Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La Guerra Civile Spagnola (1936-1939)

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La Guerra Civile Spagnola, nota anche come Guerra di Spagna, fu la prova generale del secondo conflitto mondiale perchè ebbe un rilievo non solo per quella nazione, ma per tutta l’Europa, essendo in essa coinvolto anche tutto l’antifascismo europeo, italiano in primo piano, tra cui ‘Giustizia e Libertà’ di Carlo Rosselli, il leader più importante, propulsivo e decisivo.

Fu un’esperienza storica, che contiene lezioni cruciali anche per capire la storia successiva e l’oggi, che ancora rimuove quella importante vicenda.

In essa si svolsero due conflitti: uno tra i militari franchisti, appoggiati sempre più massicciamente dal fascismo di Mussolini e dal nazismo di Hitler, e la Repubblica Legale attaccata dal colpo di stato, che fu appoggiata e difesa invece da volontari che vennero da ogni parte d’Europa e con una presenza comunista stalinista sempre più egemone.

Essa era resa possibile dall’appoggio calcolato che diede l’Unione Sovietica, nel neutralismo colpevole di Francia e di Inghilterra (e la vittoria franchista-fascista-nazista di una guerra sanguinosa con un milione di morti ebbe un suo peso nel rendere arrogante Hitler e il mondo totalitario di destra e spingerlo verso il conflitto della Seconda Guerra Mondiale).

 

Nel mondo dell’antifascismo, si ebbero conflitti tra le opposte visioni politiche e si giunse ad una seconda guerra interna, questa volta tra gli stessi antifascisti, anche con scontri ed assassini, tra i comunisti stalinisti e le forze non comuniste (anarchici, comunisti eterodossi, socialisti, repubblicani, e anche giellisti), le cui vittime più famose furono l’anarchico italiano Camillo Berneri ed il capo del POUM Nin, assassinati nel maggio del 1937 a Barcellona dai comunisti stalinisti.

Ma altri crimini ed assassini comunisti stalinisti avvennero prima e dopo e su di essi è calato il silenzio colpevole di chi doveva, dovrebbe meglio indagare e far conoscere.

Particolarmente interessanti sono le notizie tratte da un lavoro di  Gianfranco Contu, L' altra guerra di Spagna  in cui è stato evidenziato il contributo dei sardi durante il conflitto, compreso quello di ‘Giustizia e Libertà’, che fu la prima forza antifascista italiana ed europea a scendere decisamente in campo al fianco della Repubblica Spagnola attaccata dal colpo di stato miliare fascista di Franco con le forze sociali reazionarie e conservatrici ad esso legate.1

Emilio Lussu, l’altro grande leader di GL, la massima figura dell’antifascismo sardo in esilio, benchè nei giorni precedenti la sommossa militare si trovasse in disaccordo con Rosselli circa la strategia dell’alleanza politica del Movimento con gli altri partiti di sinistra, mise subito da parte le polemiche e si buttò a capofitto nel propugnare l’intervento armato in Spagna.

Lussu, che era stato appena dimesso dall’ospedale per una grave malattia polmonare, non potè seguire Rosselli in Catalogna ai primi di agosto 1936,  per partecipare alla creazione della colonna ‘Giustizia e Libertà’: pure usò tutta la sua brillante capacità di oratore e di scrittore nelle colonne del giornale del movimento che portava la stessa denominazione di G.L.

«Io mi permetto di affermare.- scriveva Lussu, lo stesso giorno della vittoriosa battaglia di Monte Pelato - che noi abbiamo bisogno di andare in Spagna, più di quanto la Repubblica spagnola non abbia bisogno di noi. All’antifascismo italiano manca una gloria rivoluzionaria.»2

Nello stesso articolo (e successivamente in una serie di altri sullo stesso giornale nei mesi seguenti) Lussu lanciava la proposta di una Legione Italiana, qualcosa di più ampio cioè di quella che era la colonna di Rosselli, una formazione militare vera e propria, alla cui creazione avrebbero dovuto contribuire non solo GL e gli Anarchici, ma tutte le forze politiche e sindacali dell’emigrazione antifascista italiana: PSI, PCI, PRI, CGL e altri gruppi minori.

E, a quel punto, Lussu, non rinunziava, secondo il suo stile, a fare della garbata ironia sulla decisione degli altri partiti di aver rifiutato fino a quel momento l’idea di Rosselli dell’intervento armato e di volerla limitare ad “un’azione di Croce Rossa”, per inviare solo fondi e medicinali, sacchi e vestiari ai combattenti della Repubblica Spagnola.

Lussu ribatteva anche le accuse, specie di parte comunista, mosse a Rosselli, di aver avuto troppa fretta per l’intervento armato e di aver scelto, per creare la colonna italiana, proprio la Catalogna, dove era determinante l’influenza degli Anarchici e che in ogni caso ( e qui era evidente il malcelato disprezzo dei comunisti per il Giellismo e per il Libertarismo in generale) i successi militari della colonna non erano determinanti nella visione generale del conflitto spagnolo, limitati come erano ad un fronte secondario.

Lussu rispondeva infatti che la legione si era costituita dove la situazione sembrava più favorevole, anche per la presenza in Catalogna di una forte emigrazione italiana.

Una nota redazionale del settimanale ‘Giustizia e Libertà’ contestava l’affermazione comunista della scarsa efficacia che il successo militare della colonna avrebbe avuto ai fini della guerra, in quanto proprio la vittoria di Monte Pelato aveva consentito alle forze repubblicane di tagliare le comunicazioni fra Huesca e Saragozza.

Quanto alle preoccupazione della prevalenza degli Anarchici in Catalogna, Lussu affermava che la futura Legione italiana avrebbe combattuto a fianco degli Anarchici e in un settore dominato da essi, ma sempre nella più totale autonomia politica e militare. Aggiungeva che comunque l’antifascismo italiano combattente non avrebbe preso ordini da nessuno sul piano politico.

La Legione italiana che si formerà insomma non dovrà dipendere né dagli anarchici, né dai comunisti, né dai socialisti, ma solo dal Governo Repubblicano e dal comando supremo dell’esercito spagnolo.

La proposta di Lussu per la costituzione di una Legione Italiana, benchè partisse sempre dall’idea di Rosselli di un allargamento dell’originaria colonna, presentava però una concezione organizzativa del tutto nuova.

La legione avrebbe dovuto raggiungere le forze di una brigata di tipo binario (cioè di due reggimenti), rinforzata da una sezione di mitraglieri e da una batteria di campagna e possibilmente da alcune autoblindo.

La disciplina doveva essere del tipo di un moderno esercito regolare, senza la quale-diceva Lussu non era possibile vincere la guerra.

Per quanto riguarda le fasi successive) Lussu aveva cercato in tutte le maniere di fare in modo che il battaglione ‘Garibaldi’ (egemonizzato dai comunisti stalinisti) e la colonna ‘Ascaso Rosselli’, egemonizzata dalla componente libertaria fossero riuniti in un’unica formazione che sarebbe diventata, appunto, l’agognata ‘legione Italiana’, Prevalsero invece le diffidenze politiche tra comunisti e socialisti da un lato e anarchici e giellisti dall’altra e non se ne fece nulla. «Malauguratamente - scriveva Lussu- con palese disappunto nel settimanale ‘GL’ si sono creati due specie di fronti popolari in seno all’antifascismo italiano, E uno guarda l’altro in perfetto cagnesco. Ciò è un non senso…io affermo che due fronti popolari italiani in Spagna sono troppi.»

Subito dopo la battaglia di Guadalajara (8-18 marzo 1937), una delle poche con esiti vittoriosi per l’esercito repubblicano e dove fu notevole l’apporto del battaglione ‘Garibaldi’, Lussu decise di partire per la Spagna, con l’intenzione di visitare i punti più vitali del fronte e soprattutto quelli dove erano impegnati i volontari italiani.

Il viaggio doveva subire un ritardo a casa degli avvenimenti di maggio a Barcellona e solo alla fine del mese riusciva a procurarsi un passaggio in aereo da Tolosa alla capitale catalana. Prima di partire incontrò Rosselli, co quale cercò di chiarire alcune divergenze sorte sulla linea politica del Movimento. Rosselli nei mesi successivi alle sue dimissioni dal comando della Colonna ‘G.L. era ritornato più volte, sul giornale del Movimento, sul tema della ‘Legione Italiana’ e sulla necessità di mettere da parte gli interessi di partito per unificare le forze nella lotta al fascismo. Benchè malfermo di salute, continuò ad occuparsi, durante la forzata convalescenza a Parigi, degli avvenimenti spagnoli, fino alla sua tragica fine che si consumò il 9 giugno dello stesso anno.

Quell’incontro un po’ tempestoso con Lussu, alla fine di maggio, doveva essere l’ultimo fra i due amici fraterni, entrambi fondatori del Movimento ‘G.L.’ Non si dovevano rivedere mai più. Lussu arrivò a Barcellona ai primi di giugno e prese contatti con i dirigenti della ‘Brigata Garibaldi’ (Randolfo Pacciardi, Libero Battistelli, Renzo Giua, Ilio Barontini, Pietro Nenni).

Ebbe un cordiale colloquio con i due sardi superstiti dei 10 che erano prima della battaglia di Guadalajara. Dovette però interrompere bruscamente il giro del fronte e il 15 giugno apprese come un fulmine la notizia che Carlo e Nello Rosselli era stati assassinati dai ‘cagoulards’ francesi in una località climatica il 9 di giugno (però i colpi crivellati di pugnalate furono ritrovati soltanto l’11 giugno). Lussu tornò precipitosamente a Parigi, appena in tempo per partecipare ai solenni funerali dei due antifascisti italiani.

 

 

 

 

Bibliografia

 

1. G. Contu, L' altra guerra di Spagna, Zona Editore, Genova, 2009.

2. E. Lussu, La Legione italiana in Spagna, in «Giustizia e Libertà», Parigi, 28 agosto 1936.

 

 

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