1799. La resistenza nel fortino di Vigliena
Il cardinale Fabrizio Ruffo aveva guidato l’esercito sanfedista nella marcia dalla Calabria a Napoli e il forte di Vigliena, sebbene situato in una posizione discosta rispetto alla strada che conduceva a Napoli passando per il Ponte della Maddalena, costituiva pur sempre una spina nel fianco dell’esercito di Ruffo, tanto più che dal mare le cannoniere dell’ammiraglio napoletano Francesco Caracciolo avrebbero potuto dar man forte ai cannoni di Vigliena nel cercare di fermare l’avanzata dei sanfedisti. Il forte, dove erano asserragliati i repubblicani, fu assaltato da un reggimento di cacciatori calabresi realisti, comandati dal colonnello Francesco Rapini, a cui si aggiunsero truppe russe che, insieme a quelle turche, combattevano per riportare il despota Borbone sul trono. Che le truppe russe in quel giorno dessero man forte ai Sanfedisti calabresi, lo testimonia non solo lo storico Pietro Colletta, ma anche altri cronisti dell’epoca, di chiaro orientamento borbonico-legittimista.
Il Colletta, in Storia del Reame di Napoli, riportò: “ La legione calabra, divisa in due, guerniva il piccolo Vigliena, forte o batteria presso l’edifizio dei Granili[…] I Russi assalirono Vigliena, ma per grandissima resistenza bisognò atterrare le mura con batteria continua di cannoni; e quindi Russi, Turchi, Borboniani, entrati nel forte a combattere ad armi corte, pativano, impediti e stretti dal troppo numero, le offese de’ nemici e de’ compagni”. In un gesto estremo il prete Antonio Toscano, che aveva resistito con i giovani repubblicani, fece saltare in aria il forte piuttosto che arrendersi, seppellendo anche molti assedianti. La presenza di truppe russe, come anche di quelle turche, fu attestata dal regio cappellano Giacinti Paulini Abruzzese: “Al ponte della Maddalena fummo salutati energicamente da un Fortino, e dal fuoco di alcune Cannoniere rivoluzionarie, che per terra, e per mare fecero gli ultimi sforzi per respingerci. Ma fattosi strada il cannone dell’impavido Moscovita, e l’ardire dell’imperturbabile Turco, videsi in un momento occupato dalle nostre truppe il Fortino suddetto”. La determinante forza dei Russi fu ribadita, in una cronaca successiva, anche dal cappellano di re Ferdinando II, Monsignor del Pozzo: “Il piccolo forte di Vigliena, al ponte della Maddalena, è assalito da’ Russi che vi entrarono a petto a petto con i repubblicani; ma uno di essi (per nome Martelli), dando fuoco alla polvere fa saltare in aria il forte, i vincitori e i vinti”. La storiografia recente ha così trovato conferma della testimonianza di Pietro Colletta, ossia che fu il sacerdote repubblicano Antonio Toscano a far saltare il forte di Vigliena. Non meno rilevante sulla questione è risultata una biografia di Girolamo Arcovito, scampato all’esplosione di Vigliena, scritta dal fratello Salvatore. In essa è stato chiaramente riportato che “dovevano i regi partitanti impadronirsi del forte Vigliena, che loro impediva di marciare all’attacco del ponte della Maddalena, onde penetrare in Napoli. I più arditi in buon numero si dispongono in colonna, ed al grido di Viva il Re, si slanciano all’assalto”[…] Allora il Cardinale s’accorge che l’impresa non è troppo facile, e fa avanzare una colonna di soldati russi, i quali procedono screpolate sotto i colpi del cannone”. Lo scontro si svolse, dunque, non tra calabresi realisti contro calabresi repubblicani, bensì tra calabresi realisti e sanfedisti, supportati da truppe russe e turche, contro giovani patrioti repubblicani armati di uno sconfinato amore per libertà.
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