Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Ignazio Falconieri, illuminista e repubblicano

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Durante il vasto movimento rinnovatore della seconda metà del secolo XVIII, una vita nuova si schiudeva anche nel Regno di Napoli con la illuminata partecipazione degli uomini di pensiero.

Le attività pratiche si sostituivano a quelle essenzialmente teoretiche ed il generale atteggiamento mentale si orientava verso l'esame dei problemi di più urgente necessità per una soluzione più aderente alle esigenze particolari del momento.  

Le scienze, la filosofia e finanche le lettere perdevano quel significato astratto e convenzionale per innestarsi al fervore spirituale dell'epoca, il movimento innovativo  suscitava entusiasmo, adesione e speranze in tutti coloro che guardavano nell'avvenire un'ordine nuovo di vita.

Tra le figure notevoli dell'epoca ci fu il sacerdote Ignazio Falconieri. Da una valutazione complessiva della sua  personalità si evince un impegno continuo nella vita quotidiana, nella politica e soprattutto nella scuola,  luogo nel quale bisognava iniziare l’opera del mutamento sociale, indirizzando i giovani verso principi di profonda moralità, insegnando loro ad affrontare i problemi concreti,  il dibattito sulle riforme e la loro realizzazione, prima in armonia con la monarchia, poi  dopo il tramonto del riformismo borbonico in antagonismo con essa.

 

Nato in Monteroni in Puglia il 16 febbraio 1755, Ignazio Falconieri  compì i suoi primi studi a Lecce con grande profitto per poi recarsi a 14 anni nel seminario di Nola per frequentare i corsi superiori di grammatica, retorica e letteratura ellenica.  Il grado di sapere raggiunto gli conferì per meriti la nomina a professore di lettere nel medesimo seminario.

Il suo insegnamento divenne presto una  cattedra di virtù e di saggezza che annoverò tra i suoi discepoli Vincenzo Galiani e Vincenzo Russo.

Per Falconieri l’insegnamento costituiva una vera ragione di vita, tanto da assumere il carattere dominante di tutta la sua personalità  In seguito al pieno successo della sua attività, ottenne  la nomina a Rettore dello stesso seminario, ma per due anni soltanto (1785-86). Nel 1787 fu sostituito dal sacerdote Saverio Rodinò, probabilmente a seguito di intrighi e di gelosie suscitati contro di lui.

Per continuare la sua attività in una scuola privata istituita da lui stesso si trasferì allora a Napoli dove la sua operosità divenne più intensa, partecipando in modo diretto al movimento letterario del tempo, pubblicando opere scolastiche che gli procurarono  maggiore merito. In questo ambito culturale e riformatore, il Falconieri strinse rapporti di amicizia con i cattedratici dell'Università tra cui Gennaro Vico, che fin dal 1736 aveva cominciato a sostituire felicemente il padre Giambattista nella cattedra di rettorica. Questa amicizia procurò al Falconieri l'insegnamento universitario allorquando Gennaro Vico, colpito da un grave male alla gola, in una supplica al re, propose il sacerdote pugliese, molto noto per le sue opere, come suo degno sostituto.

La docenza universitaria, che gli fece guadagnare stima ed amicizie nelle sfere alte del sapere, non era lontana da «tutto il vasto movimento rivoluzionario, che si andava preparando nelle scuole private e nell'Università.  Il Falconieri non rimase estraneo alle attività segrete che si svolsero in Napoli nel1793 ed alle quali parteciparono intellettuali ed ecclesiastici.

Pur non risultando nell' indice dei processi di Stato 1794-1795, il Falconieri fu annoverato tra i sospetti sorvegliati dalla polizia. Bastò però solo questo elemento per compromettergli l’avvenire. Segnalato per i suoi precedenti politici, nel 1797 perse  l'insegnamento universitario. Il torto sofferto in questa occasione fu il motivo personale che lo rese tanto audace da rinnovare nel suo animo tutte le idee rivoluzionarie alimentate in precedenza nei segreti colloqui.

Nell'ultima fase della sua esistenza il sacerdote pugliese assunse tutti i caratteri di un rivoluzionario ardente e militante, non più I' uomo dal carattere mite, fecondo, eloquente, ma una delle figure più rappresentative della Repubblica Napoletana.

Il cronista De Nicola annotava in data 4 marzo 1799 di aver visto « un sacerdote, per nome Ignazio Falconieri, conosciuto nella repubblica letteraria per le opere attinenti alle belle lettere, con uniforme di. capitano della Guardia Civica » , e che « questa sera ha perorato nella sala d'istruzione animando tutti ad arruolarsi » . Fu questo il periodo della maggiore attività propagandistica e rivoluzionaria del Falconieri che, insieme alla sospirata Repubblica, sarebbe caduto da martire sancì con il suo sangue il sacro principio della libertà.

La tragica sorte dei rappresentanti repubblicani accomunò il Nostro a tanti altri eroi di quell’indelebile  momento storico. Il 31 ottobre del 1799 Ignazio Falconieri ascese il patibolo di piazza Mercato, dopo che gli furono strappate le vesti di sacerdote. Le sue spoglie mortali furono seppellite nella fossa fangosa del Carmine Maggiore.

Così terminò l’esistenza di un grande uomo che, dopo aver additato alla gioventù la via della saggezza e della virtù, diede esempio di fierezza e di coraggio per il trionfo della libertà.

 

 

 

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