Le lezioni morali di Francesco De Sanctis e Salvatore Morelli

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Categoria: Storia del Risorgimento
Creato Sabato, 06 Agosto 2022 15:37
Ultima modifica il Venerdì, 12 Agosto 2022 21:54
Pubblicato Sabato, 06 Agosto 2022 15:37
Scritto da Nicola Terracciano
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Francesco De Sanctis (Morra Irpina, 1817- Napoli, 1883), critico letterario insigne, patriota ardente, affrontò carcere ed esilio, politico (deputato e ministro sapiente), e fu memorabile costruttore meridionale dell’Italia una e libera, professore ed educatore impareggiabile, singolare scrittore. 

Un Maestro civile, morale, letterario, pedagogico salvifico, sempre da riprendere nell’immaginario della Nazione, della scuola, oggi, invece, quasi sempre rimosso e ignorato, perché patriota, liberale progressista, laico, stando nell’atmosfera storico-antropologico-culturale dell’egemonia cattolico-clericale e social comunista, entrambe antiliberali, lontane ed estranee alla luce risorgimentale.

La scuola migliore, per De Sanctis, era quella nella quale ogni lezione rendeva migliori nella mente e nell’animo e che faceva di ogni aula una chiesa e non un teatro, con un’atmosfera di serietà e di laica religiosità. 

«Il mediocre e il comune non mi attiravano, neppure per il piacere di dirne male… Miravo alle stelle di prima grandezza (negli studi e nei rapporti).

Mirando in alto si riusciva anche a spogliare della loro porpora molti re di cartone.

L’importanza della buona pronunzia, del saper leggere in modo chiaro e sicuro, come arricchimento personale di pensiero e per essere bravi insegnanti e bravi allievi…

Poco si leggeva, meno si studiava, molte erano le chiacchiere…»

Alla luce di queste parole l’italiano dei messaggini scritti e orali di oggi fa rabbrividire per la scorrettezza e povertà lessicali e sintattiche.  È una regressione culturale, personale, civile spaventosa, di cui nessuno parla. 

Si tratta di una emergenza antropologico/culturale grave, come quella economica, sanitaria, climatica.

È salvifico riprendere gli insegnamenti di De Sanctis, così come quelli del grande patriota e intellettuale, Salvatore Morelli (1824, allora Terra di Otranto, oggi Brindisi - Pozzuoli, Napoli, 1880), apostolo dei diritti civili e politici della donna.

Appena fu eletto deputato, Morelli depositò tre fondamentali proposte di legge (Per circoscrivere il culto cattolico nelle chiese e sostituire ai Campisanti il sistema della Cremazione. Per la riforma della Pubblica Istruzione. Per la reintegrazione giuridica della donna). 

Si prevedeva ad esempio per ogni mandamento (oggi diremmo distretto scolastico) la presenza di sotto ispettori, in rapporto con l’Ispettore generale provinciale, per «sorvegliare le scuole da essi dipendenti ed osservare se gli insegnanti dei due sessi adempiono scrupolosamente il loro dovere.» (Art.43). 

Oltre un dignitoso stipendio mensile, era previsto un premio annuale dopo l’esame finale degli allievi, dopo aver «constatato di avere bene istruito un numero considerevole di discenti.» (Art.44) 

Esso doveva essere deliberato da una commissione delegata del Consiglio Comunale, che assisteva agli esami e funzionava come legale e formale organo di giudizio. (Art.45).

Secondo Morelli Il ruolo dei Comuni doveva essere strategico nel campo dell’istruzione, ed esso doveva assumersi ad esempio, oltre il compito di apprestare edifici moderni e salubri, anche le spese per il mantenimento degli studenti brillanti figli del popolo per il proseguimento degli studi superiori ed universitari.  Firenze (allora capitale d’Italia), 18 giugno 1867.