Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Simone Weil, militante della storia

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Simone WeilSimone Weil non è stata una filosofa, se per filosofia intendiamo un sistema compiuto di pensiero, ma una pensatrice che non ha elaborato un pensiero compiuto come Spinoza, Kant, Hegel, ecc.

Rispetto a tutti questi filosofi la Weil ha in qualche modo scoperto il segreto della vita e della bellezza. In una vita brevissima (34 anni) e finita in modo tragico lei è passata alla storia come una mistica. I biografi fanno risalire questa vocazione a delle visioni che avrebbe avuto prima in Portogallo e poi ad Assisi.

Nata a Parigi il 3 febbraio 1909 da una famiglia medio borghese di origine ebrea, crebbe in un clima aperto ed intellettualmente vivace e studiò Filosofia presso l’Ecole Normal Superieure. Non c'è una data  che segni una svolta o conversione religiosa netta nella sua vita impegnata sempre a favore degli oppressi contro le ingiustizie e i soprusi. E ciò sia da laica che da mistica. La Weil è stata definita da Augusto del Noce un'anarchica, ed è certamente una definizione sensata che fa leva sul suo carattere ribelle.

Quando abbandonò l'insegnamento per il lavoro in fabbrica come operaia non si lasciò inquadrare in nessuna organizzazione anche se si collegava ad alcune lotte sindacali.

Quando scoppiò la guerra civile in Spagna si arruolò nelle file degli anarchici del Generale Durruti a favore della Repubblica.

Dopo l'espulsione come insegnante dalla scuola ad opera del governo di Vichy che la costrinse a lavorare  come contadina,si rifugiò in USA con la famiglia ed ad Harlem  svolse una notevole attività a favore dei poveri e degli emarginati.

Infine,in Gran Bretagna si adoperò per il governo francese ma contrasse la tubercolosi che la portò alla morte a soli 34 anni.

Simone Weil è stata una acuta interprete di Marx di cui ha accettato la analisi economica e politica e respinto la proposta di trasformazione della società (la Dittatura del Proletariato).

Nelle sue tre opere sociologiche, La condizione operaia,  La prima radice, Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale, l’autrice ha dato il suo contributo al miglioramento della classe operaia.

Ne La condizione operaia viene analizzato e sviluppato il concetto di alienazione marxista che toglie il senso del lavoro all'operaio in quanto egli non è consapevole della finalità del lavoro che svolge. Con questa prima analisi che la Weil svolge in modo approfondito in quanto lavora all'interno della fabbrica,emerge la "malheur" la miseria umana,o meglio la sventura. Sarà un concetto che l’avrebbe sempre accompagnata.

Notevole è stato il contributo all'umanizzazione del lavoro in fabbrica che andò a rafforzare le lotte sindacali del dopoguerra che anteposero  la salute e la qualità del lavoro ai miglioramenti salariali. Inoltre in Italia nell'immediato dopoguerra le opere della Weil furono tradotte,ad opera di Franco Fortini e pubblicate dalla edizioni ‘Comunità’, di Adriano Olivetti , grande imprenditore attento alle ragioni degli operai.

Dopo l'eperienza in fabbrica, Simone Weil scrisse due riduzioni teatrali di Sofocle e cioè Antigone ed  Elettra.

L'incipit di questo lavoro cita:

"Questi antichi poemi sono talmente umani da essere molto vicini a noi e possono interessare tutti. Sarebbero persino molto più commoventi per quanti sanno cosa significhi lottare e soffrire,piuttosto che per coloro che hanno trascorso la loro vita tra le quattro mura di una bibioteca".

Attraverso questi due lavori la Weil si avvicinava al Cristianesimo seppur non direttamente. La prima religione che scopriva ed apprezzava era l'Induismo nel quale, però, c’era tanto di Cristianesimo. Ma anche i Vangeli trovavano sorprendenti anticipazioni nella Grecia e soprattutto in Platone (dietro al quale l’autrice scorgeva gli Egiziani e Pitagora).

A seguito di questa riflessione, la Weil scrisse La Grecia e le intuizioni precristiane.

"La storia greca è cominciata con un delitto atroce,la distruzione di Troia. Lungi dal gloriarsi di questo delitto,come fanno di solito le Nazioni, i Greci furono ossessionati da quel ricordo come da un rimorso. Vi attinsero il sentimento della miseria umana. Nessun popolo ha espresso come loro l'amarezza della miseria umana"(op. cit.).

Con questa opera la Weil entrava nel mondo "mistico", ma in modo vigile, senza lasciarsi catturare dalla Chiesa Cattolica.

Essendo venuta in contatto con un monaco benedettino, nella Lettera a un religioso chiariva in modo inequivocabile le ragioni del suo dissenso rispetto al Cattolicesimo ufficiale.

"Quando leggo il Catechismo del Concilio di Trento, mi sembra di non aver nulla in comune con la religione che vi è esposta. Quando leggo il Nuovo Testamento, i Mistici, la Liturgia, quando vedo celebrare la messa, sento con una specie di certezza che questa fede è la mia, o più precisamente lo sarebbe senza la distanza che la mia imperfezione pone tra essa è me" (op.cit.)

Con l' Ombra e la Grazia e I Quaderni, la Weil modificò lo stile di scrittura rendendola più aforistica e quindi essenzialmente mistica.

Ma la peculiarità dell’autrice risiede nel continuo impegno nel sociale e ciò l’ha resa un raro esempio di “militante della storia”.

La Weil ha percorso la sua breve vita sui binari dell'impegno e delle visioni che le hanno ispirato pensieri elevati. Da seguace di Platone ha sempre inseguito la bellezza e spesso l'ha raggiunta con grande dolore. La sua complessa figura, accostata in seguito a quelle dei santi, è divenuta celebre anche grazie allo zelo editoriale di Albert Camus, che dopo la morte di lei ne divulgò le opere.

“Mi sono sempre proibita di pensare a una vita futura, ma ho sempre creduto che l'istante della morte sia la norma e lo scopo della vita”(S. Weil, Attesa di Dio).

 

 

 

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