Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La Chiesa siriaca

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Un errore prospettico, diffuso anche fra gli storici ma profondamente sbagliato, è ritenere che il cristianesimo sia esistito quasi esclusivamente in Europa nel periodo compreso all’incirca fra l’espansione dell’Islam e l’inizio delle grandi esplorazioni geografiche europee.

In realtà, un cristianesimo africano resistette piuttosto a lungo alla pressione dell’Islam anche in nord Africa e nell’attuale Sudan, prima di scomparire, mentre i cristianesimi copto ed etiopico esistono ancora oggi, sebbene il primo sia da tempo minoritario.

Parimenti, nel Vicino Oriente buona parte della popolazione rimase cristiana in Siria e Mesopotamia, persino in parte dell’Arabia, per non parlare dell’Anatolia che fu greco-ortodossa sino all’invasione turca del tardo XI secolo e delle chiese cosiddette nazionali di Armenia e Georgia.

Inoltre, per circa quattro secoli (VII-XI) la chiesa cristiana con più fedeli fu, per quanto è possibile comprendere, quella cosiddetta “nestoriana” o “siriaca”, distinta in occidentale ed orientale. Si tratta di una delle confessioni religiose cristiane la cui frattura con quella latino-cattolica e greco-ortodossa si ebbe con il rifiuto del concilio di Calcedonia (451).

 

Oggigiorno è ridotta al lumicino ed a rischio d’estinzione, ma grazie alla sua posizione geografica ed ad una intraprendenza missionaria eccezionale per lungo tempo fu la principale chiesa cristiana. Al momento del suo apogeo, agli inizi del secolo XII, la chiesa siriaca cosiddetta orientale aveva episcopati dalla Siria ad ovest sino alla Cina ad est, dalla Siberia a nord fino all’India meridionale a sud. Il suo katholikos, il patriarca della chiesa, aveva alle proprie dipendenze 27 diocesi metropolitane e circa 250 vescovadi, sparsi in Arabia, Mesopotamia, Iran, Afghanistan, India, Tibet, Asia centrale, Siberia, Mongolia, Manciuria, Cina.

I “nestoriani” (termine scorretto, ma di uso comune per comprensibilità) erano, con poche eccezioni, minoranza ovunque, tuttavia l’estensione territoriale della chiesa era assolutamente eccezionale per l’epoca e portava ad avere un numero di fedeli (è stato supposto) persino maggiore di quelli esistenti rispettivamente nell’impero di Costantinopoli (quindi “ortodossi”) e nell’Occidente latino nel periodo alto-medievale (ossia “cattolici”). Anche la chiesa siriaca detta “occidentale” aveva raggiunto dimensioni considerevoli, con 20 metropoliti e 100 diocesi fra Siria, Asia minore, Cipro.

Un remoto e leggendario eco di questa gigantesca espansione della chiesa siriaca giunse nell’Europa medievale con la creazione della leggenda del “prete Gianni”, immaginato come potente sovrano cristiano abitante in una ignota località dell’Asia. Famosi viaggiatori europei come Marco Polo e Giovanni di Pian dal Carpine poterono scoprire di persona l’esistenza di “cristianità perdute” nel cuore dell’Asia, anche se le conobbero quando esse erano già giunte nella loro fase calante.

Il rapido declino della chiesa siriaca orientale incominciò con la grande espansione mongola, che colpì popolazioni in buona misura convertite che abitavano a nord della grande muraglia. Successivamente, essa fu oggetto di persecuzioni contemporanee da parte di Tamerlano e della dinastia Ming.

La concorrenza di altre religioni, specie l’Islam che ebbe un successo molto superiore presso turchi e mongoli anche per la sua maggiore consonanza alla loro cultura tradizionale, sporadiche persecuzioni locali (come in Iran), l’adesione solo parziale di molti fedeli al cristianesimo per la sua coabitazione con altri culti e credenze (specialmente lo sciamanesimo nell’immensa terra delle steppe dell’Asia centrale e settentrionale) condussero ad una vertiginosa decadenza e già nel secolo XV sopravvivevano soltanto pochi episcopati.

Oggigiorno ciò che rimane della chiesa siriaca orientale, i cui membri sono detti talora “caldei” od “assiri” o magari “giacobiti”, è sparsa fra Iraq, Iran, India.

 

 

 

Note

Si riportano qui soltanto alcuni suggerimenti bibliografici, fra cui spicca uno studioso di primaria importanza per la conoscenza della chiesa siriaca nell’Asia profonda, lo storico Wolfgang Hage.

J. M. Fiey, Chrétiens syriaques sous les Abbassides surtout à Bagdad (749–1258), Louvain, 1980.

W. Hage, Das orientalische Christentum, Stuttgart, 2007.

Hage, Christentum und Schamanismus. Zur Krise des Nestorianertums in «Zentralasien», in J. von Bernd-Rudolf Mohr (a cura di),«Traditio, krisis, renovatio», 1976.

Hage, Der Weg nach Asien: Die ostsyrische Missionskirche, in «Knut Schäferdiek», (a cura di), Die Kirche des früheren Mittelalters, München, 1978

M. Tamcke, (a cura di), Syriaca. Zur Geschichte, Theologie, Liturgie und Gegenwartslage der syrischen Kirchen. 2. Deutsches Syrologen-Symposium (Juli 2000, Wittenberg) Münster/ Hamburg/ London 2002.

 

 

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