Oreste Lizzadri, un grande socialista dimenticato

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Categoria: Storia Contemporanea
Creato Venerdì, 22 Aprile 2022 12:17
Ultima modifica il Domenica, 24 Aprile 2022 16:57
Pubblicato Venerdì, 22 Aprile 2022 12:17
Scritto da Raffaele Scala
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Sono ormai diverse le biografie su Oreste Lizzadri - il grande socialista nato a Gragnano, che fu tra quanti ricostituirono il Partito fondato da Filippo Turati e la stessa CGIL nel secondo dopoguerra, di cui fu Segretario Generale e deputato del PSI per diverse legislature - per cui qualcuno potrebbe chiedersi: «a cosa serve un'altra se non per riscrivere, magari con parole diverse, gli stessi fatti?»

E infatti non è nelle nostre intenzioni ripercorrere i noti eventi se non per sommi capi, quelli strettamente necessari. Biografie, in realtà non esenti da grossolani errori, biografici e storici, compresa quella apparentemente più completa, pur potendo attingere agli appunti dello stesso Lizzadri dopo la sua scomparsa.

Nessuno sa, per esempio, e questo è a suo modo un piccolo scoop, che in realtà il suo cognome era Lizzadro e non Lizzadri, come si può facilmente evincere dal registro delle nascite di Gragnano.1

 

Ignoriamo il motivo di questo cambiamento.

A noi interessava scrivere ciò che gli altri non hanno detto, fatti sconosciuti, approfondire, pur nella sua estrema sintesi, vicende trascurate, se non taciute, riportare episodi della sua vita, anche secondari, riguardanti l'area stabiese.

Non so se chi scrive ci sia riuscito, ma almeno si spera di averne chiarito qualche lato. 

Il padre di Lorenzo, Canio Lizzadro, era nato a Baragiano, un piccolo paesino collinare della provincia di Potenza, poco meno di duemila abitanti, il 14 maggio 1866, figlio del contadino Domenico e di Teodora Carmela Russillo, i quali si erano uniti in matrimonio il 6 maggio 1859 ed ebbero la loro prima figlia, Filomena, l'11 novembre 1860.

Canio non fu il primo e neanche l'ultimo della numerosa famiglia paterna, di certo dopo di lui sappiamo della nascita di Angela, il 13 luglio 1871.

Impiegato delle Ferrovie dello Stato e ben presto capostazione di terza classe, Canio nel suo peregrinare lavorativo, fu trasferito a Gragnano, dove da non molto, il 12 maggio 1885, era stata inaugurata la piccola stazione ferroviaria della linea Castellammare-Gragnano-Cancello,, con la presenza della famiglia reale, il re, Umberto I, da pochi mesi incoronato, e di sua moglie, la regina Margherita, oltre, naturalmente, alle autorità locali, tra cui il Presidente del Consorzio ferroviario, il potente deputato, Giovanni Della Rocca.

Pare che il Re non avesse molta voglia di partecipare a questa inaugurazione, cedendo solo dopo molte insistenze ed a patto che coincidesse con la sua venuta a Napoli in occasione dell'inaugurazione dell'Acquedotto del Serino.2

Il Re, nonostante la sua svogliatezza, non mancò di fermarsi a mangiare i celebrati maccheroni di Gragnano, particolarmente apprezzati dalla Regina.3

Non lontano dalla stazione, nell'attuale via Vincenzo Lombardi, abitava la famiglia della giovane Albina Longobardi, figlia del falegname Alfonso e della casalinga, Camilla Coda, sposandola il 15 gennaio 1894, quando la ragazza aveva appena 22 anni e lui ne avrebbe compiuto 28 pochi mesi dopo.

Oreste Domenico Sebastiano Lizzadro, diventato Lizzadri forse per errore anagrafico del comune di Roma, nacque a Gragnano il 17 maggio 1896, in via San Leone, secondogenito dopo la sorella Leonilde, nata il 31 luglio 1894.

Dieci giorni dopo la nascita di Oreste a seguito di complicazioni di parto, forse più difficile del previsto, Albina morì prematuramente il 27 maggio, appena 24enne. 

Canio, non potendo accudire da solo i due figli ancora piccoli, sposò la sorella minore di Albina, la ventenne Adelaide (1878 – 1963), il 16 aprile 1898 e dalla quale ebbe altri cinque figli: Elena, Adelina Albina, Alfonso, Sandro e Mario, quest'ultimo nato a Castellammare di Stabia il 14 febbraio 1905 e scomparso prematuramente, a soli cinque mesi, il 25 luglio 1905, nella loro abitazione di via Sarnelli, 14.

Oreste trascorse la sua prima infanzia con i nonni materni, seguendo poi il padre nei suoi continui trasferimenti, fino a trascorrere qualche anno, proprio nel paese natale del padre, Baragiano. Gli ultimi della vita di Canio. 

Il padre di Oreste era un militante socialista, di area riformista e in quell'ambiente, nella piccola stazione ferroviaria del paese collinare, il ragazzo Lizzadro ebbe modo di avvicinarsi alle stesse idee paterne ascoltando i discorsi dei ferrovieri, le loro speranze nel Partito e nel sindacato, sulla necessità della lotta di classe, sull'importanza e sui valori legati Primo Maggio, festa dei lavoratori, ma ancor più giornata di lotta e di mobilitazione per la conquista delle otto ore lavorative.

Si era sentito subito socialista, fin da quel lontano 1910, quando a Gragnano per la prima volta si festeggiava con corteo e banda musicale, la Festa dei Lavoratori, a contatto con la classe operaia. Ancor più lo divenne quando provò sulla propria pelle lo sfruttamento più acuto, quando assunse la consapevolezza di cosa significasse la mancanza dei diritti più elementari, il sentirsi impotente di fronte alla violenza e alla sopraffazione padronale.

Era accaduto dopo la improvvisa scomparsa del padre nel 1911, morto quando aveva appena 45 anni a seguito di una malattia contratta durante il servizio nelle Ferrovie, lasciando una vedova con cinque figli da sfamare. Canio fu sepolto nel cimitero del suo paese natale, Baragiano.

La morte prematura del padre costrinse Lizzadri a lasciare gli studi e cercarsi un lavoro, trovandolo non lontano da casa, nel pastificio di Alfonso Garofalo.  Riuscirà poi a diplomarsi, e in seguito a laurearsi, grazie a grandi sacrifici, studiando di notte e approfittando di ogni momento libero che il duro lavoro e l'impegno politico gli consentiva.

«Abbandonata la scuola - scriverà lo stesso Lizzadri anni dopo, ricordando quel periodo - divenni dipendente di una ditta industriale, una delle tante fabbriche alimentari allora esistenti a Gragnano, tutte prospere e con lauti guadagni. Ma quali furono le condizioni di quel mio primo lavoro? Nessuna condizione. Orario, paga e riposo, dipendeva tutto dall’arbitrio del padrone: così si lavorava dall’alba al tramonto avanzato per una paga di poche lire al giorno. Assicurazioni, previdenza e ferie neppure a sognarle.»4

A Gragnano, dove pure c'era stata una discreta presenza anarchica fin dall'indomani dell'Unità d'Italia, resasi pericolosa nella prima metà degli anni Settanta, al tempo dei tentativi rivoluzionari della I Internazionale, era presente fin dalla fine dell'Ottocento un piccolo nucleo socialista, capace di guidare i moti popolari del 1898 che interessarono anche la piccola cittadina pedemontana.5

Le proteste contro l'insensato aumento del prezzo del  pane, causato dallo scarso raccolto del grano dell'estate 1897 e  con l'inevitabile aumento dei costi,  iniziate fin dal novembre del 1897 e culminate nel fatidico maggio 1898, riempirono le strade e le piazze delle mille città d'Italia con manifestazioni  imponenti, spesso   represse nel sangue di vittime innocenti, da Napoli a Milano e con migliaia di arresti e condanne per diversi anni, interessando, oltre Gragnano, le vicine Castellammare di Stabia e Torre Annunziata.6

Il piccolo gruppo socialista locale trovò la forza e la capacità di organizzarsi in Lega di Resistenza nel 1901, quando si ribellò allo sfruttamento padronale di Alfonso Garofalo, proprietario di uno dei pastifici all'epoca ritenuto uno dei più importanti al mondo con la sua capacità giornaliera di oltre 400 quintali di pasta.

Tra alterne e non sempre fortunate vicende, la Lega arrivò a trasformarsi in Camera del Lavoro, costituendosi il 13 giugno 1909. Non avendo chi potesse dirigerla chiesero a Gino Alfani di inviare un capace organizzatore e il nome cadde su Luigi Perillo, un 27enne napoletano residente a Ottaviano e da tempo militante della potente organizzazione camerale di Torre Annunziata.7

Il primo sciopero lo si ebbe poche settimane dopo, il 6 luglio quando i pastai organizzati nella lega di Resistenza entrarono in sciopero rivendicando 10 centesimi a quintale di aumento.8

La lotta riuscì vittoriosa dopo venti giorni di dura protesta, con i pastai che non indietreggiarono nonostante le minacce e la più volte paventata serrata da parte dei vari industriali.9

Il nerbo della piccola Camera del Lavoro doveva obbligatoriamente essere rappresentato dalle Leghe dei pastai e dei mugnai, complessivamente quattro leghe per 480 iscritti. La sede si aprì in via Pasquale Nastro, non lontano da dove abitava Lizzadri.

Con questo retroterra politico, maturavano le idee e la voglia sempre più prepotente di trasformarle in atti concreti, e ad aiutarlo fu sicuramente il risveglio politico operato nella vicina Castellammare da un nucleo di giovanissimi socialisti di sinistra, già attratti dalle idee rivoluzionarie di Amedeo Bordiga, che proprio qui, nell'area stabiese torrese faceva le sue prime esperienze fiancheggiando le dure lotte degli operai delle Ferriere del Vesuvio e delle tessitrici di Scafati.

Con Bordiga vi erano Oscar e Guido Gaeta, promotori del ricostituito circolo giovanile intitolato ad Amilcare Cipriani, altri si aggregheranno, non ultimi Antonio Cecchi e Ruggero Grieco frequentando la redazione del settimanale, La Voce, organo del Circolo Rivoluzionario della sinistra intransigente, Carlo Marx, che raccoglieva le forze della sinistra socialista in opposizione al Partito Socialista Ufficiale napoletano, ormai preda della massoneria e appiattito su posizioni moderate.

Lo stesso Lizzadri partecipò attivamente alla vita del Circolo rivoluzionario e frequentando la redazione del settimanale socialista stabiese.

Stando ad una sintetica biografia, pubblicata sull'Avanti!, Edizione meridionale, del 18 giugno 1944, Lizzadri avrebbe perfino partecipato alla costituzione del circolo giovanile stabiese il 13 aprile 1913 e guidato da Oscar Gaeta.10

Ma di questa sua partecipazione non abbiamo trovato traccia, nei pur numerosi articoli, su l'Avanguardia, il settimanale nazionale della FGSI, il cui corrispondente locale era lo stesso Oscar Gaeta. Nella breve biografia la nascita viene anticipata al 1912, ma poco importa.

La stessa data del 13 aprile 1913 in cui successivamente Lizzadri ricorderà continuamente nelle sue memorie, di aver partecipato alla nascita della prima sezione socialista di Gragnano insieme a Mario Vicinanza, Fortunato Mariconda, Aniello Colaps, Domenico Sacristano (1885 - 1969), Baldassarre Scarfato e pochi altri, complessivamente una quindicina di iscritti e, nell'occasione conobbe per la prima volta Amedeo Bordiga.

Il mistero, e quindi la verità sulla costituzione della sezione di Gragnano, ce la svela un articolo dell'Avanti del 2 dicembre 1913,11 mentre la vera nascita del circolo giovanile socialista di Gragnano è da riportarsi verso la fine di aprile del 1914, molto probabilmente su iniziativa dello stesso Lizzadri, seppure il suo nome non appaia mai, in nessun modo.12

Ancora dalle poche righe dell'Avanti! apprendiamo:

«L'anno successivo è tra i cinquanta socialisti napoletani che intorno a Mario Bianchi riprendono le fila del movimento socialista napoletano dopo la crisi. È corrispondente dell'Avanti!  da Napoli.»13

A mettere in luce il giovane Lizzadri provvide un improvviso sciopero nello stabilimento Garofalo iniziato verso la metà di dicembre.

Nato a sostegno e in solidarietà di un capo pastaio ingiustamente schiaffeggiato e buttato fuori dalla fabbrica a calci per aver rivendicato miglioramenti nell’orario di lavoro, la protesta si trasformò ben presto in una sorta di sciopero politico ad oltranza, con la presenza continua di diversi esponenti del Partito Socialista, dalla coriacea e passionale Ortensia De Meo a Mario Bianchi, interessati ad allargare la sfera d’influenza politica nella dura lotta per l’affermazione dei valori della sinistra socialista rivoluzionaria.14

Per piegare la combattiva resistenza operaia, Garofalo non esitò ad usare l'arma di crumiri di professione provenienti dalla cittadella rossa di Torre Annunziata. Per evitare sicuri incidenti di percorso Alfonso Garofalo ordinò ai crumiri di dormire in fabbrica e di non uscire mai, né di giorno, né di notte, ma la nostalgia della famiglia può giocare brutti scherzi, così alle quattro del mattino della domenica del 19 gennaio il gruppo di torresi uscì avviandosi verso la stazione ferroviaria certi di farla franca.

Purtroppo per loro furono avvistati da un gruppo di scioperanti facendo nascere una discussione animata, presto tracimata in rissa e infine in un vero e proprio conflitto a fuoco. Non ci furono feriti gravi. Ad avere la peggio furono i crumiri, i quali, benché armati, furono ridotti a mal partito dal nutrito gruppo di scioperanti muniti di nodosi randelli.

«Questo fatto ha provocato non pochi eccessi da parte della polizia che esegue arresti all’impazzata fra gli scioperanti. Finora senza nessuna giustificazione sono stati rinchiusi in carcere tre scioperanti.»15scriveva preoccupato il corrispondente locale del quotidiano nazionale dei socialisti, chiedendo l’intervento della direzione del partito affinché fosse inviato un deputato a seguire la vicenda.

Il prolungarsi dello sciopero rendeva necessario la presenza costante di Beniamino Romano, ma costui non poteva garantire più di due giorni settimanali, dovendo assicurare la sua presenza anche nella vicina Camera del Lavoro di Castellammare e nella stessa Lega Mugnai di Torre Annunziata, impegni difficili, se non impossibili da mantenere.

Esperto e affermato capolega nella sua città d'origine, Beniamino Romano era stato chiamato a sostituire Luigi Perillo, andato via nell’estate 1910, dopo essere stato assunto dalle Ferrovie dello Stato e trasferito a Salerno, dove aveva continuato la sua militanza nel locale movimento operaio.

Se queste erano le condizioni, il Consiglio delle Leghe si trovò ben presto di fronte alla necessità di affiancare a Romano un altro segretario, ma non vi erano elementi disponibili ad assumersi la responsabilità di guidare in un momento così delicato la Camera del Lavoro e allora la scelta cadde su Oreste Lizzadri.

Il 18enne aveva dimostrato in quegli infuocati mesi di avere l’intelligenza, la capacità, il carattere giusto per essere eletto segretario locale. Lo stipendio era di trenta lire al mese, da pagarsi alla fine della vertenza.

Lo sciopero si chiuse il 29 gennaio con l’intervento del commissario di polizia, Guglielmo Buschi, chiamato a mediare tra le parti, su interessamento dello stesso Prefetto.

Se tutto era iniziato a seguito del licenziamento di un caporale, ritenuto ingiustificato dagli operai, provocando la sciopero di solidarietà con il compagno, ben presto l’episodio si era trasformato in uno sciopero politico, di adesione alla linea oltranzista assunta dal Psi in campo nazionale e di resistenza al sistema capitalistico basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, a riprova dell’influenza determinata dalla svolta impressa dal giovane Lizzadri, nuovo leader attestato sulla linea dell’intransigenza.

Non altrimenti si spiega la formidabile prova di forza dimostrata dai lavoratori, capaci di scioperare per ben due mesi, vivere un conflitto a fuoco, per fortuna senza spargimento di sangue, subire le angherie e le prepotenze delle forze dell’ordine al servizio del padronato, riuscendo infine a piegare la resistenza di Alfonso Garofalo.

Lizzadri non dimenticò quello sciopero glorioso e vittorioso, se ancora lo rammentò, citandolo nel suo famoso diario pubblicato nel 1974:

«7 marzo 1944. In giro per il lavoro di partito e per le manifestazioni di domenica. Ritorno ora da Gragnano, Castellammare e Torre Annunziata. A Gragnano è andata un po' meglio dell'altra volta. Ho presieduto l'assemblea della sezione costituitasi da poco e composta da operai, vecchi compagni di lotta quando nel 1914 a soli 18 anni mi elessero segretario della Camera del Lavoro. Abbiamo ricordato il celebre sciopero dei capi pastai risolto con metodi spicciativi che mi valsero l'allontanamento definitivo dal mio paese natio.»16

Ma la sua avventura durò poco: licenziato dalla Garofalo, i compagni di Castellammare lo aiutarono assumendolo come vice segretario della locale, ma piccola Camera del Lavoro, impossibilitata a garantirgli uno stipendio dignitoso.

Una Camera del Lavoro fantasma, considerando che dalle scarne note del sottoprefetto risultava ormai dissolta fin dalla tarda primavera del 1912 per mancanza di iscritti e di dirigenti capaci di rianimarla.17

Forse sopravviveva uno stanco dopolavoro, probabilmente tenuta in piedi dalle varie Leghe che continuarono a vivere di vita propria, debolmente controllate da Beniamino Romano ed economicamente sostenuta, in quanto succursale, dalla Borsa del Lavoro di Napoli diretta da Oreste Gentile. 

La scarna paga lo obbligò ben presto a trovarsene un altro più redditizio come avventizio nelle Ferrovie dello Stato, un impiego che gli era dovuto in quanto orfano di un dipendente morto in servizio.

Purtroppo anche questa nuova occupazione non durò molto, trovandosi ad essere tra i primi licenziati a seguito dello sciopero nazionale dei ferrovieri nel corso della leggendaria settimana rossa del giugno 1914, in segno di protesta contro la morte di tre operai uccisi dalle forze dell'ordine nel corso di una manifestazione ad Ancona.

Tra i licenziati si trovò in buona compagnia, con lui conobbero la stessa sorte decine di militanti socialisti come l'ingegnere Amedeo Bordiga, l'applicato ferroviere, Francesco Misiano, segretario della sezione napoletana del PSI, il macchinista ferroviario, Tommaso Borraccetti e lo stesso Luigi Perillo.

Intanto il 1° maggio 1914 a Gragnano si costituì, per la prima volta, un Circolo giovanile socialista, probabilmente sulla spinta dello stesso Lizzadri, ormai riconosciuto leader. Nella stessa giornata si erano tenuti i comizi per la festa dei lavoratori.

Pochi giorni prima aveva esordito nel suo primo comizio pubblico presentando due esponenti del Partito, il già affermato sindacalista rivoluzionario e da poco eletto Segretario della Camera del Lavoro di Salerno, Nicola Fiore e lo studente universitario, Gerardo Turi, dirigente della federazione Giovanile Socialista Campana, impegnati in un giro di propaganda politica.

Ed è di quel bollente periodo, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, un altro vivido ricordo di Lizzadri, un episodio accaduto a Santa Maria la Carità, allora il più importante borgo di Gragnano. Ruggero Grieco, militante del Circolo Carlo Marx, accompagnato dallo stesso Lizzadri, Antonio Cecchi e Oscar Gaeta, aveva organizzato un comizio da tenere ai contadini del luogo, ma fu preceduto dal parroco sammaritano, Angelo Iaccarino, con un discorso sui diavoli scesi a valle per sottrarre le anime al timore di Dio.

Ciononostante una ventina di contadini della contrada, per nulla intimoriti dalle minacce clericali, ascoltarono il discorso fino alla fine e forse qualcosa rimase, almeno in noi che gli eravamo intorno per proteggerlo.18

Più fortunato fu un successivo e stavolta affollato comizio contro la guerra e a favore della neutralità, tenuto a Gragnano, dove stavolta a parlare furono Amedeo Bordiga, Beniamino Romano, Oscar Gaeta, Antonio Cecchi e Gerardo Turi.19

Ebbe ancora il tempo di far valere le sue qualità di sindacalista intervenendo nello sciopero di alcuni braccianti e coltivatori di canapa delle campagne di Giugliano, impegnati in ottobre in una dura vertenza per la riduzione dell'orario di lavoro da dieci a nove ore e per un amento del magro salario.

La lotta ebbe termine con la riduzione a nove delle ore di lavoro e l'aumento di dieci centesimi l'ora del salario. Non andò sempre liscio e l'ospedale dei Pellegrini di Napoli dovette intervenire a più riprese per curare ferite lacero contuse riportate sia dai lavoratori, sia dai mazzieri.20

Arrivò poi la chiamata alle armi, indossando la divisa militare ancora prima della dichiarazione di guerra del 24 maggio 1915, e inviato alla Scuola Allievi Ufficiali.

Vi rimase pochi giorni, il tempo di ricevere le dovute informazioni su di lui dalla polizia politica e rinviato indietro: non vi era nessuna possibilità per chi veniva considerato sovversivo meritare le stellette e quindi forzatamente arruolato nella Regia marina come telegrafista a bordo dell'incrociatore corazzato, Francesco Ferrucci e successivamente sulla nave esploratore, Quarto, un moderno incrociatore leggero varato nell'agosto 1911, una nave veloce e bene armata.

Insignito della Croce di guerra al merito, tornò a casa riprendendo la sua intensa attività nel Partito e nel sindacato, impegnandosi nelle elezioni politiche del 16 novembre 1919, facendo una capillare campagna elettorale a favore del mitico e sfortunato segretario nazionale della Fiom, Bruno Buozzi (1881 – 1944), un torinese candidatosi nella circoscrizione napoletana.

Così come si schierò con l'ala elezionista quando il Partito si divise tra gli astensionisti capeggiati da Bordiga e quanti erano favorevoli a partecipare attivamente alle imminenti elezioni amministrative del 31 ottobre 1920. Non a caso su 24 iscritti, ben 12 dei 15 votanti si schierarono sulla posizione elezionista, mentre nella vicina Castellammare su 68 iscritti furono 41 gli astensionisti e solo cinque i contrari.21

Con il ritorno dal fronte Lizzadri partecipò alla ricostituzione della Camera Confederale del Lavoro, forte di otto Leghe, risorta il 25 giugno 1920 eleggendo suo Segretario Domenico.22 

Lizzadri nella lunga fase del primo dopoguerra non risulta mai citato dall'Avanti!, quasi la sua fosse una comune militanza, poco attiva. Probabilmente fu oscurato dalla prepotente personalità di altri dirigenti, sia di Gragnano, Domenico Sacristano e Fortunato Mariconda, leader incontrasti del locale movimento operaio, sia di Castellammare, dove forte era il carisma di Oscar Gaeta e Antonio Cecchi.

Bordighiano convinto (seppure elezionista) fino alla scissione di Livorno, Lizzadri entrò nella Frazione terzinternazionalista insieme a Gino Alfani e Pietro Carrese, i due sindaci socialisti di Torre e di Castellammare eletti il 31 ottobre 1920, seppure entrambi destinati ad essere ben presto rovesciati dalla violenza fascista. Ma quando i terzinternazionalisti furono espulsi dal PSI, sciogliendosi nel Partito di Bordiga, Lizzadri non se la sentì di passare con il PCd'I, preferendo restare socialista.

Roma, la sua seconda città - Impiegatosi presso la Banca Commerciale Italiana a Roma, non perse tempo ad organizzare sindacalmente i colleghi, pur tra mille difficoltà e altrettante diffidenze, lotte rese ancora più difficoltose con l'avvento del fascismo, quando pur di non piegarsi al regime, rifiutandosi di prendere la tessera del PNF, perse il posto.

Intanto l'11 novembre 1922 si era unito in matrimonio con Armida Bersani (1900 - 1988), nata a Milano figlia di un ferroviere socialista, tecnico delle segnalazioni, trasferito nella capitale alla vigilia della Grande Guerra.

Il loro primo figlio, Libero, nacque il 23 agosto del 1923. Giornalista dell'Avanti!, dirigente regionale del Psi, Vice segretario dell'Associazione Italia URSS, autore di diverse pubblicazioni, nel 2001, nell'ambito dell'inchiesta  denominata, Mitrokhin, aperta dalla procura di Roma, fu accusato di essere stato un agente segreto al servizio dell'Unione Sovietica. L'indagine si chiuderà con un nulla di fatto.23

Libero Lizzadri è scomparso nel luglio 2008.

A Libero seguì la nascita della sorella Maria. Entrambi, benché giovanissimi, si fecero onore nella lotta contro il fascismo e l'occupazione nazista della capitale, mettendo a rischio la loro stessa vita.

Entrato in un’azienda vinicola prima come amministratore e in seguito direttore e comproprietario,  per anni Oreste Lizzardi fu considerato dalla polizia un socialista dormiente,24 in realtà fin dal 1934 riuscì a stabilire contatti clandestini coi compagni del Lazio e degli Abruzzi. Anni dopo, su sollecitazione del quotidiano comunista, l'Unità, ricordò il 1° maggio 1937 a Roma:

«Sfoglio i miei appunti e trovo 14 aprile 1937, riunione a Grottaferrata (…). Tirai fuori l'appello già preparato. Poche righe invitanti tutti i cittadini che desiderano ricordare il 1° maggio a fornirsi di una cravatta rossa e di portarla per tutta la giornata. I commissariati entrarono in agitazione. Uomini vestiti di scuro, accigliati giravano per i cantieri edilizi diffidando e minacciando. Guai a chi porterà il primo maggio la cravatta rossa. Così dove non erano arrivati i manifestini, arrivarono i poliziotti. Il primo maggio 1937 passò tutt'altro che inosservato a Roma. I fornaciari si astennero in massa dal lavoro, su alcuni palazzi in costruzione sventolò per qualche ora la bandiera rossa; diverse vetture tranviarie, subito costrette a rientrare, uscirono dal deposito con la scritta, Viva il Primo maggio.»25

Col precipitare degli eventi e l'inizio della guerra iniziò un lavoro febbrile di ricostituzione sia del PSI sia della CGIL, ormai dissolte organizzando una rete clandestina di quadri socialisti insieme ad altri militanti, non solo a Roma e nel Lazio ma anche in altre parti d'Italia e, naturalmente nella sua terra d'origine, provando a ricontattare gli antichi compagni di fede di Napoli, Gragnano, Castellammare e Torre Annunziata.26

A proposito di uno dei suoi tanti viaggi nel napoletano, Lizzadri volle ricordare nel suo famoso Diario un divertente episodio del 18 agosto 1940, relativo al primo anno di guerra:

«Da Castellammare di Stabia ove ci troviamo da alcuni giorni, abbiamo spedito delle cartoline di saluto agli amici di Roma. Il postino ce ne riporta una col timbro della censura e con una scritta in rosso bene in vista, “si ritorna al mittente per ragioni militari”. La cartolina raffigura, è vero, i cantieri navali, ma questi sono lì esposti a tutti gli sguardi da anni e anni ed anche la cartoleria, ove ci rechiamo per curiosità, continua a vendere le stesse cartoline come prima.»27

Il 1° giugno 1942 era di nuovo a Napoli, dove incontrò il vecchio deputato socialista, l’ottantenne Arnaldo Lucci (1871 – 1945), disponibile a dare il suo contributo, ma troppo sorvegliato per svolgere qualunque attività politica.

A Torre Annunziata Gino Alfani gli fece sapere che i gruppi antifascisti erano tutti legati al PCI, ma promise di segnalargli nomi di militanti rimasti fedeli al Partito Socialista e disponibili ad impegnarsi. La stessa cosa avvenne a Castellammare, dove i comunisti operavano da tempo per la ricostituzione del Partito. A Gragnano Lizzadri sperava su Mario Vicinanza, vecchio compagno con il quale nel 1913 aveva fondato la prima sezione socialista della cittadina, ma questi era diventato comunista.28

Il lungo, laborioso, clandestino lavoro diede i suoi frutti, riuscendo a stilare e sottoscrivere il 22 luglio 1942 un documento con gli altri padri nobili del socialismo nazionale, Giuseppe Romiti, Emilio Canevari, Olindo Vernocchi e il medico Nicola Perrotti, proclamando, seppure ancora in piena clandestinità la ricostituzione del Partito Socialista Italiano.

Un lavoro neanche tanto clandestino se Radio Londra ne diede l'annuncio in una sua trasmissione del novembre 1942, suscitando la curiosità dello stesso Lizzadri che cercò di capire da quale fonte avesse attinto la notizia. Trovato il canale, contattò attraverso una serie di messaggi il Partito Laburista per tentare di far cessare poi gli indiscriminati bombardamenti che si abbatterono su Napoli nella primavera del 1943, quando le iniziative antifasciste si consolidarono e si moltiplicarono evidenziandosi la prossima caduta del regime fascista.29

La nascita del Partito si andò formalizzando subito dopo la caduta di Benito Mussolini, in una sorta di mini congresso convocato nella casa di Lizzadri il 22 e 23 agosto 1943, in via Parioli 44 dove parteciparono delegati in rappresentanza delle varie regioni e di vari movimenti decidendo di chiamarlo PSIUP, costituendo un Comitato Centrale ed eleggendo come Segretario generale Pietro Nenni, mentre Lizzadri entrava nel ristretto gruppo dirigente.30

Impegnato nella lotta partigiana nella formazione OMPSI, (Organizzazione Militare del Partito Socialista Italiano) col suo primogenito, Libero, venne a conoscenza dell'arresto del figlio, sorpreso in Piazza Verdi con una pistola in pugno.

Fortunatamente, quando già si pensava fosse perduto, tornò a casa nello stesso pomeriggio, accompagnato da un maresciallo della PAI (Polizia dell'Africa Italiana) che era riuscito a sottrarlo ai tedeschi. Per nulla impaurito, Libero continuò il suo compito di partigiano combattendo nella zona dei Castelli Romani, tra i Colli Albani, mentre la figlia Maria, entrata in clandestinità insieme alla madre, prestava la sua opera sotto falso nome come infermiera della Croce Rossa al Policlinico.

Anche i fratelli di Oreste, Leonilde, Alfonso e Sandro, fecero parte della Resistenza a Roma, dando ognuno il proprio contributo e tutti, tranne Sandro, furono riconosciuti Partigiani dalla Commissione formata appositamente per il riconoscimento di quanti avevano contribuito alla liberazione dell'Italia dal nazifascismo.

Il 21 gennaio 1944, fu designato dalla Direzione del PSI come delegato per partecipare al Congresso di Bari del CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale e di portare il saluto del Comitato di Liberazione Nazionale. Un compito difficile e pericoloso in quanto si trattava di superare le linee nemiche. Soltanto pochi giorni prima, come ricorda lo stesso Lizzadri nel suo celebre diario, un messaggero incaricato di attraversare le linee tedesche verso Sud era stato catturato e fucilato sul posto.31

Intanto il nuovo governo fascista di Salò, per la firma del ministro dell'Interno, Guido Buffarini, aveva emesso da tempo nei confronti dei commissari e vice commissari delle organizzazioni operaie, mandati di arresto, tra cui lo stesso Lizzadri.32

Probabilmente a seguito del durissimo comunicato del 23 settembre 1943 pubblicato sull'Avanti! del 10 ottobre contro il governo fascista, ritenuto ormai illegale, insediatosi a Roma subito dopo l'occupazione tedesca.

Se catturati sarebbero stati messi a morte, come di fatto accadde al povero Bruno Buozzi, arrestato dalla polizia fascista il 13 aprile 1944 e giustiziato con un colpo alla nuca dai nazisti il successivo 4 giugno con altri tredici prigionieri. Uccisi nelle stesse ore in cui Roma veniva liberata dagli americani!

Arrivato fortunosamente a Napoli, sotto il falso nome di Oreste Longobardi, Lizzadri s'incontrò con i vari esponenti locali del suo partito, tra cui Nino Gaeta e degli altri partiti, comunista e d'Azione. Nel capoluogo campano i socialisti avevano formalizzato la loro organizzazione il 20 dicembre 1943 a Pizzofalcone, presso la vecchia Società Operaia di via Egiziaca, dove si erano riuniti i delegati di 17 province, nominando Lelio Porzio segretario del PSIUP per il Mezzogiorno.

Sbrigate rapidamente le varie formalità, Lizzadri partì per Bari dove arrivò nella tarda serata del 27, dopo un viaggio da incubo su una vecchia, malridotta Bianchi, partecipando al Congresso del CLN e non mancando di prendere contatti con i sindacalisti della CGL impegnati negli stessi giorni nella loro assise congressuale.

Eletto in rappresentanza del PSI nella Giunta Esecutiva dell'Italia liberata del CLN contro il suo stesso parere, rientrò a Napoli il 31 impegnandosi sul doppio fronte del CLN e del lavoro di partito ed eletto segretario con voto unanime nel Consiglio Nazionale socialista dell'Italia liberata, tenutosi il 14 e 15 aprile. Nella segreteria entrarono Lelio Porzio e Luigi Cacciatore, mentre Nino Gaeta fu nominato direttore dell'Avanti!.

Pochi giorni dopo, il 19, rifiutò il pressante invito fatto dal Capo del Governo, Pietro Badoglio, di essere nominato Ministro. Naturalmente non mancò di partecipare il 27 marzo al primo congresso provinciale dei socialisti napoletani, portando il saluto della Direzione nazionale. Tra gli eletti del nuovo direttivo lo stabiese Domenico Carrese e il torrese Nicola Medici, prossimo primo sindaco di Torre Annunziata, nominato dal locale Comitato di LIberazione.33

Forse è opportuno ricordare ancora una pagina del famoso Diario di Lizzadri di quei febbrili giorni, relativa a Gragnano:

«7 marzo 1944 – In giro per il lavoro di partito e per le manifestazioni di domenica. Ritorno ora da Gragnano, Castellammare e Torre Annunziata. A Gragnano è andata un po’ meglio dell'altra volta. Ho presieduto l'assemblea della sezione costituitasi da poco e composta di operai, vecchi compagni di lotta, quando, nel 1914, a soli 18 anni, mi elessero Segretario della Camera del Lavoro. Abbiamo ricordato il celebre sciopero dei capi pastai risolto con metodi spicciativi che mi valsero l'allontanamento definitivo dal mio paese natio.»34

Saranno numerosi gli articoli che scriverà sui 26 numeri dell'edizione meridionale dell'Avanti!, l'ultimo il 23 luglio 1944, diretto dallo stabiese Nino Gaeta, con lo pseudonimo di Oreste Longobardi, nome con il quale aveva attraversato le linee nemiche, prima del suo ritorno nella capitale.35

Rientrato a Roma in auto con Palmiro Togliatti, il 6 giugno, subito dopo la liberazione della capitale, tra i suoi primi atti consegno nelle mani di Pietro Nenni le sue dimissioni da segretario del partito per il Sud.36

Sindacalista, consigliere comunale e deputato -Tra i principali artefici della rinascita della CGIL di cui fu nominato Vice segretario insieme al cattolico democristiano Achille Grandi sotto la direzione di Giuseppe Di Vittorio, partecipò al I° Congresso della Confederazione a Napoli del  28 gennaio – 1° febbraio 1945 e al successivo di Firenze, mentre la sua posizione nel sindacato diventava sempre più difficile per la riconosciuta posizione unitaria con il PCI e sempre più in contrasto con Grandi prima e Pastore poi, esponenti democristiani della CGIL e portatori di una linea moderata nei confronti del padronato.

Fortemente legato ai suoi ideali giovanili, alle idee bordighiste che lo avevano accompagnato almeno fino alla scissione del 1921, Lizzadri fu sempre un convinto sostenitore della fusione col PCI, pagando per questo un prezzo molto alto, fino ad essere in qualche modo emarginato dal Partito che aveva contribuito a rifondare. 

Ma a Lizzadri poco sembrava importare tutto questo, rimanendo coerente con le sue idee e i suoi principi fino alla morte.

Intanto scelse di lasciare il sindacato, sostituito da Ferdinando Santi nel 1947, per dedicarsi alla politica e al lavoro parlamentare con una lettera inviata a Lelio Basso in cui fece presente che essendo cessata, dopo la scissione, la preoccupazione di vedere interpretate le sue dimissioni come una deviazione della politica sindacale del Partito, poteva tranquillamente andare via dalla CGIL.37

Fece in tempo il 1° maggio 1947 a far proclamare dalla CGIL, nella sua qualità di Presidente del Consiglio Direttivo, lo sciopero generale in tutta Italia in segno di protesta contro la strage di Portella delle Ginestre, in Sicilia dove undici contadini furono assassinati dalla banda di Salvatore Giuliano, a giusta ragione considerata la prima strage di Stato, la prima di una lunga sanguinosa serie.38

Era già stato membro della Consulta nazionale dal 25 settembre 1945 al 24 giugno 1946 e successivamente candidato nelle elezioni dell'Assemblea Costituente del 2 giugno 1946, le prime dal 1924, ottenendo solo 4.399 preferenze nella circoscrizione di Roma, Viterbo, Latina, Frosinone, dove trionfarono i suoi compagni, Giuseppe Romita, Giuseppe Saragat e Pietro Nenni. Lizzadri dovette accontentarsi di una magra nona posizione, ma in realtà venne eletto ugualmente nel Collegio Unico nazionale.

Fu più fortunato in quelle successive del 18 aprile 1948, candidato nel Fronte Popolare, dove ottenne 48.630 voti e piazzandosi subito dietro i due mostri sacri della Sinistra Unita: Palmiro Togliatti e Pietro Nenni.

Riconfermato nelle elezioni del 7 giugno 1953 nella lista del PSI, subito dopo Nenni ottenendo 41.029 preferenze e ancora nel 1958.39

Nel corso della seconda legislatura fu uno dei vice presidenti della famosa Commissione parlamentare sull'Inchiesta sulla condizione dei lavoratori in fabbrica composta da 15 deputati e altrettanti senatori, istituita nel 1955 e presieduta dal democristiano Rubinacci.40

Lizzadri non dimenticava le sue origini operaie, il suo essere prima di tutto un sindacalista, non a caso egli sosteneva l'immedesimazione passionale del Partito in tutte le lotte del lavoro, in tutte le agitazioni, in tutti i movimenti, ancor più contro lo sfruttamento selvaggio e la negazione dei diritti, non sempre compreso dai suoi stessi compagni per i quali, spesso era ritenuto un ingenuo idealista d'altri tempi e, quasi spregiativamente, un vecchio sindacalista.

La fortuna gli volse le spalle nelle elezioni del 1963 (appena 8.441 voti), facendogli decidere di non candidarsi più. Ciononostante riuscì a tornare in parlamento a seguito della prematura scomparsa del deputato socialista di Siena, Riccardo Fabbri (1920-1967), sia pure sotto le bandiere del Psiup, subentrandogli il 21 ottobre 1967.41

Poco meno di nove mesi, cessando il mandato il 4 giugno 1968, ma sufficienti a consentirgli ben 23 interventi in aula e a proporre tre progetti di legge.42

Pochi sanno che Oreste Lizzadri fu per diverse consiliature, tra il 1947 e il 1960, anche consigliere comunale a Roma.

Infatti lo troviamo candidato nel Blocco del Popolo nelle elezioni amministrative anticipate del 12 ottobre 1947, dopo lo scioglimento a meno di un anno di quelle avvenute il 10 novembre 1946, raccogliendo oltre 23mila voti e fra i dieci socialisti eletti sui 28 del Blocco.43

Ci riprovò nelle successive elezioni del 25 maggio 1952 nella lista unitaria denominata, Lista Cittadina.

Fu, naturalmente uno dei cinque socialisti sui sedici complessivamente eletti e così nelle elezioni del 27 maggio 1956 (14.450 preferenze), stavolta col simbolo del PSI. Sarà la sua ultima candidatura alle elezioni amministrative dopo la decisione del Partito, presentatosi in una lista con i radicali, di escludere la sinistra rappresentata da Lizzadri dalle votazioni del 6 novembre 1960.44

Erano stati anni difficili e litigiosi quelli della politica locale, con continue elezioni anticipate e dove i commissari prefettizi erano più numerosi dei sindaci eletti, tutti rigorosamente democristiani. Bisognerà infatti attendere il 1976 per vedere un sindaco di sinistra, seppure indipendente, con il celebre critico d'arte e docente universitario, Giulio Carlo Argan, alla testa del tripartito PCI-PSI-PSDI seguito dal comunista Luigi Petroselli nel 1981, stessa alleanza politica.

Intanto, a seguito della morte di Luigi Cacciatore, avvenuta il 17 agosto 1951, il Partito, nel febbraio 1952 chiese a Lizzadri di rientrare nella segreteria della CGIL e costretto ad accettare contro la sua stessa volontà, ma vinto dagli ordini del giorno arrivati da tutta Italia dalle sezioni di partito e dalle commissioni interne entusiasti del suo rientro nel sindacato.

Fu nuovamente estromesso nel 1957 per la posizione assunta nel PSI, collocandosi all’estrema sinistra favorevole ad una fusione con il Partito Comunista, non prima di far sentire tutta la sua contrarietà alla proposta fatta nel settembre 1956 da Agostino Novella e Fernando Santi di formare un sindacato unico dei socialisti raccogliendo le forze disperse nelle altre due organizzazioni, CISL e UIL e successivamente di ricostituire l'unità sindacale e, poco dopo, di essersi schierato contro l'invasione sovietica dell'Ungheria dell'ottobre 1956.

La morte improvvisa di Giuseppe Di Vittorio, avvenuta il 3 novembre 1957, fece balenare in alcuni la possibilità di portare Oreste Lizzadri alla guida della CGIL. Lui stesso propose nell'immediato una direzione collegiale fino alla convocazione del congresso, una proposta affossata immediatamente dal PCI, non potendo e non volendo consentire di perdere la leadership del più forte sindacato italiano.

L'amarezza fu tale da fargli rassegnare le dimissioni, rientrando a tempo pieno nel partito, continuando nella sua politica unitaria, ma quando il 12 gennaio 1964, ci fu la scissione  da parte dei socialisti contrari alla nascita del primo governo di centro sinistra, guidati da Tullio Vecchietti, portando alla nascita del PSIUP, anche Lizzadri, sette mesi dopo, decise di lasciare il suo antico partito e di aderire alla nuova formazione politica, entrando nella sua Direzione nazionale.45

Pochi anni appena, il tempo di rendersi conto di un massimalismo inconcludente portato avanti dal nuovo partito, il suo inevitabile scioglimento e confluenza nel PCI e Lizzadri, con una lettera scritta il 29 maggio 1971 chiese e ottenne di rientrare   nel PSI come semplice militante, per poter contribuire alle sue lotte e alla sua iniziativa politica, operando per una trasformazione socialista della nostra società.46

Un sogno rimasto tale. Lizzadri festeggiò i suoi 80 anni in piena salute, non a caso stava pensando di iniziare a scrivere la sua autobiografia, tante pagine di storia del movimento operaio italiano e non solo di Gragnano e di Roma.47

Nessuno poteva immaginare quanto sarebbe accaduto appena due mesi dopo, quando Oreste Lizzadri morì improvvisamente, a 80 anni, il 29 luglio 1976.

In aprile era uscito il suo ultimo libro, L'internazionale del lavoro. Fondazione e vicende della Federazione sindacale mondiale. 1945-1976. Una settimana prima della sua inaspettata scomparsa era stato nominato Presidente della Fondazione Brodolini.48

L'ultimo suo articolo per l'Avanti! era stato pubblicato il 2 giugno, ricordando i primi 30 anni della Repubblica.49

La famiglia, forse per desiderio dello stesso Lizzadri, ne diede notizia soltanto a tumulazione avvenuta. Per un decennio la famiglia continuerà a ricordarlo sulle pagine dell'Avanti! nella ricorrenza della sua scomparsa, forse per sopperire alla veloce dimenticanza del Partito e dello stesso quotidiano socialista di uno dei suoi massimi dirigenti e fondatori dell'era repubblicana.

Del resto il PSI, sotto la guida di Bettino Craxi e della nuova generazione di dirigenti stava rapidamente mutando pelle, fino a portarlo al suo definitivo dissolvimento sotto il peso della tragica tangentopoli della prima metà degli anni Novanta.

La moglie, Armida Bersani, anch'essa militante socialista da sempre, scomparve dodici anni dopo, il 12 febbraio 1988 nella sua casa romana di via Cristoforo Colombo, 174.

I socialisti di Gragnano lo onorarono nel corso di una manifestazione con un discorso celebrativo tenuto dal giovane segretario della sezione, il professore di Lettere, Giuseppe Labanca e da Guido De Martino, segretario della Federazione socialista napoletana, presente il figlio di Lizzadri, Libero e intestandogli la sezione del Partito.50

L'amministrazione comunale, il 6 dicembre 2018, gli ha intitolato il secondo circolo didattico in via Vittorio Veneto, mentre numerose città d'Italia gli hanno dedicato una strada, da Siena a Bari, da Parma a Urbino.

Mancano Gragnano e Roma, nessuna delle due città in cui è nato e vissuto gli hanno intitolato una strada o una piazza, magari nel luogo o nei pressi in cui è nato ed ha abitato.

A Gragnano, poco dopo la sua morte il consiglio comunale si fece balenare l'idea di intestargli una delle due strade in cui aveva abitato, in via Vecchia San Leone e via Vincenzo Lombardi, ma nulla è stato realizzato. Solo nel 2010, in occasione del 1° maggio, è stata apposta una lapide in suo ricordo in via Nuova San Leone, su iniziativa del Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari, Alfonso Di Nola, diretto da Giuseppe Di Massa.

 

Post scriptum

Oreste Lizzadri ha pubblicato numerosi libri, in gran parte, pur senza grandi pretese di lavoro scientifico, saggi di carattere storico, tra questi ricordiamo Le boje. Lotte del lavoro in Italia, dalle origini al fascismo, il libro era una sorta di manuale di storia del movimento operaio, una cronologia minuziosa ricca di fatti e di episodi minori, partendo dai primissimi opifici tessili alla nascita delle prime società di mutuo soccorso, arrivando alla costituzione delle prime Camere del Lavoro, fino allo scioglimento della CGL nel 1927.

Parlando della nascita delle Camere del Lavoro, citando quella di Piacenza, che fu la prima in assoluto, attribuì anche alla  Camera del Lavoro di Gragnano la stessa data di fondazione, il 1891, riprendendo con ciò un’errata informazione o trasmissione del locale delegato di Pubblica Sicurezza dell’epoca o da un errore di trascrizione degli estensori del Bollettino dell’Ufficio del Lavoro del 1911, dove è pubblicata la sbagliata data di fondazione della Camera del Lavoro di Gragnano facendola risalire al 1891, la stessa data di nascita di quelle sorte nel cuore pulsante dell’economia italiana, Milano, Torino e Piacenza.

Nel Sud la prima Camera del Lavoro sarà fondata a Siracusa nel 1893, seguito, subito dopo, da Napoli il 6 gennaio 1894. E prima di Gragnano, nel napoletano sorgeranno organizzazioni operaie a Torre Annunziata verso la fine di febbraio del 1901 e nella vicina Castellammare di Stabia nell’ottobre 1907.

Come spesso accade i successivi storici, senza controllarne la fonte primaria e fidandosi di Lizzadri, originario di Gragnano, enfant prodige del primo sindacalismo locale, hanno continuato nello sbaglio iniziale distorcendo la verità dei fatti.

Eppure bastava poco per rendersene conto, perché la svista è tanto più evidente se si considerano i numeri precedenti dello stesso Bollettino dell’Ufficio del Lavoro, (dove Gragnano non è mai citata) e quelli successivi, dove la data del 1891 non è più ripresa ma corretta con quella reale del 1909.51

 

Libri di Oreste Lizzadri:

Quel dannato marzo 1943, Milano, Edizioni Avanti!, 1962.

Il socialismo italiano dal frontismo al centro sinistra, Milano, Lerici, 1969.

Il potere ai sindacati, Napoleone Editore, 1972.

Il regno di Badoglio, Edizioni Avanti! 1962, Roma, Roberto Napoleone, 1974.

La boje. Lotte del lavoro in Italia dalle origini al fascismo, Milano, La Pietra, 1974.

L'Internazionale del lavoro. Speranze, delusioni e conquiste dei lavoratori e dei popoli oppressi dal 1945 al 1976, Milano, La Pietra, 1976.

Un articolo su Oreste Lizzadri:

Avanti!, Lotte contadine e PSI nel Sud, 13 aprile 1977, articolo di Giuseppe Barbalace.

Due interessanti articoli di Oreste Lizzadri riguardanti il locale movimento operaio sono reperibili in R. Scala, La Camera del Lavoro di Gragnano 1909 – 2009, Napoli, Longobardi Editore, 2010.

Articoli ripresi in «Il Ponte», n. 1, 31 gennaio 1973, Ricordo di Amedeo Bordiga, e da «Cronache Meridionali», 1955, Ruggero Grieco alla vigilia della prima guerra mondiale.

 

Note

1. Si coglie qui l'occasione per ringraziare il Responsabile dell'Ufficio dello Stato Civile di Gragnano, Bruno Afeltra, per la gentile e preziosa collaborazione prestata nella ricerca dei dati anagrafici.

2. La Stampa, Da Napoli, 15 aprile 1885.

3. La Stampa, I Sovrani a Napoli, 13 maggio 1885. Di notevole interesse è anche l'articolo, Le feste di Napoli. Paesi, ferrovie e maccheroni, 16 maggio 1885.

4. O. Lizzadri, La boje!,  Milano, Editore La Pietra, 1974, pp.4-5.

5. Gli anarchici di Gragnano erano Andrea Amodio, poi emigrato in Brasile, l'impiegato all'anagrafe, nato nel 1857, Emilio Ruotolo, nato nel 1873, l'ex sacerdote don Luigi Vertolano, un ex sacerdote nato nel 1883, Raffaele Ammendola, nato nel 1892.

6. Per maggiori particolari sui tumulti popolari di Gragnano del 30 aprile 1898 e dei comuni viciniori, cfr. R. Scala, Alle origini del socialismo e della Camera del Lavoro di Castellammare di Stabia, in «Studi Stabiani in memoria di Catello Salvati» 2002, e dello stesso autore, La Camera del Lavoro di Gragnano 1909 – 2009, Napoli, Longobardi Editore, 2010.

7. Luigi Perillo era nato a Napoli il 14 gennaio 1882, figlio di Paolo e Filomena Mirelli. Assunto dalle Ferrovie dello Stato nel 1910 in qualità di frenatore, si trasferì a Salerno dove continuò la sua attiva militanza nel movimento operaio. Licenziato a seguito della sua partecipazione agli scioperi durante i moti della settimana rossa del giugno 1914, fu impiegato dal comune di Torre Annunziata, dopo un breve ritorno alla guida della Camera del Lavoro di Gragnano nel 1915. Nel 1921 aderì al PCd'I e candidato nelle sue liste nelle elezioni politiche generali del 1921. Sottoposto a controllo della polizia politica fin dal 1909, fu radiato dal novero dei sovversivi nel 1942. Nel dopoguerra riprese il suo impegno politico collaborando con il Comitato di Liberazione di Ottaviano, dove si era definitivamente stabilizzato e luogo della sua famiglia d'origine ed eletto nel gruppo dirigente della ricostituita sezione socialista nella riunione del 9 luglio 1944. Cfr. R. Scala: La Camera del Lavoro, cit.

8. Avanti!, Sciopero di lavoranti pastai a Castellammare di Stabia, 8 luglio 1909, articolo di Ignazio Esposito, già noto socialista della sezione stabiese e locale corrispondente del giornale. Sulla prosecuzione dello sciopero cfr. anche 16 luglio: Lo sciopero dei pastai di Gragnano

9. Avanti!, La vittoria dei pastai di Gragnano, 28 luglio 1909, articolo di Ignazio Esposito.

10. Avanti!, Edizione Meridionale, 18 giugno 1944,  Lizzadri, Di Vittorio, Grandi, in prima pagina.

11. La data di fondazione della sezione di Gragnano, viene datata al 13 aprile 1913 in virtù dei ricordi di Oreste Lizzadri, in realtà, stando ad un resoconto del quotidiano socialista, Avanti! la sezione fu costituita verso la metà di novembre di quell'anno, approvando il suo regolamento interno il 27. Alla sua inaugurazione, avvenuta in dicembre, furono presenti Amedeo Bordiga, la sua compagna, Ortensia De Meo e Mario Bianchi, candidato intransigente alle elezioni politiche del 26 ottobre nel collegio stabiese. Cfr. l'Avanti!, 2 dicembre 1913, Nuova sezione. Il numero degli iscritti lo abbiamo rilevato dall'Avanti!, 12 aprile 1914: Elenco delle sezioni socialiste regolarmente iscritte al Partito al 31 marzo. Castellammare ne aveva 28, Torre Annunziata 65, Boscoreale 13, San Giovanni a Teduccio 15, Napoli 100.

12. Avanguardia, 1° maggio a Gragnano, n.337, 17 maggio 1914. Qui si accenna alla costituzione di un Gruppo Giovanile avvenuta pochi giorni prima.

13. Avanti!, 18 giugno 1944, cit.

14. Avanti!, Sciopero di solidarietà, 27 dicembre 1913. Alla fine del pubblico comizio tenuto nei saloni della Camera del Lavoro fu approvato il seguente Ordine del Giorno: «Gli operai di Gragnano, riunitosi in comizio, entusiasti della lotta svolta alla Camera dal Gruppo parlamentare socialista, contro tutte le frazioni della borghesia e tutte le camorre e le sopraffazioni che hanno sintesi nel nome di Giovanni Giolitti, inviano la più completa solidarietà e si dichiarano disposti ad affiancare con l’azione di classe la battaglia tanto bene intrapresa dai deputati socialisti, fanno voto che anche le sezioni della provincia, solidali con l’odierno movimento di protesta, indicano comizi per spiegare al proletariato l’alto significato morale dell’agitazione che ferve nel Paese.»

15. Avanti!, 24 gennaio 1914. Per un approfondimento dell’intera vertenza cfr. Avanti! del 27 dicembre 1913 e del 19, 24, 30 gennaio e 1° febbraio 1914. Cfr. anche di R. Scala, La Camera del Lavoro di Gragnano, cit.

16. O. Lizzadri, Il regno di Badoglio, Roma, Roberto Napoleone Editore, 1974, p.201.

17. Archivio Centrale di Stato, Prefetto a Ministro dell'Interno, 23 maggio 1912: Camera del Lavoro di Castellammare di Stabia,

18. O. Lizzadri, Ruggero Grieco alla vigilia della prima guerra mondiale, in Scala, La Camera del lavoro di Gragnano, cit. pp. 175 e 183.

19. Avanti!, Contro la guerra. I comizi, 22 agosto 1914.

20. S. Pirastu, L'utopia dell'unità. Oreste Lizzadri, Roma, Ediesse, 2006, pp.26-27.

21. Il Soviet, Dai gruppi aderenti alla Frazione, Anno III, n. 12, 25 aprile 1920.

22. Domenico Sacristano era nato a Gragnano il 15 settembre 1885. Apprese fin da ragazzo il mestiere di mugnaio, mettendosi ben presto in evidenza fomentando scioperi e agitazioni tra gli operai. Partecipò alla fondazione della locale Camera del Lavoro nel 1909, di cui fu l'estensore del primo Statuto nel 1912 e alla nascita della prima sezione socialista nel 1913. Segretario della Lega dei cassettai, fu eletto Segretario della ricostituita Camera del Lavoro fin dalla sua rifondazione nel 1920, guidando l'occupazione dei pastifici, Garofalo, Gentile e del Mulino Nastro. Nel 1919-21 fu corrispondente locale dell'Avanti! Socialista rivoluzionario, rimase fedele al PSI dopo l'avvento del PCd'I. Durante il fascismo riprese il suo lavoro di mugnaio, trasferendosi prima a Foggia e poi a Taranto per sfuggire ai continui controlli della polizia politica. Radiato dall'elenco dei sovversivi, aderì al fascismo, probabilmente per quieto vivere, seguendo la scia della maggioranza. Dopo la Liberazione non si occupò più di politica, anche se risultano alcune sue corrispondenze sul settimanale comunista diretto da Enrico Russo, Battaglie Sindacali, nell'estate del 1944. Dopo la sua morte, avvenuta il 10 marzo 1969, in suo onore fu fondato il Circolo Culturale, Domenico Sacristano.

23. La Repubblica, Mitrokhin, diciotto indagati, articolo di Claudia Fusani, 11 luglio 2001; Dossier Mitrokhin, dopo due anni indagati solo due funzionari, 18 dicembre 2001.

24. Da sempre socialista unitario, vicino alle idee del Partito Comunista, anche quando tra i due partiti non scorreva buon sangue, Lizzadri non ebbe remore a sostenere l'Unità, sottoscrivendo a suo favore. Cfr l'Unità, 25 dicembre 1924: La sottoscrizione, Oreste Lizzadri, lire 15.

25. L'Unità, Quando i lavoratori italiani non potevano festeggiare, 1° maggio 2009.

26. Avanti!, La testimonianza del compagno Lizzadri, articolo di Fidia Sassano, 29 agosto 1976.

27. Lizzadri, Il Regno di Badoglio, cit. p.25.

28. Ivi p. 48. Naturalmente Lizzadri non poté incontrare Gino Alfani il 1° giugno 1942. Il grande rivoluzionario molisano era infatti scomparso il 28 febbraio, ma si sa che il diario è stato scritto a posteriori e quindi l’autore ha semplicemente confuso le date. Mario Vicinanza rappresenterà il PCI nel primo locale Comitato di Liberazione composta da Sebastiano di Nola per la DC, Aristide Zara per il Partito Democratico del Lavoro, Andrea Lignola per il PSI.

29. Avanti!, Missione Stella. Una radio contro i nazisti, articolo di Domenico Zucaro, 26 aprile 1977

30. Lizzadri, Il Regno di Badoglio, cit. pp.137-148.

31. Ivi, p.178.

32. Avanti!, Echi dei 45 giorni, Edizione romana, 7 febbraio 1944. Il pisano Guido Buffarini (1895 – 1945), squadrista della prima ora, fu sindaco di Pisa, Podestà.  segretario federale del PNF e deputato. Sottosegretario di Stato all'Interno dal 1933 al 1943, fu antisemita e favorevole alla guerra. Dopo la caduta del fascismo aderì alla Repubblica Sociale Italiana ricoprendo il ruolo di Ministro dell'Interno. Arrestato mentre tentava di scappare in Svizzera, fu processato e condannato a morte da una Corte d'Assise Straordinaria e fucilato a Milano il 10 luglio 1945.

33. Avanti!, Il primo congresso napoletano, 2 aprile 1944.

34. Lizzadri, Il Regno di Badoglio, cit. p. 201. Per un approfondimento sul celebre sciopero, cfr. Scala, La Camera del Lavoro di Gragnano, cit.

35. Sull'ultimo numero dell'edizione meridionale dell'Avanti del 23 luglio 1944, oltre al saluto di Lizzadri, Grandi e Di Vittorio ai lavoratori napoletani, il giornale segnalava la composizione del nuovo direttivo provinciale della Fiom, a seguito del Congresso provinciale svoltosi due giorni prima, in cui apparirono i nomi dei due più importanti socialisti stabiesi, Raffaele Guida e Ferdinando Di Somma, entrambi antifascisti della prima ora e operai dei Regi Cantieri Navali. Cfr. Avanti!, n. 26, 23 luglio 1944. La redazione dell'Avanti, avvenuta la definitiva liberazione della capitale, fu rtasferita per iniziare la pubblicazione dell'edizione nazionale del quotidiano.

36. Una sintesi del lavoro durante la sua permanenza a Napoli si trova nell'intervista data all'organo socialista, pochi giorni dopo il suo rientro a Roma. Cfr. Avanti!, La posizione e l'azione del Partito Socialista nell'Italia meridionale. Intervista con Oreste Lizzadri, 22 giugno 1944.

37. L'Unità, Oreste Lizzadri lascerà la segreteria della CGIL, 28 febbraio 1947.

38. Avanti!, Trent'anni fa la prima strage di Stato, 1 maggio 1977.

39. Nelle elezioni del 1953 Lizzadri era candidato anche nella circoscrizione piemontese di Cuneo Alessandria Asti, dove risultò il primo dei due eletti socialisti, con 12.161 preferenze, ma optò per Roma. Cfr. Ministero dell'Interno. Archivio Storico delle elezioni.

40. Avanti!, La classe operaia negli anni Cinquanta. L'inchiesta parlamentare sulle fabbriche nel 1955, articolo di Giuseppe Barbalace, 30 luglio 1977.

41. L'Unità, Il compagno Oreste Lizzadri torna in parlamento, 25 ottobre 1967.

42. Camera dei Deputati, Portale Storico: IV legislatura della Repubblica Italiana, Deputato Oreste Lizzadri.

43. Avanti!, Gli ottanta consiglieri del comune di Roma. 10 socialisti, 13 comunisti, 2 azionisti, 1 demolaburista e due indipendenti, 22 ottobre 1947.

44. L'Unità, La caduta di Cioccetti. Storia del malgoverno dc nella capitale. Come si giunse alle dimissioni del sindaco dei fascisti, articolo di Gianfranco Berardi, 19 maggio 1976.

45. l'Unità, Per protesta contro la svolta a destra. Oreste Lizzadri si dimette dal PSI, 20 giugno 1964.

46. Avanti!, Rientra nel PSI Oreste Lizzadri, 30 maggio 1971.

47. Avanti!, Gli 80 anni di Oreste Lizzadri. La storia delle sue lotte, 16 maggio 1976.

48. Avanti!, Improvvisa morte del compagno Oreste Lizzadri, 31 luglio 1976;  l'Unità,  È morto il compagno Oreste Lizzadri, 31 luglio 1976.

49. Avanti!, Dai sindacati il colpo di grazia alla Monarchia, articolo di Oreste Lizzadri, 2 giugno 1976.

50. Avanti!, A Gragnano si ricorda Lizzadri, 9 ottobre 1977; Avanti!, Alla memoria di Oreste Lizzadri la sezione di Gragnano, articolo di Gianni Lubrano, 11 ottobre 1977.

51. Bollettino Ufficio del Lavoro, vol. XVI, n. 3 settembre 1911, tab. p. 404. Per maggiori dettagli cfr. Scala, La Camera del Lavoro di Gragnano, cit. pp.13-14.