Gaetana Poerio Nicotera patriota e promotrice dei diritti delle donne

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La straordinaria famiglia risorgimentale Poerio-Imbriani brilla nella memoria alta e nobile della patria Italia, del Mezzogiorno, di Napoli, non solo per le figure maschili (Giuseppe Poerio e i figli Carlo e Alessandro, il fratello Raffaele, Paolo Emilio Imbriani e i figli Matteo Renato, Vittorio, Giorgio), ma anche per le quelle femminili, da Carolina Sossisergio, moglie di Giuseppe, madre  di Carlotta, poi sposa di Paolo Emilio Imbriani, alle mogli di Matteo Renato, Irma Scodnik, e di Vittorio, Luigia Rosnati, che ne custodirono e tramandarono la memoria.

Quasi dimenticata però è stata la figura di Gaetana Poerio (Malta, 1829- Frosinone, 1915), nota e stimata al suo tempo, la cui memoria oggi purtroppo si è persa nel suo profilo autonomo, appiattita dal nome famoso del marito Giovanni Nicotera, compagno di Carlo Pisacane nella spedizione di Sapri, scampato alla morte, poi deputato e ministro.

Gaetana Poerio, figlia di Raffaele (Catanzaro 1792 - Torino, 1853) e della catanzarese Maria Teresa de’ Nobili (1801-1883), quindi cugina di Carlo, Alessandro e Carlotta, ebbe una singolare personalità civile e culturale ed una vita errabonda e di esilio come tutta la famiglia Poerio-Imbriani.

 

Gaetana nacque nel 1829 nell’esilio di Malta del padre Raffaele, ardente rivoluzionario e militare, che aveva partecipato al decennio napoleonico (1806-1815) ed alla rivoluzione del 1820-1821, subendo dai Borboni esilio e condanna a morte.

Seguì il padre nei suoi spostamenti in Francia, dove Raffaele si arruolò nella Legione Straniera, combatté tre anni in Algeria, distinguendosi per valore. Ottenne la cittadinanza e Gaetana fu educata nel collegio di Saint-Denis, dove entravano i figli degli ufficiali ed era sotto il patrocinio diretto della regina di Francia, Maria Amalia, zia del re di Napoli.

La regina aveva preso a ben volere Gaetana, anche perché il padre Raffaele era diventato compagno d’armi e amico di due figli della regina.

Nella campagna algerina cadde il fratello Annibale, che si era arruolato col padre.

Nel 1848 Raffaele corse in Italia, in Lombardia, per partecipare alla Prima Guerra di Indipendenza.

Ebbe la cittadinanza del Regno di Sardegna e si stabilì a Torino, città dove erano confluiti tanti esuli napoletani dopo il 1848 e dove morì nel 1853.

Le condizioni di vita non erano facili e Gaetana dovette aiutare la famiglia, tenendo lezioni di ricamo, di cui era espertissima.

A Torino conobbe e si fidanzò con l’esule calabrese Giovanni Nicotera, di Sambiase, Catanzaro, nipote del patriota Benedetto Musolino, per parte materna, allievo a Catanzaro di Settembrini, e che era stato costretto all’esilio per le partecipazioni alla rivoluzione del 1848.

Fu uno degli eroici difensori della Repubblica Romana del 1849 con Manara, Garibaldi, Pisacane. Nicotera era sulle posizioni repubblicane democratiche sociali di Carlo Pisacane e partecipò alla tragica spedizione di Sapri del 1857, ma fu uno dei sopravvissuti.

Condannato a morte, la pena fu tramutata nell’ergastolo durissimo di Favignana, per l’intervento di Gaetana presso la ex regina francese Maria Amalia.

Solo nel 1860 Gaetana e Giovanni (liberato dalla spedizione garibaldina alla quale si unì) poterono rivedersi e sposarsi.

Nicotera partecipò alle iniziative garibaldine di Aspromonte del 1862 e poi di Mentana nel 1867, dopo aver combattuto anche nella terza guerra di indipendenza nel 1866.

Divenne deputato e figura di rilievo nazionale della Sinistra fino ad essere nominato anche ministro. Si batté per la costruzione di infrastrutture per il Sud, specialmente ferroviarie.

Gaetana fu la compagna fedele e sapiente di tanti momenti duri della esperienza politica del marito.

Nella memoria di Carlo Pisacane, furono vicini alla sua compagna Enrichetta Di Lorenzo ed accolsero in casa la figlia Silvia Pisacane dopo la morte della madre nel 1871. Silvia fu come una loro figlia fino alla morte prematura nel 1888.

Gaetana conobbe e dialogo con le più grandi personalità del Risorgimento, da Garibaldi a Mazzini, da Pisacane a Cavour, a Mancini, ai tanti protagonisti della vita politica, civile, culturale italiana.

Tra le tante personalità della Sinistra fu vicina al deputato combattente per i diritti delle donne, Salvatore Morelli.

Quando egli morì a Pozzuoli il 22 settembre 1880, Gaetana costituì un Comitato Napoletano per la sua memoria e per un monumento.

Ispirato e guidato da Gaetana, il comitato comprendeva anche Pierina Avezzano Romano, Annina Pessina Vastarini Cresi, Camilla Amadei. Sulla sua scia si costituirono comitati anche a Bologna e Milano con la prof.ssa universitaria a Pavia Paolina Schiff, Cristina Lazzati, Anna Maria Mozzoni, Ottavia Borioni, Eleonora Burelli, Angela Foldi, Gualberta Alaide Beccari, direttrice del giornale ‘La Donna’.

Scrisse tra l’altro Gaetana Poerio nel suo appello:

Salvatore Morelli«Morelli fu l’apostolo, il difensore, il più strenuo nostro campione. Egli a noi sacrava ingegno, pensiero, la sua vita intera, lottando costantemente per la nostra redenzione morale. Egli voleva la donna intelligente, educata a forti studi, emulatrice dell’uomo... La voleva conscia dei diritti e dei doveri suoi, la voleva degna di elevare la prole, cui istillasse col latte principi di sana morale, cui la dignità materna fosse scuola di integrità di vita....

Vita intemerata quella di Morelli, spesa tutta per il proprio paese e per la propria fede. Dodici anni di lavori forzati, aspettando, nel sacrificio, la libertà della patria; venti anni di privazioni dopo il trionfo, al quale il buon Morelli non chiese il prezzo del suo martirio. Sostenne le ragioni della donna...

Sorelle del Mezzogiorno d’Italia! Questo appello che noi ci rivolgiamo è stato già rivolto con iniziativa di nobili donne alle nostre sorelle dell’Alta Italia. Noi siamo italiane tutte e la nostra opera è comune. Onoriamo dunque tutte col nostro concorso la memoria di Salvatore Morelli. Napoli, 16 novembre 1880.»

La sottoscrizione ebbe successo e lo scultore napoletano Enrico Mossuti (autore tra l’altro del monumento ai Martiri risorgimentali garibaldini di Valle di Maddaloni) completò il busto, che fu donato al Comune di Napoli, onde lo collocasse in luogo opportuno. Ma le resistenze ufficiali furono tante e solo con deliberazione del 23 maggio 1899 il Comune di Napoli accettò il dono e la proposta. Ciononostante rimase provvisoriamente nello studio dello scultore. Poi non si sa più nulla fino ad oggi.

Tutto l’incartamento sull’attività del Comitato napoletano fu dato da Gaetana Poerio per l’età avanzata alla bella figura civile di Irma Melany Scodnik, sorella di Irene, moglie di Matteo Renato Imbriani Poerio.

Irma fu una combattente non solo per il completamento dell’Unità d’Italia con Trento, Trieste, Gorizia, l’Istria, ma per i diritti delle donne, per la giustizia sociale, per la pace e l’arbitrato internazionale dei conflitti tra gli Stati.

Dedicò nel 1916 un opuscolo prezioso a Salvatore Morelli, da cui sono state tratte queste notizie, ristampato recentemente dal dott. Vincenzo Adinolfi, che ha il merito memorabile di aver salvato i resti di Morelli, che stavano per finire nell’ossario comune, salvaguardando la tomba, che può essere onorata da tutti i patrioti e specialmente le patriote italiane, ma in generale da tutti gli Esseri umani, specialmente le donne, che devono alle battaglie di Morelli l’inizio del lungo percorso, che ha portato al voto ed all’eguaglianza politica e civile della donna italiana ed europea, fino al diritto di famiglia degli anni Settanta del Novecento, non ancora pienamente attuato nello spirito, se quotidianamente violenze, femminicidi, esclusioni toccano ancora tragicamente il mondo femminile.

 

 

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