Forsan et haec olim meminisse iuvabit
L'idea basalto eroica ricostruita in merito agli sguardi delle donne e degli uomini, rivoluzionarie e rivoluzionari, del 1799, si rappresentò subito nella mia mente, anche se allora ero solo un vivace ragazzino di scuola media. Certo, proprio non sapevo che circa 20 anni dopo, avrei avuto la possibilità di scrivere proprio in quel giornale che raccontava di Libertà ed Eguaglianza. Ed infatti, circa 20 anni dopo, era il 2015 e dimoravo a Napoli presso la piazza intitolata al compositore Vincenzo Bellini, quando mi giunse la notizia che il mio saggio Lo stato culturale in Italia1 veniva accolto e pubblicato sul Nuovo Monitore Napoletano, alla cui Redazione, speranzoso, inviai il testo alcuni giorni prima. Fui molto emozionato, e le ragioni di tanta emozione sono da trovarsi nella genesi del Periodico, nel suo significato odierno, ovvero quello di espressione di una Utopia repubblicana realizzata, eroicamente, sia pur per pochi mesi. I napoletani vissero liberi, eguali, cittadini repubblicani, già nel 1799 e tale storia resta viva e forte in noi cittadini euro-italiani. Come disse Calamandrei nel suo famoso discorso ai giovani: «E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!»
Ed ancora: «Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione». Dalle parole del Calamandrei, ripenso a quella rivoluzione napoletana come materna storica dei nostri Partigiani, e quel progetto di Costituzione della Repubblica napoletana come materno verso la Costituzione della Repubblica italiana, come materno verso i principi dell'Unione europea, come materno verso le democrazie avanzate, verso i diritti fondamentali ed i principi dello Stato di diritto che sorgevano in chiave moderna in epoca illuministica. Vero che l’ordinamento repubblicano partenopeo ebbe vita breve ed il progetto di costituzione di Francesco Mario Pagano2 non trovò vita nel diritto positivo. È pur vero che l’impianto filosofico-politico del progetto può considerarsi come base dello Stato di Diritto costituzionalmente garantito novecentesco: l’idea di una legge gerarchicamente superiore rispetto alle altre fonti del diritto, che definisce l’ordinamento giuridico dello Stato di diritto, e, pertanto, protetta dalla «naturale tendenza di ogni potere all’ingrandimento» (p. 129). Una concezione forte dello Stato costituzionale che solo nel secondo Novecento troverà in Italia la sua realizzazione.3 Vero che tale progetto costituzionale (che lo stesso Vincenzo Cuoco in parte criticò4), se pur materno, sia da considerarsi come un passo storico relativamente lontano dalle democrazie avanzate del secolo odierno, le quali, oggi, ad esempio, prevedono decentramento sussidiario e promuovono partecipazione civica, anche organizzata, alle politiche pubbliche. Si pensi, tra l’altro, all’istituto della coprogrammazione e della coprogettazione, nonché al Registro per la Trasparenza dell’Unione europea, ed al Codice del Terzo settore in Italia. La gestione della cosa Pubblica moderna non è più appannaggio delle sole Autorità e dei soli organi pubblici costituiti e regolamentati per Legge; le autorità odierne non agiscono avulse dalla società civile ed il loro tavolo di confronto con i cittadini non è più realizzazione di un’interlocuzione verticale, “concessa”, “subordinata”. Oggi la collaborazione e la cooperazione Pubblico/Privato è legalmente prevista inattuazione dei principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza ed economicità, omogeneità, copertura finanziaria e patrimoniale, responsabilità ed unicità dell'amministrazione, autonomia organizzativa e regolamentare, ed apre ad un nuovo pensiero di condivisione, in cui anche la Politica è condivisa ed il Cittadino assume una centralità nella Repubblica, sia come singolo, che nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, in condizioni di assoluto rispetto dei Diritti fondamentali, dei diritti umani. Quei diritti umani che sono nati su un piano di centralità dell’uomo, ma che oggi approdano e vanno decisi verso un rapporto di co-integrazione globale tra esosistema umano ed ecosistema naturale, di un “ritorno” dell’uomo nella sua madre Natura. Di questo processo di ritorno alla consapevolezza di quel che siamo, è testimone il Prof. Stefano Mancuso ne La Nazione delle Piante (editori Laterza, 2019) con cui si riprende coscienza del fatto che la Natura è l’unica vera potenza planetaria e l’uomo, anche se si comporta come se lo fosse, non è affatto il “padrone” della Terra; un’opera letteraria che amplia notevolmente la visione del campo dialettico costituzionale, aprendo ad una Costituzione scritta dal giusto punto di vista, ovvero, dalle Piante del Pianeta, in nostro soccorso. Recenti impegni istituzionali italiani, europei ed internazionali in materia di ambiente e transizione ecologica sono una testimonianza importante che l’uomo inizia a ridimensionare sé stesso, a ricondursi su un piano di umiltà e rispetto verso il Pianeta di cui è parte. È o non è questo un merito delle nostre amate Costituzioni moderne avanzate, garanzie di dialettica democratica aperta e partecipativa, nonché figlie dei Diritti fondamentali? La Costituzione italiana è una Utopia meravigliosa5, produce amore, virtute e canoscenza, condivisione e pace fra i popoli, in ogni sua parola, ed è un orgoglio sapere che tanti dei suoi principi fondamentali trovano maternità anche in quella Carta costituzionale progettata dal giurista Francesco Mario Pagano, posta a fondamento filosofico-giuridico della Repubblica napoletana e che ha contribuito fortemente, insieme ad altri percorsi giuridici, sociali, storici e filosofici, italiani ed esteri, nonché internazionali, alla nascita delle odierne democrazie avanzate. Ma può un pensiero, se pur codificato in Costituzione, divenire davvero forte senza la sua capillare e diffusa comprensione, considerate anche le limitazioni dovute a diversi livelli culturali dei destinatari? Può dirsi forte e sicuro senza la sua capillare affermazione sul piano razionale e sentimentale di ogni libero Cittadino? "Era il 2 febbraio 1799 quando Eleonora de Fonseca Pimentel e Carlo Lauberg nella tipografia di Gennaro Giaccio davano alle stampe il primo numero del Monitore Napolitano, giornale ufficiale del Governo Rivoluzionario. Il 23 gennaio, da Castel Sant’Elmo era stata proclamata la Repubblica, primo esempio di un Governo Laico e Democratico che mai il Sud dell’Italia avesse conosciuto. Fu una ventata di rinnovamento quel 1799, anzi, una tempesta, che si abbatté sulla monarchia borbonica sulla scia della Francia, la cui eco rivoluzionaria era giunta dirompente tra i patrioti illuminati non solo di Napoli, ma di tutta l’Italia, armandoli di bruciante amor di patria, pronti a sacrificare la vita pur di riscattare i sacri principi della Libertà e dell’Eguaglianza.".6 Questo prezioso patrimonio storico culturale, ha raggiunto una seconda vita grazie alla Storica Antonella Orefice, che presentava in data 5 dicembre 2011, presso Palazzo Serra di Cassano, il Nuovo Monitore Napoletano, rivista di storia e cultura, senza scopo di lucro, ove il libero pensiero degli intellettuali napoletani e del mondo avrebbero potuto trovare, libero spazio di espressione rivolto a tutti, nel chiaro interesse generale, che la cultura si prefigge, oggi come allora. Con la speciale collaborazione della Società Napoletana di Storia Patria, dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dell'Archivio Storico Diocesano di Napoli ed il patrocinio del Comune di Napoli, l'adesione ed il contributo di illustri personalità e giovani intellettuali del comparto culturale iniziò da subito a prendere il via, ma l'autorevole e consolidata rinascita del Nuovo Monitore viene da lontano. La Direttrice, Fondatrice e principale anima del Periodico di Storia, Filosofia e Cultura, infatti, mossa dalla pura passione e dalla potente energia vitale che contraddistinguono molto i suoi scritti, ha fatto della ricerca storica la sua principale ragione di vita.7 Laureata in Filosofia nel 1990, dal 1995 è stata assistente di Maria Antonietta Macciocchi8, curando studi di ricerca storica sui fatti ed i protagonisti della Repubblica Napoletana del 1799. Innumerevoli sono le sue monografie dedicate ai martiri del 1799 e la sua incessante tenacia le ha consentito di svelare particolari inediti relativi a personaggi condannati altrimenti all'oblio. La Direttrice, nel suo articolo di apertura del 5 dicembre 20119, così scriveva: «(...) E' arrivato il momento di offrirci per il bene comune.Pertanto mi rivolgo soprattutto ai colleghi intellettuali, affinché scendano dalle loro torri d’avorio per andare a diffondere il loro sapere non solo dall’alto delle cattedre degli atenei, o nei loro circoli a numero limitato, ma nelle piazze, tra la gente comune che nonostante le apparenze, non dico tutti, ma qualcuno ha voglia di imparare e spesso teme di chiedere un po’ per orgoglio, un po’ per l’incomprensibilità del linguaggio. Il Nuovo Monitore si adopererà per questo, così come avrebbe voluto Eleonora e con Eleonora tutti i repubblicani del 1799, a partire dai sacerdoti che scesero dal superbo pulpito per diffondere il catechismo Repubblicano tra le masse, e gli intellettuali che si adoperarono a redigere in dialetto il giornale del governo. Da qui il nostro impegno morale e sociale, il riscatto del passato nel presente. Giustizia nella Storia e Cultura della Legalità.(...)» È un articolo che ha molta bellezza e coraggio, perché rappresenta un chiaro invito a mettersi in discussione e porre discussioni davanti ad una platea più ampia, popolare, come voleva Eleonora, come cercava di compiere la Direttrice Eleonora Pimentel Fonseca scrivendo articoli comprensibili e divulgativi nel Monitore Napoletano, portarli alla conoscenza di tutto il popolo napoletano, per portare i principi di libertà ed eguaglianza nel cuore e nella mente di ogni cittadino napoletano. "Il Resto di Niente" di Enzo Striano lo racconta in modo particolare ed introspettivo.10 È una visione dell'intellettualità culturale che condivido fortemente, perché se questi Principi non arrivano e crescono, maieuticamente, nel cuore oltreché nella mente della maggior parte possibile dei cittadini, rischiano di non contribuire alla realtà delle cose e della vita. Infatti, in una mia recente proposta di europrogetto presentato alla Commissione europea tra il 2019 ed il 2020, in qualità di Leader applicant di un consorzio di 13 soggetti coinvolti, tra enti pubblici ed organizzazioni non profit della società civile, con un coinvolgimento fino a 10 Paesi europei, proponevo un tipo di attività che, a mio parere, potesse far leva sia sul livello di conoscenza che sul livello sentimentale dei partecipanti, verso i principi europei alla base del progetto. Non può esistere democrazia, senza amore verso la democrazia da parte dei suoi Cittadini, così come non può esistere integrazione tra i popoli europei senza amore per il progetto di integrazione. È con l’amore che si riescono a superare i limiti e le difficoltà, durante il nostro cammino democratico. Già Eleonora con il suo Giornale del 1799 proponeva un tipo di attività che rompesse i limiti dei livelli culturali popolari, che sapesse arrivare al cuore delle persone, che sapesse costruire veri Cittadini della Repubblica, innamorati, maieuticamente, dei suoi Principi. Così si traduceva anche dalle parole del caro Piero Calamandrei, nel Suo discorso sulla Costituzione, ai giovani; così esprimeva in diversi interventi, il nostro caro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella11; così scriveva la Direttrice del Nuovo Monitore Napoletano Antonella Orefice (ut supra), nel Suo articolo ove annunciava la rinascita del Nuovo Monitore Napoletano; così proponevano diverse Personalità della Storia. Di tutto questo, oggi, in cuor mio provo Gratitudine e Riconoscenza, ma anche responsabilità, perché è responsabilità di tutte le generazioni odierne, lasciare alle generazioni future un mondo pacifico e migliore; lavorare nei nostri limiti, certo, ma entro i nostri limiti, con forza e determinazione.
Note 5. Lettera aperta al Presidente della Repubblica ed alle Istituzioni, 14 febbraio 2021, Associazione non profit Le cose che vanno International (www.lecosechevanno.org) 8. https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=62110 11. https://www.quirinale.it/elementi/56979
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