1727. Un Natale di imprevisti alla corte austriaca di Napoli

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Il 25 dicembre 1727 la corte vicereale di Napoli si appresta a festeggiare il Santo Natale. La città in questo momento è governata dagli austriaci in dipendenza dall’impero di Carlo VI con capitale a Vienna.

Lunghi preparativi hanno impegnato la corte per la celebrazione di questa festa certamente centrale tra le manifestazioni religiose della città, non solo per la profonda religiosità locale ma anche per l’attenzione riservata al rito cattolico da parte del monarca asburgico Carlo VI che abbraccia pienamente il rinnovato fervore cultuale scandito dai propositi postridentini.

Nei giorni di Natale il cerimoniale della corte napoletana, in uso anche sotto gli spagnoli, forniva l’occasione anche per rinsaldare i rapporti tra viceré, nobiltà e amministrazione locale nella cornice della festa cattolica: il cerimoniale prevedeva infatti che il 25 dicembre, nella notte di Natale, vi fosse una messa cantata con musica nella Cappella Reale alla quale il viceré e la viceregina assistevano dalla tribuna per poi prendere la comunione.

I giorni successivi erano quelli dedicati alle visite a corte: il 26 a Palazzo arrivavano gli Eletti della Città, ricevuti dal viceré, e quindi le dame, ricevute dalla viceregina; il 27 facevano poi visita al viceré il nunzio papale e i residenti delle altre corti. Infine il viceré visitava, con uscita pubblica in carrozza, l’arcivescovo.

 

Eppure, il 25 dicembre 1727 un imprevisto impone al maestro di cerimonie una innovazione del cerimoniale: il viceré, il cardinale Althann, da qualche giorno è ammalato e non può prendere parte ai festeggiamenti tradizionali. L’attenzione della corte vicereale nella gestione del cerimoniale rivelano, anche in questa occasione, come il cerimoniale fosse un mezzo anche di gestione e di rappresentazione del potere sapientemente sfruttato sia del viceré che della nobiltà locale.

L’importanza della festa, quest’anno, è perfino maggiore del solito a causa dei complicati rapporti della corte vicereale con la Santa Sede e a causa delle difficili relazioni tra Althann e l’amministrazione locale per le brusche politiche accentratrici messe in atto dal cardinale viceré.

L’imprevista indisposizione del viceré, abbinata alla complessità della situazione, rende necessaria una serie di consultazioni tra Althann e il maestro di cerimonie per evitare che un allontanamento dalla regola cerimoniale potesse creare malumori in città e inasprire ulteriormente i difficili rapporti con la nobiltà e le magistrature.

Così, anche se il viceré, come riferiscono i libri cerimoniali, è “indisposto in letto” e non se la sente di ricevere il complimento del baciamano e partecipare anche alla cappella reale, alla corte appare chiaro che è necessario preservare il cerimoniale: il viceré ordina che si faccia ugualmente la cappella reale, nonostante la sua assenza, per poi ricevere come da tradizione, nell’ordine prestabilito, la nobiltà e gli Eletti.

Ciò stabilito, il giorno di Natale la consueta numerosa folla di nobili e ministri del Collaterale si reca a Palazzo. I grattacapi per il maestro di cerimonie non sono però finiti: un ulteriore aggravamento delle condizioni di salute del viceré rende impossibile il ricevimento previsto e, alla proposta di Althann di ricevere solamente i ministri del Collaterale e gli Eletti della Città licenziando gli altri, il maestro di cerimonie deve intervenire e sconsigliare al viceré di agire in questo modo, poiché una tale risoluzione farebbe “nascere sconcerto” tra la nobiltà titolata.

Nonostante queste divergenze, le febbrili consultazioni dell’ultimo momento tra maestro di cerimonie e viceré garantiscono di salvaguardare sia il cerimoniale, con qualche modifica, che il rispetto delle gerarchie di corte: il viceré non avrebbe ricevuto subito gli ospiti, che sarebbero tornati invece l’indomani. La soluzione sembra mettere tutti d’accordo.

Gli ospiti si recano insieme nella cappella di corte e partecipano alla benedizione. Gli Eletti della Città fanno allora complimento al malandato viceré Althann ma “scoperti”, perché il viceré non se la sente di mettersi il cappello.

 

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