La Natura non è sempre benigna

Categoria principale: Filosofia della Scienza
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Pubblicato Mercoledì, 26 Giugno 2019 14:48
Scritto da Michele Marsonet
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Noi viviamo in un’epoca di social network e di fenomeni mediatici, e non occorre quindi meravigliarsi se a volte la realtà rischia di essere oscurata dai fenomeni suddetti. E’ inoltre evidente che sui social network si abbattono spesso ondate emotive che risultano irrefrenabili, al punto che è difficile per tutti resistere al loro richiamo.

Tali riflessioni sorgono spontanee quando si parla di casi come quello di Greta Thunberg. Senza dubbio l’ambientalismo è una cosa seria e a esso vanno riconosciuti meriti enormi. In particolare l’aver stimolato la riflessione sul contesto naturale che ci circonda e la sensibilità ai problemi creati dal progresso scientifico e tecnologico che ha rivoluzionato le nostre vite nel corso degli ultimi secoli.

Come tutti gli “ismi”, tuttavia, anche questo può facilmente prendere pieghe demagogiche se l’emotività sostituisce il raziocinio, e se le emozioni prevalgono in modo troppo netto sulla logica. Soprattutto se si sposa in pieno, senza un minimo di ragionamento, la tesi adesso prevalente secondo cui i mutamenti climatici sono “totalmente” addebitabili a noi.

Tale tesi viene ormai data come scontata (e scientificamente dimostrata) senza tener conto delle flebili obiezioni che una minoranza osa ancora rivolgerle.

Giacché è noto che la Terra è periodicamente soggetta a mutamenti climatici. Alcuni di piccola portata, altri invece di grande rilevanza. E questi ultimi – per esempio glaciazioni o epoche assai calde – si sono verificati anche in tempi piuttosto recenti.

Per esempio un indebolimento o inversione del campo magnetico terrestre – un evento tutt’altro che improbabile – provocherebbe conseguenze così catastrofiche da mettere in pericolo la sopravvivenza dello stesso genere umano. Però tale fenomeno non dipende affatto da noi, ed è lecito pensare che, se davvero accadesse, non avremmo alcuna possibilità di contrastarlo.

Si pensi inoltre alle tanti catastrofi che hanno condotto all’estinzione di intere specie milioni di anni prima che gli esseri umani facessero la loro comparsa sul nostro pianeta. I dinosauri sono il caso più noto, ma molti altri esempi si possono addurre.

Ciò significa che la realtà naturale, che non va mai confusa con quella linguistica e sociale propria della nostra specie, segue percorsi che non sono da noi determinati. Non è una realtà che produciamo e non è neppure prevedibile in modo completo, come dimostra l’impossibilità di predire terremoti ed eruzioni vulcaniche. O, ancor meglio, la realtà naturale non segue logiche di alcun tipo, tranne quelle che noi le imponiamo con i nostri schemi concettuali. Ma queste ultime sono estranee alla Natura.

Strano a dirsi, ma pare proprio che l’ambientalismo estremo creda invece all’idea che gli esseri umani riescano a controllare totalmente la realtà naturale, al punto da poter invertire il corso degli eventi. E questo rammenta da vicino le tesi di Karl Marx e di molti marxisti che ne hanno seguito la lezione, nonché quelle di Comte e del positivismo nelle sue varie versioni.

Dunque un po’ di prudenza non guasterebbe, evitando di adottare in modo acritico delle tesi soltanto perché prevalgono a livello di mass media. Inoltre, anche se la competenza non è oggi un valore apprezzato, mentre spopolano ovunque incompetenza e pressappochismo, ci si può chiedere quali siano per l’appunto le competenze di molti che oggi pontificano sulla scienza senza conoscerla affatto. A costo di essere impopolare, credo che simili quesiti vadano posti con forza.