Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Come Pietro Casilli divenne il primo deputato socialista di Napoli

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Pietro CasilliPrima che il movimento operaio si costituisse in Partito, al Parlamento italiano sedevano vicini i primi due socialisti, Andrea Costa di Imola e Pietro Casilli di Napoli

Nato nella popolare quartiere “Mercato” il 23 febbraio 1848, figlio di Ferdinando, direttore della Banca Anonima Cooperativa  (con Cassa di Risparmio), Pietro Casilli fin .dalla giovane età si mostrò sensibile alle idee della democrazia più avanzata.

Grazie alla sua sincera e coerente fede politica, mista ad un animo oltremodo generoso, si conquistò gradualmente, prima le simpatie del popolo della Sezione Mercato, per procurarsi il favore di associazioni ed organizzazioni politiche e sociali, come anche la fiducia di tanta parte della stampa del tempo, che lo sostenne con forza nella sua volontà di essere il primo parlamentare socialista napoletano, prima ancora che ci fosse un Partito Socialista in Italia.

Nel 1880 il Casilli fondò una vasta gamma di Associazioni operaie di calzolai e guantai che lavoravano a cottimo, incisori d’oro e cappellai, lavoranti del tabacco e commessi parrucchieri. Furono proprio queste Associazioni a proporre, con un manifesto pubblico, il 10 luglio 1883, la candidatura al Parlamento di Pietro Casilli, rivolgendosi agli elettori indipendenti della III Circoscrizione politica di Napoli:

«Permettete che i figli del lavoro che godono lo stesso vostro diritto elettorale, vi raccomandano la candidatura di Pietro Casilli, uomo che, con fede incrollabile nei sani principii di giustizia e umanità, a talune pompose e inani teorie di sociale benessere, ha sempre risposto con la realtà dei fatti, onde conciliare l’arduo problema, la lotta costante tra il lavoro e il capitale».

Ma le elezioni del 1883 non segnarono la vittoria di Casilli, che comunque continuò nella sua opera di difesa della classe lavoratrice, ripresentandosi alle elezioni qualche anno dopo.

 

Il 20 novembre 1890 il giornale Napoli così  presentava la candidatura del Casilli:

«[…] Egli è il candidato degli operai, che da lungo tempo difende e protegge: egli ha vissuto in mezzo ad essi, e ne ha conosciuto i dolori e le miserie, e se ne è commosso ed ha pensato sospirando che molto si potrebbe fare, se si volesse, se si avesse animo di rialzare le sorti delle classi lavoratrici e diseredate, nelle quali pure sta racchiusa la prima forza, l’elemento più precipuo della prosperità nazionale. Se gli operai vogliono conquistare il loro ideale, se essi vogliono far sentire una buona volta la loro robusta, per quanto ancora timida, voce al gran banchetto della civiltà, si scelgano rappresentanti onesti che li sappiano comprendere e li sappiano far valere».

In seguito alla pubblicazione di questo articolo, la candidatura di Pietro Casilli fu sostenuta da il Fascio Operaio Indipendente, il  Comitato Operaio della III Circoscrizione, i gruppi di operai di S. Giorgio a Cremano, Barra e Ponticelli, dal Circolo Operaio delle Associazioni riunite di Mercato e dal Circolo Il Fascio Cittadino.

La vittoria arrise a Pietro Casilli, che il popolo dei lavoratori poté salutare “deputato” del Parlamento italiano nell’anno 1890.

Tre legislature, la XVII, LA XVIII, e la XIX lo videro tra i banchi del Parlamento. Una breve sintesi della sua attività politica fu pubblicata sull’ Avanti del 21 giugno 1959, a firma di Spartaco Cannarsa.

«Eletto al III Collegio di Napoli, nei comizi del 23 novembre 1890, entrò alla Camera per la prima volta, e prima della nascita del Partito Socialista, insieme a Prampolini, Agnini, e Maffei, dove sedevano già Andrea Costa ed Enrico Ferri […]».

Deputato in uno dei periodi più burrascosi della vita italiana e tra i più difficili del Socialismo, il suo nome non manca mai nelle grandi battaglie parlamentari del tempo; nella proposta svolta da Cavallotti per l’inchiesta della Banca Romana e per quella delle economie nelle spese militari. Come pure è presente la sua firma accanto alle grandi figure della sinistra, Bovio, Altobelli, Matteo Renato Imbriani, per l’abolizione dei dazi sui cereali e sui legumi.

Casilli fu anche tra i firmatari dell’appello lanciato al Paese dai deputati socialisti il marzo 1896, il giorno successivo alle dimissioni di Crispi, per chiedere l’abbandono dell’Africa e la immediata concessione di una larga amnistia a tutte le vittime politiche, nonché della mozione socialista per mettere sotto accusa il Governo responsabile del disastro africano di Adua.

Con Agnini, De Felice e Andrea Costa, egli fu tra i presentatori dell’ordine del giorno svolto da Filippo Turati, appena entrato a Montecitorio, con quel discorso pieno di attualità- che meriterebbe di essere riprodotto e meditato ancora oggi- e rimasto famoso col titolo: date la libertà alla Sicilia!».
Il Casilli fu anche candidato nella prima lista popolare, al Consiglio Comunale di Napoli nel 1899, dando voce e forza alle varie lotte del suo quartiere “Mercato”.

Negli ultimi anni di vita, traversie di carattere morale e di ordine economico lo abbatterono profondamente, facendolo appartare dal movimento attivo della vita cittadina.

Tuttavia, nel 1913 il Circolo Libertà e Giustizia del quartiere “Mercato” lo proclamò candidato politico anche per le successive elezioni, ma il suo fisico era oramai provato non solo dall’età, ma anche dal durissimo lavoro di politico presente ed attivo al fianco del suo popolo. Morì dopo qualche mese, il 28 marzo del 1913.

Con lui scompariva un vecchio combattente del socialismo, un raro esempio di quel passato mondo democratico napoletano, che ebbe ore fulgide di vittoria e note altissime di idealità.

Il Roma, dando la notizia della sua morte, ne ricordò la vita modesta e le alte qualità morali.

«Pietro Casilli fu a Napoli il primo e più sincero organizzatore del proletariato, e a lui si deve la creazione della società I figli del lavoro».

 

 

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