Le misure italiane anti epidemiche che fecero scuola per 500 anni

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Categoria: Storia e Letteratura - Miscellanea
Creato Lunedì, 16 Marzo 2020 17:20
Ultima modifica il Lunedì, 16 Marzo 2020 17:50
Pubblicato Lunedì, 16 Marzo 2020 17:20
Scritto da Davide Simone
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In alcuni lavori precedenti si era già parlato delle misure di sicurezza adottate dall'Italia pre-unitaria per far fronte alle grandi epidemie che colpirono a varie ondate lo Stivale, da Sud a Nord. Misure spesso avveniristiche per l'epoca, sebbene basate su conoscenze primitive, e destinate a fare scuola, anche all'estero e nei secoli successivi.

Entrando nello specifico, dalla metà del XIV secolo città come Milano, Venezia e Firenze decisero di rendere stabili e permanenti le loro Magistrature di Sanità, uffici all'avanguardia creati durante la peste del 1348-1351, ma all'inizio di carattere esclusivamente temporaneo ed emergenziale.

Con le nuove disposizioni, le autorità pensarono innanzitutto alla prevenzione migliorando le condizioni igieniche generali e ampliando e potenziando le strutture medico-sanitarie, così da non farsi trovare impreparati in caso di epidemia.

«La parte preservativa è più nobile assai, e più necessaria che la curativa» scrisse il medico genovese Giovan Agostino Contardo nei giorni della pestilenza del 1576.

Come ha spiegato a riguardo lo storico Carlo Cipolla «le magistrature di sanità vennero ad occuparsi della qualità dei generi alimentari venduti sui mercati, dei movimenti de medicanti e delle prostitute, delle condizioni igieniche prevalenti nelle case della povera gente, delle farmacie e della qualità e dei tipi di farmaci veduti, delle fognature, del funzionamento degli ospedali, delle attività della professione medica, delle condizioni igieniche delle taverne e delle bettole, del movimento delle merci dei viaggiatori, dei pellegrini e delle navi, delle quarantene delle navi dei viaggiatori e delle merci sospette, della istituzione dei passaporti sanitari per i viaggiatori e per le merci, della tenuta di registri di morti in cui ci fossero indicate l'identità del defunto, la sua residenza e la sua professione e la presunta causa di morte con l'accompagnamento della relativa dichiarazione medica. E mille altre cose ancora.»1

Provvedimenti destinati a fare scuola, dicevamo, basti pensare che essi furono ripresi in Inghilterra da Simon, Farr, Disraeli e Chadwick nei loro celebri studi per gestire l'epidemia di colera che si abbattè sul Paese nell'800.

 

1. Cfr. C. Cipolla, Miasmi e umori, Il Mulino, Bologna, 1989.