I Candelabri di Nelson e la Ducea di Bronte

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Horatio Nelson, l’eroe di Abukir e Trafalgar, fu anche l’ammiraglio che ottenne il titolo nobiliare di duca di Bronte per i servigi resi a Ferdinando IV re di Napoli nello stroncare con la forza la Repubblica Partenopea del 1799 e che non esitò a far condannare a morte per impiccagione l'ammiraglio Francesco Caracciolo.

Come ha sostenuto la storica inglese Lucy Riall nel suo libro dedicato a Bronte, persino gli storici sostenitori ed ammiratori della figura dell’ammiraglio inglese hanno serie difficoltà nel giustificare simile operato. Non a caso la vicenda partenopea può essere considerato l’incipit della “leggenda nera” che in questo caso inchioda lo stesso Nelson di fronte alle sue storiche responsabilità per aver contribuito direttamente alla vendetta dei Borbone nei confronti dei giacobini napoletani e delle conseguenze che avrà il dono, vero e proprio frutto avvelenato, nel territorio brontese quando i garibaldini scenderanno in Sicilia.

L’ammiraglio ha lasciato la sua impronta anche nell’arcipelago della Maddalena ed in particolare nell’isola che porta il nome dell’arcipelago stesso.

Prima di addentrarci in quello che accadde, sarebbe opportuno focalizzare alcune punti, partendo dalle domande che chiunque dovrebbe porsi nel caso in cui ci si chieda come mai il duca di Bronte come amava denominarsi Nelson, si trovava in quella località.

In una Europa nella quale le armate napoleoniche sbaragliavano con apparente facilità eserciti agguerriti come quelli austriaci, russi e prussiani, imponendo alle popolazioni vinte il loro dominio, le isole più importanti del Mediterraneo quali la Sicilia e la Sardegna (se si esclude la Corsica che dal 1769 era diventata francese) erano di fatto protette dalla flotte inglese da una eventuale invasione della Francia.

L’arcipelago della Maddalena era strategicamente importante, poiché  poteva diventare un eccellente avamposto per una possibile attacco della sabauda Sardegna (durante il periodo napoleonico Cagliari fu la capitale del Regno di Sardegna): eventuali tentativi fatti in passato dalla flotta francese di occupare militarmente l’isola fallirono grazie alle imprese della marina sarda e di alcuni eroici marinai come Domenico Millelire e Tommaso Zonza, solo per citarne alcuni.

 

È evidente che la marina inglese vigilava per impedire una eventuale invasione francese delle due maggiori isole del Mediterraneo, che avrebbe avuto conseguenze assai gravi. L’Inghilterra con la sua potente flotta non avrebbe mai permesso ai francesi l’invasione della Sicilia ovvero della Sardegna ed avrebbe fatto di tutto per impedire una sortita francese in terra siciliana o sarda.

Questo concorre a spiegare la presenza diretta di Nelson nell’isola della Maddalena, dove fu ben accolto dalla popolazione locale, come è stato pervenuto da testimonianze del tempo e da storici locali maddalenini che su questo hanno scritto parecchio in alcune pubblicazioni, apparse anche in periodici locali e libri divulgativi.

Sappiamo che Nelson, in seguito alla positiva accoglienza fatta dai notabili maddalenini e dalla popolazione locale, consegnò un dono al prete della chiesa madre dell’arcipelago intestata a Maria Maddalena e che ancora oggi è possibile ammirare nel Museo diocesano. Il dono consisteva in due candelabri d’argento ed una croce anch’essa d’argento fatte dallo stesso ammiraglio al sacerdote.

Si può provare una sensazione particolare nel vedere questi oggetti simile a quella di Hegel quando vide Napoleone a cavallo nella città di Jena. In quel caso lo spirito della filosofia della storia, come sosteneva il grande filosofo tedesco, si manifestava fenomenologicamente tramite la figura di Napoleone, mentre alla Maddalena si ha testimonianza diretta dell’impronta della storia in un arcipelago che a sua volta diventerà famoso perché nell’isola di Caprera, collocata accanto a quella di Maddalena, si trova la fazenda costruita sul modello sudamericano di Giuseppe Garibaldi le cui imprese per un incredibile paradosso della storia sono legate a doppio filo con quelle del duca di Bronte.

Al dono dei candelabri e della croce è stata allegata una lettera autografa di Horatio Nelson, datata 18 ottobre 1804, nella quale si ringraziano le autorità locali per l’ospitalità ricevuta e di cui si riporta la traduzione nella versione di un sito maddalenino:

«Reverendo Signore, tengo a chiedere che mi sia permesso donare alla Chiesa di Maddalena un pezzo d’argento di Chiesa come piccolo segno della mia stima per i degni abitanti e del mio ricordo per il trattamento ospitale ricevuto sempre da loro dalla flotta di Sua Maestà sotto il mio comando. Possa Dio benedirci tutti. Io rimango, Rev.do Signore, vostro assai obbediente servitore. Nelson & Bronte» [sic!]

La copia anastatica della lettera si trova attualmente nel Museo diocesano della chiesa di Santa Maria Maddalena ed accanto ad essa si trovano i doni sui quali è inciso lo stemma della Ducea di Bronte.

È un particolare interessante che l’ammiraglio si firmi Nelson & Bronte, anche se in alcune versioni la grafia diviene Brontë (con pronuncia Brontie) come quella delle famose scrittrici inglesi, le sorelle Charlotte, Emily, Ann Brontë che presero il cognome dal padre che aveva voluto adottarlo proprio in onore del grande marinaio britannico.

L’ammiraglio evidentemente teneva molto al titolo nobiliare di duca concessogli da Ferdinando IV per il suo ruolo nella distruzione della repubblica napoletana e non mancava di farne sfoggio.

La permanenza di Nelson nell’arcipelago, durata dal 1803 al 1805, vide la buona accoglienza degli isolani ma incontrò invece diffidenza da parte del governo sabaudo in esilio in Sardegna e della flotta militare sarda. L’ammiraglio inglese fu responsabile di questa situazione, poiché egli convinse il suo governo a cercare di acquistare la Sardegna per la somma di mezzo milione  di sterline e propose di mettere ufficiali inglesi al comando delle navi da guerra sarde.  Ad entrambe le proposte le autorità sabaude risposero negativamente e mantennero da allora un atteggiamento comprensibilmente diffidente verso l’ammiraglio.

Appare verosimile che i tentativi d’intromissione di Nelson nelle faccende interne del regno di Sardegna fossero stati ispirati dalle sue passate relazioni con la dinastia borbonica e dalla sostanziale acquiescenza che le autorità del regno di Napoli avevano dimostrato nei confronti del potente e prepotente alleato e dei suoi desiderata. L’Inghilterra adoperò diverse volte la cosiddetta “diplomazia della cannoniere” (gunboat diplomacy) nei confronti del reame borbonico, già sotto Carlo III quando una flotta britannica si spiegò al largo di Napoli ed impose al re di recedere dall’alleanza con la Francia.

 

 

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