51 col quale si dichiarava che tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive. La partecipazione alla elaborazione della Costituzione è stato il culmine del contributo delle donne alla vita politica del nostro Paese, ma fu preceduta da testimonianze di chi aveva attraversato conflitti, ingiustizie, disuguaglianze e aveva fatto di tutto per cambiare il mondo in cui viveva senza paura dello scontro, dell’isolamento, del pregiudizio e del moralismo dell’epoca. Nel libro sono ricordati in prima persona i momenti drammatici per l’attività antifascista, la lotta partigiana, gli esili e le forzate separazioni familiari, le torture e gli anni di carcere, le difficoltà della vita politica all’interno dei partiti e anche i rapporti non sempre facili con i colleghi maschi. L’impegno delle Madri Costituenti è proseguito anche dopo l’approvazione della Costituzione contribuendo alle conquiste civili di una società moderna, in particolare per le libertà femminili attraverso un processo lungo ed impegnativo, coinvolgendo partiti politici, associazioni, movimenti femministi, con passione, competenza e generosità. Nel 1963 stata approvata la legge che abolisce le “clausole di nubilato” che autorizzavano il licenziamento delle donne nel momento cui si fossero sposate o avessero avuto figli. L’adulterio femminile ha cessato di essere un reato nel 1968; nel 1970 è stata approvata la legge sul divorzio, dal 1975 è stata stabilita la parità tra i coniugi con il diritto di famiglia e dal 1978 l’aborto non è più considerato un reato contro la stirpe. Il delitto d’onore è scomparso dal codice penale dal 1981, nel 1996 la violenza sessuale è ritenuta delitto contro la persona e non contro la morale. Il riconoscimento del congedo parentale è stato sancito nel 2001 e la piena parità giuridica dei figli nati entro e fuori del matrimonio è stata completata nel 2012. Un esempio di quanto sia stato impegnativo ottenere questi risultati è quello della senatrice Merlin, una delle elette nell’Assemblea, che vide l’approvazione della legge da lei proposta per l’abolizione della regolamentazione statale della prostituzione (chiusura delle case di tolleranza) nel febbraio 1958 dopo dieci anni di lotta parlamentare. La riferisce in modo colorito la stessa Merlin: «ho dovuto lottare contro ipocrisie, moralismi, bigottismi, arretratezza, visioni antiquate della donna, Ma non ero una che andava tanto per il sottile e una volta ho gridato a pieni polmoni quello che pensavo. Questo Paese di viriloni che passano per gli uomini più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli! (…) Che giovani son questi che per avere una donna devono farsela servire su un vassoio come un fagiano!». Il tema era considerato talmente scandaloso che le discussioni in aula avvenivano quasi sempre a porte chiuse, e cioè senza la stampa, e a verbalizzare il dibattito si preferiva chiamare solo uomini o donne sposate. Il cammino fatto è stato notevole. Oggi le donne sono rappresentate ai più alti livelli istituzionali, ma, come ha scritto Livia Turco, parlamentare della Repubblica, nella prefazione del libro sopra citato, non solo occorre ricordare figure spesso dimenticate come le Madri Costituenti, che hanno lottato senza mai tirarsi indietro, ma anche impegnarsi perché siano pienamente realizzati quegli ideali per i quali si sono battute. Per questo il volume è stato dedicato a ragazzi e ragazze, donne e uomini di domani.
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