Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

L’amicizia tra Alessandro Poerio e Giacomo Leopardi

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Durante la sua pur breve esistenza, Alessandro Poerio ebbe modo di intessere un'amicizia di affinità elettiva con Giacomo Leopardi.

I due poeti si incontrarono a Firenze nel 1827 al Circolo Letterario G.P. Vieusseux e la loro amicizia durò fino alla morte del poeta di Recanati.

Il Poerio presentò al Leopardi Antonio Ranieri e inoltre lo introdusse nel salotto letterario di Fanny Targioni Tozzetti. I due poeti col tempo divennero due “anime gemelle” pur avendo posizioni diverse nei confronti di argomenti, quali il patriottismo, decisamente più sentito da Alessandro Poerio, e soprattutto per quanto riguardava la fede cristiana, essendo il Poerio un credente.

Ma le divergenze non inficiarono il loro rapporto di stima e di fraterna amicizia, nonostante, come evidenzia Benedetto Croce, il Poerio «ne udiva di acerbe parole, anzi maligne, da Nicolò Tommaseo contro il Leopardi.» […] Alessandro grandemente ammirava l’arte del recanatese, che rispondeva al suo concetto di poetica, e giustamente giudicava ben diversamente dal Tommaseo la sostanza civile e religiosa del sentimento leopardiano.»

Essi avevano molte cose in comune, non solo riguardo a pensieri, sentimenti e affetti, ma anche per quanto concerneva le difficoltà della vita e i mali propriamente fisici.

Ciò contribuì anche a far superare in maniera agevole e profonda gli occasionali screzi, che pur vi furono, tra i due dovuti al fatto che Leopardi provasse risentimento per una forma di devozione che Alessandro mostrava verso il Tommaseo.

A tal riguardo, Antonio Ranieri agevolava, quando si mostrava necessario, il giusto riavvicinamento tra Leopardi e Alessandro.

Durante il soggiorno napoletano del poeta di Recanati, Poerio era sempre con lui e il Ranieri, anche «quando quei due andavano in villeggiatura sul Vesuvio, anche colà Alessandro si recava talvolta a visitarli. Si prestava a facilitar loro lo scambio dei libri col De Sinner.»

Anche negli anni trascorsi a Parigi - come riporta Anna Poerio Riverso nel suo lavoro dedicato agli antenati, «dal 1830 al 1835 il Poerio non smise mai di rivolgere il suo pensiero ai suoi amici in Italia, e in una lettera, scritta da Versailles il 10 luglio 1834 ed inviata al Ricciardi, chiedeva informazioni sul Leopardi, che nel frattempo si era trasferito a Napoli.»

Identicamente Giacomo Leopardi da Napoli aveva nel cuore l’amico, di cui chiedeva notizie tramite i familiari del Poerio oppure al De Sinner, allorché non aveva occasione di corrispondere direttamente con Alessandro.

Quando nel 1837 la salute del Leopardi peggiorò, il Poerio fu testimone delle incessanti cure che questi riceveva dall'amico comune Antonio Ranieri, il quale spesso gli confidava le difficoltà che doveva affrontare per aiutare l’amico malato.

Purtroppo, Alessandro non poté assistere il Leopardi nei suoi ultimi giorni di vita perché in quel periodo fu costretto a recarsi col padre a Catanzaro per la causa del Longobucco; ma il Ranieri gli scrisse mettendolo al corrente dell’avvenuta morte del loro comune amico e, da Castiglione, in provincia di Salerno, il Poerio rispose, il 24 giugno 1837, con una lettera in cui esprimeva il suo immenso dolore:

«Io non so darmi pace della sua morte, eppur la prevedeva […]. Io solo posso comprendere il dolore, perché parecchi anni fa compresi ed amai Leopardi; discordi in molte opinioni eravamo, di cuore fratelli, e gli feci conoscere te come degnissimo di lui.»

Alessandro Poerio dedicò due bellissime liriche all'amico di Recanati.

Di seguito si riportano i versi della poesia scritta nell’ottobre del 1843, che reca il semplice titolo A Giacomo Leopardi ed è pregna dell'essenza della poetica del grande poeta di Recanati:

 

Così cantasti del mortal dolor  

come colui che da pietà costretto  

non può celar l'amore.  

E le vigilie del pensoso petto  

viene dal profondo e trema di desìro  

E ferve l'intelletto del tuo sospiro.  

Ma perché d'un pensiero ti fa divieto  

che solo ogni dolor si compone in pace  

a intentabil secreto  

movendo assalto con parola audace?  

E non t'alza la fede onnipotente  

L'ingenita virtù porti tua mente.  

Interminato immaginar sereno  

D'ignote altezze ne largi Natura  

E a te pioveva nel seno sua Provvidenza splendida e sicura.  

Deh! Ma non mettere le mani ingiurose  

nel vel contesto di sì vaghe cose  

Ma come il raggio  che dovunque offende  

si torce in alto e alla patria torna.  

Tal il tuo verso ascende  

e il tuo disperar così si adorna  

E trasfigura di beata luce  

che al Ver, cui chiami errore, altrui conduce.  

E manda a' tuoi lamenti innamorati  

l'eterno verdeggiar dell'altra sponda  

i tuoi spirti odorati.  

Spesso l'anima mia si fe profonda  

di gioia del tuo carme, e sol mi dolsi  

che dall'affanno tuo pace raccolsi.

 

 

 

Bibliografia:

B. Croce, Una famiglia di patrioti, Laterza, Bari, 2010.edizione 2010.

A. Poerio Riverso, Alessandro Poerio. Vita e Opere,  Fiorentino, Napoli, 2000.

 

 

 

 

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