Il terribile Sacco di Pietramelara del 1496

Categoria principale: Storia
Categoria: Dalla Storia antica al XVII sec.
Creato Venerdì, 26 Maggio 2017 16:06
Ultima modifica il Sabato, 03 Giugno 2017 11:38
Pubblicato Venerdì, 26 Maggio 2017 16:06
Scritto da Angelo Martino
Visite: 3768

Ferdinando II d'AragonaNell’anno 1496 il casale di Pietramelara fu distrutto da Ferdinando II di Aragona, due terzi degli abitanti furono massacrati, mentre le donne furono deportate e vendute al mercato di Napoli.

“Non si vedette mai tanta ferocia e tal da far ricordare l’epoca di Nerone”, commentò lo storico settecentesco Giovanni Albino.

Dopo che Carlo VIII s’impadronì del Regno di Napoli divenendone il re il 20 maggio 1495, un’alleanza, guidata dall’imperatore Massimiliano I d’Austria e Ferdinando il Cattolico di Spagna, costrinse il neomonarca a lasciare Napoli lo stesso giorno dell’incoronazione e a battere in ritirata. Partito il re francese, Ferdinando II d’Aragona recuperò il trono.

Il feudatario di Pietramelara, Federico Montfort, si era schierato a favore dei francesi per recuperare la contea di Bisceglie, che era appartenuta ai suoi avi. I Monfort discendevano da Simone di Montfort, feudatario di Riardo, ed erano imparentati con i Montfort, conti di Campobasso e di Morcone.

Resosi colpevole di “fellonia”,  ossia il tradimento della fede giurata, Federico Monfort, vide il suo castello assediato ad opera del Conestabile del Regno accampatosi in Riardo il 1° marzo 1496.

 

La fortezza era difesa da 30-40 francesi e da un gran numero di “villani” che opposero grande resistenza.

Alla proposta degli Aragonesi di arrendersi i Pietramelaresi risposero  proferendo “parole dishoneste alla trombetta del signor re”. Allora Fabrizio Colonna chiese rinforzi e il principe Don Federico, conte di Altamura, zio del re Ferdinando II di Aragona, comandante delle operazioni di guerra in Terra di Lavoro, gli mandò 400 “stratioti” veneziani, con l’ordine di mettere il paese “a sacco et a sangue et a foco”.

Il giorno successivo, sabato 12 marzo, Fabrizio Colonna, muovendo da Riardo, dove aveva il comando, procedette all’attacco, facendo uso anche dell’artiglieria.

Smantellate le difese e le mura, nonostante l’accanita resistenza degli assediati, il Colonna occupò l’abitato e il castello, nel cui fortino si erano asserragliati i francesi e i “villani”.

Sterminati tutti, dettero l’edificio alle fiamme, come ordinato dal conte di Altamura.

Poi i massacri proseguirono di casa in casa, i soldati di Fabrizio Colonna si diedero al saccheggio, agli incendi e alle distruzioni, spianando le abitazioni al suolo,  prendendo anche “molti mascoli come femine”, li portarono a Napoli “ et il vendettero a tre ducati a bascio insino a cinque carlini l’uno.”

“Petra Moliarum ad imo diruit et singolae mulieres quinque coronatis sub hasta venundatae alia militi preaeda est concessa”. (Distrusse Pietramelara fino alle fondamenta e venduta ogni donna all’asta per 5 coronati ciascuna il bottino restante fu lasciato alle truppe), commentò ancora Albino, lo storico settecentesco.

All’entrata degli Aragonesi a Pietramelara, furono fatti prigionieri, tra gli altri, lo stesso fratello di Federico di Montfort, Villanuccio, mentre Federico riuscì con suo figlio Giovanni ad aver salva la vita.

I vincitori lasciarono libere soltanto sette famiglie che iniziarono la ricostruzione sulle rovine del paese distrutto.

 

 

Bibliografia:

Giovanni Albino, De gestis regnum neapolitanorum ab Aragonia, Napoli, 1769
Rocco Piscitelli, Storia di Riardo, Genova, 1983
Raffaele Alfonso Ricciardi, Pietramelara e la sua distruzione nel 1496, Società di Storia Patria di Terra di Lavoro,1996
Domenico Caiazza, Il Sacco di Pietramelara nel 1496, Pietramelara,1996