Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il crocifisso visto dagli Ebrei

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Sulla ricorrente controversia intorno al Crocifisso nelle scuole, si riporta quanto scrive Riccardo Di Segni, Rabbino capo di Roma.

«Si tratta di decidere se sia lecita l'introduzione di un segno privato in un luogo pubblico. La questione che oggi si pone del crocifisso nelle scuole, forse con un'enfasi esagerata, è quella dei limiti da porre al desiderio di una fondamentale componente della società a porre e imporre il segno della sua fede nella casa di tutti, nella quale coabitano tutte le altre parti della società...

In questo dibattito può avere qualche importanza conoscere gli stati d'animo e le domande di molti ebrei italiani.

Si dice che il crocifisso sia un segno culturale, e che non bisogna rinunciare alla propria cultura e alle proprie tradizioni per un malinteso senso di rispetto delle minoranze. E' vero che il crocifisso è anche un segno culturale, ma non è per questo che lo si vuole nelle scuole; lo si vuole perchè è prima di tutto un segno religioso, e il problema è essenzialmente religioso.

I cattolici rivendicano con giusto orgoglio che questo è per loro un segno di amore e di speranza, e non si capisce allora perchè non debba essere presente ovunque. Ma visto da altre parti, come quella ebraica, il senso di quel segno è differente.

Per noi è prima di tutto l'immagine di un figlio del nostro popolo che viene messo a morte atrocemente; ma è anche il terribile ricordo di una religione che in nome di quel simbolo, brandito come un'arma, ha perseguitato, emarginato, umiliato il nostro ed altri popoli, cercando di imporgli quel simbolo come l'unica fede possibile e legittima.

 

La storia passata della Chiesa ha trasformato quel simbolo, che dovrebbe essere di amore, in un segno di oppressione e intolleranza. L'ultimo Concilio ha cambiato nettamente la direzione, ma la richiesta ripetuta di occupare il luogo pubblico con quel segno ripropone alla nostra memoria il tema dell'intolleranza.

La domanda che allora si pone a quella parte del mondo cattolico che si batte tanto per il crocefisso è se siano tornati, o non siano mai finiti, i tempi in cui la religione cattolica ha pensato di imporsi e diffondersi non con la testimonianza e la pratica esemplare delle sue virtù, ma con l'invasione, la forza, l'occupazione.

Il problema che ci preoccupa è quale modello di religione sia dietro alle richieste dei difensori del crocifisso...come fratelli, rivolgiamo ai fratelli cattolici una domanda preoccupata sulla loro identità, sul loro modo di vivere e proporre la loro fede al mondo circostante.»

 

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