Il regime borbonico: la negazione di Dio

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Pubblicato Mercoledì, 10 Febbraio 2021 13:24
Scritto da Nicola Terracciano
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Il Regno unitario meridionale, nato coi Normanni nel Mille, è stato sempre noto a livello internazionale e storiografico nei secoli con l’abbinamento a ‘Napoli’.

L’unico periodo col quale ‘Napoli’ è stata schiaffeggiata ed eliminata ‘formalmente nella denominazione del Regno’ è stato coi Borbone assolutisti clericali arroganti e vili, che, per punire Napoli, credo, che era stata epicentro dell’esperienza rivoluzionaria nel 1799 e nel 1806, ‘fuggendo’ (arte notoria e solita borbonica) in Sicilia, protetti da ogni lato dal mare e dagli inglesi, si vendicarono da vili nel 1816.

Essi infatti, quando tornarono, sempre con l’aiuto straniero, sul trono, eliminarono dalla denominazione formale del Regno meridionale il termine nobile di ‘NAPOLI’.

Napoli fu così offesa atrocemente come se fosse una ‘Sicilia minor’, una seconda Sicilia, non degna quindi nemmeno di essere nominata.

Di questa offesa storica grave e indegna qualsiasi ‘Napoletano’ degno di questo nome, o che sia nativo di essa o che sia ad essa legato come sua ‘Alma Mater’, dovrebbe ricordarsene sempre, come ulteriore motivo di critica, di distanza e di condanna etico-politica-storica definitiva e permanente nei confronti di un regime.

Esso giunse ad essere definito nel giudizio di tutta l’Europa civile fino alla sua giusta fine storica del 1860 “una negazione di Dio”, in termini di arroganza, di umiliazione inflitte ai suoi tanti cittadini migliori, gettati innocenti, dopo processi-farsa, con spie e testimoni venduti, in carceri immonde e disumane.

 

Quello borbonico fu un regime ‘negazione di Dio’ che costrinse tutta una folla di nobili esponenti meridionali a fuggire dopo il 15 maggio 1848 dal Regno soffocante, clericale, poliziesco, assassino, trovando riparo nel liberale e costituzionale Regno di Sardegna, tra Genova e Torino, o in Svizzera, a Parigi e a Londra.

Tutta la ‘vera Napoli colta e civile’ dal 15 maggio 1848 al 1860 era o in carcere o in esilio.

E poi ci si meraviglia che sia crollato, come un albero fradicio dentro, quel regime assolutista clericale, formalmente antisemita, poliziesco con l’inquisizione e l’indice dei libri proibiti, negatore dei fondamentali diritti civili, politici, sociali, che definiscono oggi il fondamento elementare di uno stato civile degno di questo nome.