Piero Gobetti e don Lorenzo Milani: un laico e un cristiano a confronto

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Pubblicato Mercoledì, 10 Agosto 2016 21:36
Scritto da Pasquale Fernicola
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Piero GobettiGiovanni XXIII, il Papa del Concilio Vaticano II, tra le cose belle che ci ha lasciato, c'è questa stupenda frase che, in un periodo tragico come il nostro, conserva tutta la sua attualità: "bisogna ricercare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide". Confesso che nello scrivere questo articolo mi sono essenzialmente ispirato a questa frase che si potrebbe definire la frase del dialogo sempre, comunque e con chiunque.

Se guardiamo in superficie, tra Piero Gobetti e Don Lorenzo Milani sembra non esserci nulla in comune. Ed invece, almeno a parere di chi scrive, c'è tantissima affinità culturale, intellettuale e soprattutto morale.

Piero Gobetti, nato e vissuto a Torino è stato, pur in una vita brevissima, uno dei più grandi intellettuali del 900. Di idee liberali, ma con un'apertura sorprendente verso il Comunismo e la Rivoluzione Russa, godeva di una grande stima da parte di Gramsci. Questi lo apprezzava a tal punto da affidargli la pagina teatrale dell'Ordine Nuovo", il giornale comunista che dirigeva. Ma Piero Gobetti non fu solo un giornalista "teatrale", fu un grandissimo organizzatore di cultura (forse il più grande se si pensa che la sua attività culturale si svolge tra i 20 e i 25 anni).

Sulla rivista "La Rivoluzione Culturale" scrissero gli uomini di cultura più in vista del ‘900 da Croce a Salvemini, Einaudi, Prezzolini, Dorso, ecc..

Oltre alla "Rivoluzione liberale", Piero Gobetti, ha scritto "Risorgimento senza eroi","Paradossi della Rivoluzione Russa","Scritti teatrali". Fu uno dei pochi, insieme a Gramsci e i fratelli Rosselli a capire la natura dispotica del Fascismo che definì con una frase celebre "L'Autobiografia di una nazione".

 

Si oppose con tutte le sue forze alla repressione scatenata dal fascismo, foraggiato e sostenuto dal capitalismo industriale e agrario. Morì in Francia nel 1926 a soli 25 anni, a seguito di un'aggressione fascista.

Don Lorenzo MilaniDon Lorenzo Milani è più conosciuto di Piero Gobetti sia perchè è più vicino a noi (è morto nel 1967) sia perché ha scritto "Lettera a una Professoressa", un vero e proprio manifesto che diventò la bandiera del 68 italiano.

"Lettera a una Professoressa"divenne un prezioso strumento di contestazione in mano ai giovani e ciò a dimostrazione che anche un prete di Santa Romana Chiesa può essere rivoluzionario, dimenticando peraltro che il primo rivoluzionario è stato Gesù Cristo.

Anche Don Lorenzo Milani è morto giovane (a poco più di 40 anni) ed anche lui come Piero Gobetti ha svolto un'intensa attività soprattutto con la Scuola di Barbiana,dove ha impartito le sue lezioni soprattutto ai figli dei contadini e degli operai. Ha avuto il coraggio di denunciare il carattere classista della Scuola Pubblica Italiana e se pensiamo che nel 2016 all'Università i figli degli operai e dei contadini non riescono ad ad entrare,ci rendiamo conto di quanto sia ancora attuale il suo messaggio. Non solo: Don Lorenzo Milani è stato il primo a denunciare la dispersione scolastica nella scuola dell'obbligo. Ed infine, in qualità di Prete e di Insegnante in una Scuola privata ha dato molta importanza all'Educazione Civica ed alla Costituzione formando più generazioni su questi temi ora trascurati nella scuola di oggi.

Ma Don Lorenzo Milani non è stato solo un eccezionale educatore, è stato un testimone di pace e un sostenitore dell'obiezione di coscienza.

Insieme con Ernesto Balducci ed Aldo Capitini ha promosso le prime battaglie in difesa della pace, così come prevista dall'art.11 della Costituzione "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.."

Per questo motivo subì un processo a seguito della denunzia  dei Cappellani Militari di Firenze. In primo grado fu assolto, mentre in appello fu condannato per vilipendio alle Istituzioni (quando era già morto). L'unica soddisfazione (postuma) fu che nel 1972 fu finalmente approvata la legge sull'obiezione di coscienza.

L'attività di questi due personaggi si è svolta in  tempi e con modalità diversi, ma ciò che li accomuna è una fede indefettibile nel proprio operato. Cosa importa che Piero Gobetti sia un laico e Don Lorenzo Milani un uomo di Chiesa? Se si va fondo sono entrambi dei laici. Perchè anche il Cristianesimo quando è testimoniato da uomini come Don Milani , è laico. Non va mai dimenticato che Cristo ha detto"Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio".

Nella biblioteca (piccola) di Don Lorenzo Milani oltre ai Vangeli, c'era "L'Apologia di Socrate" e il "Critone" a testimonianza della fonte socratica (la resistenza passiva contro le leggi ingiuste, e c'era anche Gandhi) oltre che cristiana.

Spero che da questi due scritti (disposti in ordine cronologico) si possa desumere la grande affinità spirituale tra questi due uomini che continuano a onorare la nostra Italia.

“L'eroismo tragico dell'uomo moderno, rinunciare per offrire tutto a chi di noi non si curera' e ci neghera' persino nell'atto in cui imparera' da noi quel che potevamo insegnare.

E tuttavia non fermarsi nella rinuncia perche' il nostro spirito non e' nulla , e' vilmente miserando se per un momento si astiene da quell'attivita' che e' un dovere.

Conservare il senso della responsabilita' per tutto, questo e' l'eroismo tragico perche' silenzioso,perche' umile e sconosciuto,dell'uomo moderno”.

 

Piero Gobetti

 

“Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri.   

 

Don Lorenzo Milani