Lorenzo Diana sull'arresto del boss Michele Zagaria
Una liberazione.
-Ieri gli arresti politico economici. Oggi l’ala militare. Che sta succedendo?
Quello che è successo oggi è straordinario ed è la fotografia di come, in Campania, si sia perfezionato il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine. E’ stato sferrato un attacco alla camorra su più fronti: su quello militare e su quello politico economico. Oltre tutto si attaccano anche i patrimoni. Si attacca tutta la filiera. -E’ finita?
No , è però una grande sconfitta. Con l’arresto di oggi finisce una generazione, quella cresciuta con Antonio Bardellino. Anche il procuratore De Raho dice, giustamente,che il clan non è morto. Non bisogna abbassare la guardia. Già adesso, in questo momento, qualcuno ha preso il posto di Zagaria ma certo non ha la sua esperienza dovrà avere il tempo, se mai gli verrà concesso, di prendere in mano completamente il clan che adesso è una bestia ferita.
-Chi è Michele Zagaria?
Un boss con una grande capacità imprenditoriale e di infiltrazione. Sicuramente cresciuto, insieme al clan stesso, grazie alle coperture politiche ed economiche che stanno emergendo proprio in questi giorni. Pensate che il raggio di azione del clan è non legato al solo territorio campano. Un esempio per tutti qualche mese fa si è scoperta una finanziaria che tramite il prestito era entrata in partecipazione di circa 150 aziende in Veneto. E ricordiamo le attività commerciali acquisite in Umbria, Abruzzo, Roma e Emilia Romagna. Pensiamo al ciclo del cemento e dei lavori edili, agli appalti. Sono diventati imprenditori e si sono infiltrati ovunque. Una struttura forte e temibile che ha resistito ad arresti, confische sequestri. E questo perché ha beneficato, per troppo tempo, di coperture anche eccellenti. Ma oggi inizia un’altra pagina. -Ora cosa bisogna fare?
Bisogna ridare fiducia alle persone che abitano questi territori e che si sono sentiti appartenenti ad uno stato sociale rappresentato dal clan. Si sono identificati in loro. Questa non è semplicemente una gioco a guardie e ladri. Non è solo repressione che fa vincere la guerra: ci vuole la presenza dello Stato nel sociale e soprattutto bisogna dare un segnale: la magistratura non va elogiata solo quando tocca l’ala militare ma anche quando tocca i politi, i colletti bianchi quelli che fino ad oggi si sono sentiti intoccabili.
D’altra parte Zagaria è stato arrestato questa mattina in un villino al centro di Casapesenna che, a dire il vero, non è New York e quindi in molti sapevano chi era nascosto in quel bunker , isolato da 5 metri di cemento armato.
Nell’ultima visita a Casal di Principe, con l’allora capo della Mobile di Caserta Rodolfo Ruperti, si parlava proprio di quanto il clan facesse ricadere sul territorio, in vario modo, e cioè circa 900mila euro al mese!
E adesso lo Stato deve dimostrare che non sa solo colpire l’ala militare e quella politica. (intervista a cura di Laura Aprati su Malitalia) |
Pubblicazioni mensili
Nuovo Monitore Napoletano N.202 Ottobre 2025
Miscellanea Storia e Filosofia Mario Borzaga e la missione cristiana da Napoli Come il popolo palestinese è diventato categoria astratta Internati italiani: un’altra forma di Resistenza La società napoletana durante l’occupazione alleata (1943-1945) Napoli 1938-1943, immagini mai viste della città in guerra Pio IX e l’anacronistico attaccamento al potere temporale
Libere Riflessioni L'atomica sociale: come il neoliberismo ha devastato il Giappone più delle bombe nucleari Possibilità e probabilità, prolegomeni alla certezza Una riflessione di William Dalrymple su Gaza I pericoli della globalizzazione Riduzione del consumo di alcol nel mondo. Bacco rimarrà ancora tra noi? Grecia: il modello della subordinazione si evolve ancora Ranucci, una bomba per tutti noi Nobel per la pace 2025, lettera di corsa per il Venezuela
Filosofia della Scienza Un dialogo tra Popper e Lorenz
Cultura della legalità Vittime innocenti. Ottobre 1862-2019
Statistiche
La registrazione degli utenti è riservata esclusivamente ai collaboratori interni.Abbiamo 122 visitatori e nessun utente online |




Quello che dice Lorenzo Diana è proprio vero bisogna debellare una mentalità quella che ha permesso al clan di crescere indisturbato dagli anni 70 ad oggi. Quella mentalità che si è nutrita del rispetto e della sudditanza di una popolazione che viveva il clan come una specie di sportello sociale o di centro per l’impiego.