La vita di Gesù dalle fonti storiche

Categoria principale: Agiografia e Letteratura Cristiana Antica
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Creato Domenica, 15 Ottobre 2017 16:18
Ultima modifica il Mercoledì, 05 Giugno 2019 18:20
Pubblicato Domenica, 15 Ottobre 2017 16:18
Scritto da Remo de Ciocchis
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Si parla tanto di Gesù di Nàzaret e del suo messaggio d’amore e di salvezza, ma molti non conoscono bene nemmeno lo schema degli avvenimenti della sua vita. Ci si chiede come è possibile che ciò accada di fronte a un personaggio così cruciale della storia, che per molti è l’incarnazione di Dio in terra.

Non bisogna mai dimenticare che i fedeli di Gesù oggi nel mondo superano i  due miliardi e che l’evento della sua comparsa tra gli uomini  ha diviso la storia in ciò che è accaduto prima e dopo di lui. Si può certamente parlare di un fenomeno della massima importanza.

E’ bene quindi imparare a conoscere sinteticamente i dati biografici essenziali della vita di Gesù, i quali possono in un secondo momento essere approfonditi.

E’ evidente che nel tracciare in breve la vita di Gesù  l’intento è quello di evidenziare i suoi eventi con un metodo storico. Tuttavia esso – a mio avviso - non preclude la possibilità di fatti soprannaturali che si affiancano a quelli storici.

La vita di Gesù di Nàzaret può essere suddivisa a grandi linee in 15 parti che riescono a darci il quadro, per quanto possibile cronologico e chiaro, dei suoi avvenimenti.

1. Nascita di Gesù a Betlemme e la fuga in Egitto.

Si è a conoscenza, tramite gli evangelisti sinottici Matteo e Luca, che Giuseppe e Maria dal loro paese di Nàzaret in Galilea dovettero recarsi in Giudea per ottemperare a un editto dell’imperatore romano Augusto, inerente a un censimento.

Poiché era incinta, Maria partorì Gesù a Betlemme, a sud-est di Gerusalemme, e precisamente in una stalla, perché non si era  trovato altro posto per dormire. La nascita di Gesù si verificò al tempo di Erode il Grande e probabilmente il 7 o il 6 a.C.

 

Secondo l’evangelista Luca il Bambino Gesù fu circonciso e poi presentato al tempio. Sotto la minaccia di Erode, che cercava il Bambino per ucciderlo, perché poteva costituire , a suo avviso, un pericolo per il suo trono, Giuseppe e Maria decisero  di fuggire in Egitto.

E’ possibile che abbiano poi preso la via marittima di Ascalon, che era la più breve e che raggiungeva prima Gaza e poi  Pelusio in Egittto, ritrovando rifugio e sostentamento tra i molti Ebrei che in quei tempi vi vivevano.

2. Il ritorno dall’Egitto a Nàzaret e gli anni di nascondimento.

Dopo la morte di Erode Giuseppe e Maria con Gesù decisero di tornare in Palestina e precisamente a Nàzaret, loro paese d’origine, situato a circa 11 km a sud-est di Sefforis,  la principale città della Galilea occidentale.

Gesù visse a lungo a Nàzaret, aiutando il padre nel suo lavoro di falegname e mostrandosi sensibile agli studi dei testi sacri. Non si sa quasi nulla dei primi trent’anni della vita di Gesù, che vengono considerati come gli anni  di nascondimento.

Sappiamo soltanto che egli si recò, quando aveva 12 anni con i genitori a Gerusalemme. Avendo smarrito il figlio adolescente, Giuseppe e Maria lo ritrovarono in questa città  intento a colloquiare  con i dottori del tempio. Poi ritornarono insieme a Nàzaret.

3. Il battesimo di Gesù e il ritiro nel deserto.

“Nell’anno decimo quinto dell’Impero di Tiberio Cesare” (cioè il 27-28 d.C.) Giovanni il Battista, il precursore di Gesù, incominciò la sua predicazione di “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”.

Le fonti storiche ebraiche di Flavio Giuseppe e i più recenti documenti di Qumran paiono evidenziare come l’attività di Giovanni rientrasse nel profondo fermento spirituale che esisteva in quei tempi  in Giudea.

Di solito Giovanni battezzava  sia a Betania vicino al fiume Giordano (da non confondere con l’altra Betania vicino Gerusalemme), sia nella ben irrigata piana di Ennon, presso Salim, a sud di Scitopoli. E proprio a Betania, ai guadi del Giordano, giunse un giorno anche Gesù, che volle essere battezzato da Giovanni. Questo è il momento che segna l’inizio del magistero del Cristo, cioè il passaggio dalla vita privata a quella pubblica.

Era usanza che il battezzato si ritirasse per un periodo di tempo nel deserto. E ciò accadeva soprattutto  tra i seguaci della Setta del Mar Morto o Esseni, la cui località principale era Kirbet Qumran. Gli studiosi non escludono che ci siano stati contatti di Giovanni e Gesù con questa Setta, a causa della vicinanza dottrinale tra cristiani ed Esseni.  Gesù si ritirò, dopo il battesimo, per 40 giorni nel Deserto della Giudea sopra Gerico, dove – secondo la tradizione -  fu tentato da Satana che lo trasportò persino sul “pinnacolo del Tempio” in Gerusalemme.

Superata la tentazione Gesù ritornò in Galilea, mentre Giovanni continuò la sua predicazione  sino ad essere incarcerato a Macheronte, nella Perea meridionale e poi in carcere giustiziato.

4. La prima predicazione di Gesù a Nàzaret e a Cana.

A circa trent’anni di età Gesù diede inizio alla sua prima predicazione proprio a Nàzaret, suo luogo d’origine, ma i risultati furono deludenti perché non venne creduto dai suoi compaesani. Si rese conto che nessuno è profeta nella sua patria.  Pensò quindi di lasciare Nàzaret, alla quale si sentiva particolarmente legato,  e di stabilirsi a Cafàrnao.  All’inizio della sua attività pubblica - secondo l’evangelista Giovanni – Gesù fece il suo primo miracolo a Cana, tramutando l’acqua in vino, e alla presenza di sua madre Maria e dei suoi discepoli.

5. Trasferimento a Cafàrnao, la sua città.

Cafàrnao era una città sita sulla riva settentrionale del Mare di Galilea,  quasi tra i territori di Erode Antipa e di Filippo.  Era una località dagli attivi abitanti, dediti soprattutto alla pesca, che lì risultava abbondante. Essendo una città di confine doveva certamente avere un ufficio doganale, dove è probabile che l’apostolo Matteo svolgeva la sua funzione di esattore di tasse, prima che venisse chiamato da Gesù.

A  Cafàrnao esisteva una sinagoga, che aveva fatto costruire il centurione che era a capo della guarnigione locale, anche se pagano. In questa sinagoga Gesù spesso predicava.

Mentre Nàzaret era posta nell’entroterra, Cafàrnao era vicina al confine della Decàpoli con una popolazione più eterogenea e probabilmente più incline a ricevere i nuovi insegnamenti di Gesù. Il suo trasferimento da Nàzaret a Cafàrnao fu in un certo senso producente.

Fu a Cafàrnao che egli chiamò a sé i suoi primi discepoli: Simon Pietro e Andrea, pescatori, che provenivano dalla vicina Betsaida, poco al di là del Giordano, nel territorio di Filippo. Fu anche a Cafàrnao che chiamò a sé Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo. Fu ancora in questa località che Egli conferì ai dodici apostoli la loro  particolare dignità. Fu sempre qui che egli colpì molti miracoli. Ecco perché Cafàrnao fu chiamata “la sua città”.

6. Temporanei ritorni di Gesù a Nàzaret e a Cana.

Anche se il suo insegnamento si svolgeva  a Cafàrnao e intorno al Mar di Galilea, Gesù non dimenticò mai Nàzaret e non ruppe completamente i legami con la città della sua giovinezza. Marco infatti ci riferisce un episodio che ebbe luogo durante una visita di Gesù a Nàzaret. Mentre predicava, Gesù fu cacciato dalla sinagoga dai fedeli, che non credevano che “il carpentiere” potesse essere un profeta ispirato.

Contemporaneamente a questa visita a Nàzaret  si può collocare  la seconda visita di Gesù a Cana, quando guarì il figlio di un “funzionario” del Re.

Si può quindi pensare che Gesù sia tornato più di una volta a Nàzaret e dintorni e fu durante una di queste visite che egli risuscitò il figlio di una vedova di Nain.

7. Predicazione lungo il Mare di Galilea.

L’attività missionaria di Gesù si concentrò quasi sempre intorno al Mar di Galilea. Egli era solito insegnare la Buona Novella stando su una barca, mentre le folle lo ascoltavano dalla riva.

Sull’altura dietro Cafàrnao Gesù pronunciò il famoso Discorso della Montagna, nel quale vennero chiaramente affermati i principi ispiratori del Regno di Dio, fondato tutto sulla carità, sul sacrificio di se medesimo, sulla fratellanza, sull’amore persino per i nemici.

A questo regno possono appartenere solo coloro che, morti spiritualmente al peccato, risorgono trasformati interiormente al bene per la virtù redentrice del Cristo. In questo  Discorso Gesù ci insegna anche a pregare tramite il Pater Noster.

Fu pure in quest’area del Mar di Galilea che Gesù rimproverò Corazin, Betsaida e la stessa Cafàrnao a convertirsi.  Nella parte nord-orientale di questo mare, in direzione di Betsaida, abbiamo probabilmente i rilevanti fatti della moltiplicazione dei pani e dei pesci e l’episodio di Gesù che cammina sulle acque, emulato da Pietro.

Da Cafàrnao furono effettuati vari viaggi di Gesù in barca. E’ bene ricordare quello che fu fatto verso  Gadara, quando il mare in tempesta si calmò al suo risveglio con il successivo annegamento dei porci gadareni. In un altro viaggio sempre sulle acque, Gesù raggiunse la città di Màgdala, la più importante località dopo Tiberiade, famosa per la sua industria di conservazione del pesce, dove incontrò Maria Maddalena che lo seguì a Gerusalemme.

8. Viaggi di Gesù a Tiro, Sidone  e Cesarea di Filippo.

Gesù ha svolto  il suo ministero dentro i tradizionali confini della Terra Santa. Egli superò questi confini solo due volte: la prima per recarsi a Tiro e a Sidone; la seconda  a Cesarea di Filippo.

Nel primo viaggio è probabile che Gesù non entrò in queste città, ma svolse il suo insegnamento nell’ambito dei loro estesi distretti. Nella regione di Tiro guarì la figlia di una donna  fenicia ma di cultura ellenistica. Secondo l’evangelista  Marco Gesù rientrò poi a Cafàrnao, attraversando la regione interna della Decàpoli. E’ possibile che abbia toccato  i centri abitati di Abila, Dion e Ippos.

Il secondo viaggio invece, effettuato sempre con i suoi discepoli, fu più breve e si svolse nel distretto di Cesarea di Filippo, l’antica  Panea, che era stata ampliata, restaurata e abbellita prima da Erode il Grande e poi dal figlio Filippo.  Questa zona era caratterizzata da alti dirupi nei dintorni della città: c’erano in essi una particolare grotta ad dio Pan e altre nicchie, scavate nella roccia, in cui si trovavano statue di ninfe. Tutto ciò attestava una particolare  presenza ellenistica nel passato della zona.

Non si può escludere che l’imponente ammasso roccioso, visto in questo singolare luogo, abbia potuto  ispirare  Gesù ad attribuire a Simone il nome di Pietro, cioè di solida “pietra” su cui dover costruire la sua Chiesa.

9. La trasfigurazione  di Gesù  sul monte Tabor.

Dopo il ritorno dal viaggio a Cesarea di Filippo – secondo quanto ci riferiscono i Vangeli – Gesù si recò insieme ai suoi discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni sull’ “alto monte” dove avvenne la sua trasfigurazione. Le fonti evangeliche non specificano  il nome del monte, tuttavia la tradizione afferma che l’evento si verificò sul monte Tabor. Esso, per la sua particolare forma e per il suo isolamento è chiaramente visibile da tutta la Bassa Galilea e dalla valle di Esdrelon.

Il monte Tabor nei tempi biblici costituì il confine dei  territori di tre tribù.  Successivamente fu anche  un luogo fortificato per Ebrei e Ellenisti.

L’evangelista Matteo ci informa che, dopo la trasfigurazione,  a Cafàrnao avvenne un  episodio degno di essere menzionato: Gesù diede a Pietro l’ordine di pagare al tempio l’imposta di mezzo siclo per loro due, affinché “non si scandalizzino”.

10. Vari viaggi di Gesù a Gerusalemme e la resurrezione di Lazzaro.

E’ soprattutto il vangelo di Giovanni che ci riferisce  che Gesù fece parecchi viaggi a Gerusalemme durante la sua vita. Non sempre il racconto che fa di questi viaggi coincide con quello che ne fanno i sinottici. Gesù quindi visitò più volte Gerusalemme. 

Seguendo il racconto  dell’apostolo Giovanni è bene ricordare in particolare due viaggi.

Il primo fu fatto da Gesù per la Pasqua quando egli cacciò dal Tempio i cambiavalute e i venditori di animali. Giovanni Evangelista ci informa ancora che durante questo viaggio Gesù si mise poi a battezzare in Giudea.

Sempre l’apostolo Giovanni ci dice che rientrando Gesù in Galilea, invece di fare la solita e sicura strada per la Perea, al di là del Giordano, volle attraversare la Samaria, dove l’accoglienza in genere era piuttosto difficile, e si fermò al pozzo di Sicar, dove incontrò la donna samaritana, con la quale ebbe un interessante colloquio.

Sempre Giovanni Evangelista ci parla di un altro viaggio di Gesù a Gerusalemme, durante il quale Gesù guarì il paralitico alla piscina di Betzata e restò a lungo nella città Santa dalla festa delle Capanne (in autunno) a quella della Dedicazione (inizi dell’inverno) per poi ritornare forse vicino al Giordano, nel luogo ove era stato battezzato.

Poi andò a Betania, vicino Gerusalemme, dove fece il suo più importante miracolo, cioè la risurrezione di Lazzaro, suo amico già morto da quattro giorni. Questo fu il più grande miracolo compiuto da Gesù. Ed è significativo che l’abbia fatto per l’affetto che egli provava per Lazzaro e per la sua famiglia. E’ un vero e proprio inno alla bellezza dell’amicizia.

Dopo di che si ritirò nel deserto di Efraim, a nord-est di Gerusalemme, prima di ritornare in Galilea.

11. L’ultimo viaggio di Gesù a Gerusalemme.

L’ultimo viaggio di Gesù a Gerusalemme fu fatto da lui con la  convinzione, comunicata ai suoi discepoli, che era giunto il tempo “in cui sarebbe stato tolto dal mondo”.

Per gli ostacoli che la popolazione della Samaria ancora una volta opponeva al suo passaggio in questa terra, Gesù decise di andare a Gerusalemme sempre per la Perea, che veniva anche chiamata la “Giudea al di là del Giordano”.

Dalla Perea, viaggiando in direzione di Gerusalemme,  venne raggiunta Gerico, dove Gesù si fermò nella casa di Zaccheo, capo esattore delle imposte di quella zona. Fu fuori della città di Gerico che due mendicanti ciechi, con l’intervento di Gesù, riacquistarono la vista.

Proseguendo per la strada dei pellegrini, che saliva a Beftage, situata sul monte degli Ulivi, Gesù poi raggiunse Betània, dove fu ospitato nella casa di Marta e Maria, sorelle del suo amico Lazzaro.

12. Entrata trionfale a Gerusalemme e ultima cena.

L’ultima presenza di Gesù a Gerusalemme iniziò, in occasione della Pasqua, con una sua entrata trionfale nella città in groppa a un puledro di un’asina trovato in un villaggio dirimpetto a Beftage. L’accoglienza fu molto sentita  perché il popolo lo acclamò pronunciando molti  “Osanna”.

Le persone distesero i loro mantelli sulla strada dove Gesù doveva passare e agitavano rami di palma in segno di augurio. In questo contesto poi Gesù, avrebbe pronunciato  il suo discorso escatologico, che, secondo l’evangelista Marco, sarebbe stato fatto invece sul monte degli Ulivi.

Per celebrare l’evento pasquale  Gesù e i suoi apostoli  si riunirono in una casa della Città alta di Gerusalemme, appartenente a uno dei suoi discepoli. Questa casa  aveva una grande sala al piano superiore, “provvista di tutto l’occorrente e pronta” per l’ultima Cena, che probabilmente aveva il valore simile al pasto pasquale ebraico.

In questa occasione Gesù rese ai suoi discepoli il servizio da schiavo della lavanda dei piedi, preannunciò il tradimento di Giuda, pronunciò i discorsi di addio che culminarono nella Grande Preghiera sacerdotale. Infine istituì l’Eucarestia.

13. Gesù viene arrestato e processato. 

Terminata la Cena, Egli con i suoi discepoli scese verso la valle del Cedron e raggiunse il Getsèmani (il frantoio) ai piedi del monte degli Ulivi.

Fu qui che Gesù venne catturato da una folla di persone  armata di spade e bastoni, guidata da Giuda Iscariota, uno dei dodici apostoli, che aveva tradito il Maestro.

I Vangeli poi raccontano che Gesù venne condotto nella casa del sommo sacerdote Caifa e interrogato prima da Anna, sommo sacerdote precedente, e poi dallo stesso Caifa a capo di un tribunale non ufficiale. Fu durante questi eventi che Pietro rinnegò per tre volte  Gesù.

Il processo, che fu fatto, riguardò non tanto la sedizione compiuta nel tempio quanto la dottrina, ma non vide tutti d’accordo nel condannare a morte Gesù, perché non vi erano reati tali per infliggere un’ estrema pena. Si pensò alla fine di condurlo dal procuratore romano Ponzio Pilato per un reato di natura politica, per essersi cioè Gesù dichiarato “re dei Giudei”.

14. Gesù viene condannato e crocifisso.

Quando Pilato, che risiedeva nella fortezza Antonia,  si trovò dinanzi Gesù,  pensò subito di mandarlo a Erode Antipa, giacché apparteneva alla sua giurisdizione della Galilea, il quale in quei giorni si trovava a Gerusalemme nel palazzo degli Asmodei, residenza dei parenti di Erode il Grande, quando si recavano nella Città Santa. Erode Antipa lo rinviò a Pilato, perché i fatti a suo avviso si erano svolti a Gerusalemme, su cui egli non aveva nessun potere.

Pilato fece allora il tentativo di salvare Gesù ponendo il dilemma della scelta di liberare o lui o Barabba per la Pasqua ebraica.

Ma di fronte all’ostinazione dei sacerdoti del sinedrio e della popolazione ebraica, che preferirono mandare a morte Gesù al posto di Barabba, Pilato, come era solito fare, per non avere problemi di ordine pubblico, condannò Gesù alla Crocifissione.

La sentenza fu eseguita da soldati romani  che condussero Gesù con la croce addosso sul Golgota, luogo che si trovava fuori delle seconde mura di Gerusalemme. Qui fu inchiodato sulla croce insieme ad altri due condannati.

Dopo la sua morte il corpo fu sepolto – secondo la tradizione – in una tomba che apparteneva a Giuseppe di Arimatea.

15. Risurrezione e  ascensione di Gesù.

E’ certezza incrollabile dei cristiani che Gesù sia risorto dalla morte il terzo giorno dopo la crocifissione. Secondo i vangeli vi furono diverse apparizioni di Gesù risorto ai suoi seguaci. Prima di tutti a Maria di Magdala. Poi agli apostoli  sia in Galilea che i Giudea  (Emmaus,  Betania e Gerusalemme).

E’ stato anche riferito che Gesù ascese al cielo dal monte degli Ulivi.

Questa a grandi linee è la storia di Gesù.

Nell’ambito di questa storia non bisogna dimenticare che Gesù si esprimeva in parabole, tra le quali è bene ricordare soprattutto quelle del buon seminatore, del figlio prodigo e del ricco epulione e del povero Lazzaro, di cui ci parla l’evangelista Luca. Suggestive sono anche le grandi immagini del Vangelo di Giovanni, inerenti all’acqua, alla vite e al vino, al pane e al pastore. Nel cammino storico di Gesù importante è anche la confessione di Pietro, che evidenzia la grande fede dell’apostolo.

La conoscenza degli episodi della storia di Gesù è necessaria se si pensa alla grande incidenza che il fondatore del Cristianesimo ha avuto nel mondo.  Ci si chiede come sia stato possibile che un messaggio religioso e morale, sorto in una delle più remote province dell’impero romano, sia riuscito a poco a poco a diffondersi ovunque.

Quanto è accaduto ha certamente dell’eccezionale, e per un credente ciò si è verificato perché c’è stata, nel successo di questa storia, la volontà di Dio.