La Repubblica Napoletana del 1799 nella labile memoria italiana

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Chi ha la pazienza e l’onestà scientifica di leggere le quasi 900 pagine di tutta la collezione del ‘Monitore Napoletano’, periodico ufficiale della Repubblica Liberaldemocratica Napoletana del 1799, pubblicata interamente a cura del devoto studioso, Mario Battaglini, non può non vivere momenti di commozione etico-politica e intellettuale nel cogliere la ‘realtà effettuale’, quasi giorno dopo giorno, di quei memorabili sei mesi di esistenza (21 gennaio - 24 giugno), che dimostrano una lucidità, un senso di ‘realismo’ politico, più dei quali non si potevano assolutamente andare.

I membri del potere esecutivo e del potere legislativo, che comprendevano le migliori menti e i migliori caratteri espressi da tutta la storia della Patria Napoletana, fecero il massimo di quello che era storicamente possibile, ed anzi aprirono una prospettiva verso il futuro che solo la nostra cara, amara Repubblica Liberaldemocratica del 1948 ha incarnato.

Sconcertano ancora oggi  la deformazione, la denigrazione, il capovolgimento che di quella memorabile esperienza sono state compiute da allora fino ad oggi.

E’drammatico e desolante che non vi siano nel cuore di Napoli , da Piazza Plebiscito a Piazza Mercato, memorie pubbliche di quei Martiri e di quell’evento, che in ogni altro paese veramente civile e nobile sarebbero onorati.

 

I Protagonisti furono uccisi, i sopravvissuti incominciarono a mantenerne una memoria deformata a partire dallo stesso Cuoco, che parlò in modo non veritiero di una ‘rivoluzione passiva o astratta’, mentre essa fu invece una rivoluzione ‘partecipata e concreta’ all’estremo.

Martellante, interessata fu la violenta azione dissolvitrice del mondo borbonico-clericale, che in modo esplicito e sotterraneo prosegue fino ad oggi, a partire dall’uso stesso di ‘giacobino’, che non corrisponde assolutamente alla ‘realtà storica’, giacchè la Repubblica Liberaldemocratica Napoletana del 1799 fu tutta ‘anti-giacobina’, nel suo moderatismo e gradualismo e senso della complessità dei problemi da affrontare e sciogliere, a partire da quello religioso.

I Borboni imposero per legge nel 1800 la distruzione di tutte le memorie repubblicane.

La successiva esperienza napoleonica (1806-1815), pur legata alla memoria del 1799 e pur facendo storica giustizia per tanti aspetti, non era in grado di sintonizzarsi su di essa, giacchè era sempre un’esperienza di nuovo cesarismo politico.

La successiva esperienza borbonica della Restaurazione fino alla sua giusta fine storica (1815-1860) continuò nella sua opera di demolizione intenzionale e scientifica della memoria.

L’esito monarchico, seppur liberale e costituzionale, del Risorgimento (1861-1922), pur avviando una prima più puntuale ricostruzione storica delle vicende del 1799, era come bloccata dal clima etico-politico dominante e non riusciva quindi a sintonizzarsi profondamente con quella esperienza.

Il periodo fascista (1922-1945) fu il più lontano non solo dall’esperienza repubblicana liberaldemocratica del 1799, ma anche da quello liberale del Risorgimento.

Il secondo dopoguerra, pur avendo conosciuto l’epocale avvento della Repubblica, è stato dominato da forze programmaticamente estranee al moto liberaldemocratico e repubblicano dell’Europa e del Mezzogiorno.

 

 

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