Procida 1799. Cap.X "Amari presagi"

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Avevo lo stesso sguardo bieco della madre uno degli arrestati ed all’indomani affrontò Bernardo e gli altri con spavalderia. L’altro invece tenne per tutto il tempo gli occhi bassi e non proferì parola.

-State rischiando di essere condannati alla fucilazione. Voglio essere indulgente con voi. Ditemi il nome dei vostri complici e da dove avete preso quelle armi.

-Non fatevi troppe illusioni, commissà, voi su quest’isola ci siete solo di passaggio. Non vi lusingate, non fate paura a nessuno!

-Se continuate con questa insolenza, vi farò portare a Napoli e sarete giudicato dal Governo. Ed a quel punto non illudetevi voi di avere salva la vita. Altri seguaci del Borbone sono già stati fucilati a Castel Nuovo.

-Noi non siamo dei traditori, noi siamo fedeli al nostro unico re! I traditori siete voi che avete sputato nel piatto dove avete mangiato da quando siete nato!

-Verme, lazzaro ignorante!  Se prima potevo provare pietà ora mi ripugni! Guardie, riportatelo in cella! La fucilazione non gliela leva nessuno!

-Viva il re, viva gli inglesi, viva l’esercito della Sante Fede!! – gridò quello imperterrito, mentre le guardie lo trascinavano incatenato seguito dall’altro che sembrava essersi inghiottito la lingua.

Don Antonio e Giacinto Calise erano rimasti in silenzio ad assistere desolati.

-Oramai non ci lasciano scelta, bisogna farli processare a Napoli e la condanna è scontata.

Commentò il sacerdote non appena i due furono allontanati.

 

-Si, la condanna è scontata! Ma chi ce li porta a Napoli, e come? – sbottò Alberini snervato – Non abbiamo a disposizione una imbarcazione con delle stive sicure, né uomini che possano accompagnarli!

-Allora lasciateli marcire in galera fino a quando non arriverà l’Ammiraglio Caracciolo con le sue navi! – propose  Calise con l’approvazione del sacerdote.

-Si, credo sia l’unica soluzione. Lasciateli in cella e poi li consegnerete a Caracciolo quando la situazione si sarà tranquillizzata!

-D’accordo, facciamo come dite. Intanto bisogna pattugliare Sent’ Co’ giorno e notte. Sicuramente ci sarà altra gente coinvolta in questa storia e bisogna scovarli tutti prima che sia troppo tardi!

-Va bene, Commissario. Cercherò di saperne di più. Torno giù e provo a parlare con qualcuno.

-Il tuo aiuto ora ci è indispensabile Giacinto perché nessuno meglio di te conosce quella gente.

-Farò del mio meglio, Commissario, siatene certo. – si congedò ed andò via.

-Ah, mio caro Bernardo, gran brutta storia questa! E noi che speravamo di stare a cambiarli! La mia chiesa continua ad essere spopolata ed ho saputo che altri sacerdoti stanno cercando di farci terra bruciata intorno! Di questo passo non penso che si arriverà lontano. Ho saputo che il ragazzo ferito ieri si sta già riprendendo, e voi come vi sentite? Avete un colorito migliore stamattina, una luce viva nello sguardo. Un po’ di riposo vi ha ritemprato!

-Si, mi sento bene, ho anche dimenticato la ferita alla gamba e sono pronto ad affrontare altri agguati! D’altra parte sapevamo di incontrare delle grosse resistenze, eravamo preparati, ed ora altro non possiamo pare che combatterle con fermezza. Se ci scoprono avviliti e deboli prenderanno il sopravvento. Dobbiamo stare calmi e mostrarci irremovibili!

-Si, si… è giusto quello che dite, e mi fa piacer sentirvi parlare così pieno di vitalità.  Ora vado, torno in chiesa e vi consiglio di prendervi qualche ora di svago. La giornata di ieri è stata massacrante, ho ancora nelle narici il tanfo di quella catapecchia, e quella megera poi…. l’incarnazione della cattiveria umana!

-Ma voi l’avevate già vista prima?

-No! Vox populi  dice che è una vecchia pazza e che da anni non si muove da quelle quattro mura fetide. Prima o poi la troveranno stecchita la dentro.

-Non dimenticherò mai più quelle parole così pregne di odio e quello sguardo bieco di chi pesca nel torbido!

-Io nemmeno, ma è meglio lasciar correre e non pensarci adesso. Prendetevi un po’ di svago, seguite il mio consiglio, è una bella giornata. Torno in chiesa, ci vediamo presto!

 

L’incontro con Aurora aveva avuto un effetto catartico, ma aveva preferito non parlarne col sacerdote per preservare la sua amata da qualche nota sconvenevole. Aurora si era dimostrata audace nel raggiungerlo nella sua camera di notte e questo, agli occhi di chi non sapeva, avrebbe potuto distorcerne l’innocente proposito. Era qualcosa di infinitamente bello che serbava nel suo cuore e nel suo cuore dovere rimanere celata.

Procida era accarezzata da uno splendido sole, profumata di salsedine e fiori appena sbocciati, il verso dei gabbiani si librava nell’aria, tutt’intorno era pace e tranquillità. Rimasto solo il giovane Commissario si levò dalla sedia e raggiunse una delle finestre della sala; si trattenne a lungo a riflettere, con lo sguardo  rivolto al mare e tra un pensiero e l’altro tornò lei, ineffabile, carezzevole. Era assorto nel ripassare quei pochi momenti che avevano trascorso insieme,  quando udì una voce sottile richiamarlo da una barchetta che ondeggiava leggera,  poco distante la spiaggia dell’asino ai piedi del castello.

-Commissà, scendete, il mare oggi è bellissimo, ci facciamo il bagno!

Era il piccolo Michele che allegro lo invitava a scendere gesticolando.

-Ma fa ancora freddo! – lo ammonì ironico Bernardo sporgendosi dalla finestra, ma il piccolo insisteva.

-No, quale freddo! Scendete! Venite, c’è il sole! Ora vi vengo a prendere.

In poco tempo Bernardo se lo ritrovò saltellante di gioia all’ingresso del castello.

-Ho lasciato la barca giù alla Corricella perché alla spiaggia dell’asino possiamo arrivarci solo per mare. Io ci vado spesso a fare il bagno e voi lo avete mai fatto?

-No, in verità, non ho avuto nemmeno il tempo per pensarci!

-Ed allora andiamo, venite con me!

Si fece travolgere volentieri dall’entusiasmo innocente di quel bambino che, vestito da pescatore, con un pantaloncino giallo, una casacca lunga e bianca  e zoccoli di legno,  gli afferrò una mano, facendosi seguire a passo svelto dal castello fino alla piazza di Santa Maria delle Grazie e da lì per la via di San Rocco, una ripida discesa che si insinuava tra vecchie case di svariate forme, ammucchiate e addossate le une sulle altre. Fin dai tempi più remoti, questa contrada era chiamata anche Callìa che, dall'origine greca della parola, voleva dire “bella contrada”; difatti la strada costeggiava una delle più belle coste procidane. In fondo, da un belvedere di questa grande curva, lo sguardo raggiungeva  il borgo marinaio della Corricella, dove le case dei pescatori aggrappate sull'alta e ripida costa formavano un caratteristico agglomerato di colori pastello giallo, rosa, azzurro, verde e bianco, con cui i pescatori amavano distinguere le proprie dimore. Gli occhi turchini di Bernardo si erano persi tra le tinte di quello scenario indimenticabile, mentre Michelino, aggrappato alla sua mano, lo conduceva, a volte strattonandolo, fin giù la spiaggia.

 

-Ci facciamo un bel bagno al largo?

-Va bene, impossibile contraddirti! Farò come tu dici, contento?

-Si, commissà, contentissimo, e poi voi mi siete tanto simpatico!

 

Tornava una parvenza di pace sul pallido volto di Bernardo, sprigionata da un forte desiderio di evadere da quell’angoscia che gli oscurava l’anima; era bello da guardarsi abbandonato a quella dolce aria di primavera, raggiante più del sole, nel candido sorriso, con un po’ di vento tra i capelli dorati, tagliati sulla nuca alla francese.  Era un uomo attraente, pur  se le angosce gli avevano solcato il viso con qualche ruga che anticipava il corso degli anni suoi, ancora così giovani, ma in cosa verso lo sfiorire.  Michelino remava fischiettando, con le palpebre strette ed il sole negli occhi, di tanto in tanto si fermava e spalancava un po’ la bocca per riprendere fiato, per ridere e dire qualche parola.

Giunti a poca distanza dalla spiaggia dell’asino, Bernardo si spogliò della divisa. La ferita era ancora aperta, ma non sanguinava. Il bambino prima la fissò a lungo e poi contorse il viso in una smorfia di dolore.

-Mamma mia, commissà, che  vi hanno fatto! Vi fa male?

-No,  non voglio curarmene adesso. Dai, tuffiamoci in acqua!-  fece lui risoluto.

-E va bene, se lo dite voi, andiamo!  - esclamò  euforico Michelino seguendolo al volo.

-Accidenti, è gelida!

-No, è bellissima, e voi tutto bagnato, commissà, mi sembrate un baccalà infreddolito! - lo scherniva vezzoso il bambino, osservandolo tremante in quello specchio d’acqua blu da cui traspariva la carnagione chiara e intirizzita dal freddo.

-Aspetta che mi passa! Ti acchiappo e ti affogo!

-E quand’è che mi acchiappate? Sono un pesce di mare io! Guardate come nuoto bene!

E, mentre Bernardo continuava a combattere col freddo, lui iniziò a dare bracciate nell’acqua da nuotatore esperto.

-Forza, muovetevi pure voi così vi riscaldate!

Lo convinse. Prese a seguirlo e lentamente il freddo allentò la morsa fino a farsi vincere del tutto.

-Mi fate fare un tuffo sulle vostre spalle?

-Va bene, ti prendo da sotto!

-Si! E vai! Bellissimo!

-Piaciuto? Si… si.. un altro!

-E va bene, vieni!

-Troppo bello commissà. Io con mio padre li faccio i tuffi, ma con voi adesso mi sto divertendo di più perché non ci sono i miei fratelli. Voi giocate così pure coi vostri figli?

-Io non ho figli Michelino?

-No? E nemmeno la moglie?

-No.

-E perché?

-Perché non l’ho ancora trovata.

-Mi volete prendere in giro. Siete così bello e simpatico!

-Si, ma non ho mai tempo!

-Ma pure il mio papà non ha mai tempo eppure ha trovato moglie e figli!

-Beh, forse quando sarai più grande capirai.

-No, commissà, io non voglio diventare grande! I grandi stanno sempre nervosi ed hanno un sacco di problemi.

-Parole sagge! Alla tua età la vita ha un sapore diverso!

Ma mentre si scambiavano quelle chiacchiere piacevoli  vide improvvisamente il volto di Michelino cambiare espressione fissando un punto indefinito sulla spiaggia ai piedi del castello.

-Cosa c’è Michelino?

-Li vedete quelli?

-Quelli chi?

-Quelli sulla spiaggia…. quelli che ci stanno guardando!

-Ma dove, Michelino, io non vedo nessuno!

-Ah… allora se voi non li vedete  pure voi, sono loro, quelli che posso vedere solo io!

-Ma chi stai vedendo? – continuava Bernardo a chiedere preoccupato, guardandosi intorno senza scorgere anima viva.

-Sono in tre e ci stanno guardando con aria cattiva: uno di loro ha tirato fuori un orologio a cipolla e mi sta facendo dei segni… sta battendo un dito sull’orologio e mi guarda incattivito. Andiamo via, torniamo alla barca!

Bernardo lo seguì d’istinto, il bambino era sbiancato e tremava impaurito. Raggiunsero velocemente la barca,  lo aiutò a salire, ad asciugarsi e rivestirsi.

-Li vedi ancora?

-No, sono andati via!

-E per dove? La spiaggia la si può raggiungere solo per mare.

-Non lo so, sono spariti, se ne saranno andati per l’aria. Per fortuna non li vedo più. Perdonatemi commissà, ma ho avuto troppa paura, perdonatemi!

-Stai tranquillo, rilassati, non è successo nulla, ora torniamo alla spiaggia e ti faccio bere qualcosa di caldo, va bene?

-Si, ma promettetemi di non dire nulla a ….

-Non dirò nulla a nessuno, ma tu devi stare calmo!

Il piccolo annuì, raggomitolandosi su se stesso, e poi farfugliò pensieroso:

-Perché quello mi ha mostrato l’orologio e mi faceva quei segni? Cosa voleva dirmi?

-Non lo so, non ho idea!

-A volte è un gesto che mi fa mia madre quando si fa tardi e vuole che torni a casa.

-Non ci pensare Michelino, non stare preoccupato adesso, ripensa invece ai bei tuffi che abbiamo fatto ed a questa bella giornata di sole.

-Va bene, cerco di fare come dite voi, ma mi sono preso un bello spavento!

-A chi lo dici!

-Avete avuto paura, commissà?

-In effetti ho pensato ad un agguato nemico. Dopo quello che è successo ieri sera oramai mi aspetto di vederli sbucare dappertutto!

-Ve la siete vista proprio male, lo so, papà ci ha raccontato tutto. Ma ditemi la verità, è vero che stanno per tornare i Borboni?

-Per ora noi siamo qui e se dovessero provarci  ci difenderemo.

-E li faremo scappare via?

-Ci batteremo per questo!

-Potrò combattere anch’io?

-Sei ancora troppo piccolo!

-Ma posso sempre lanciare pietre, sono bravo a prendere la mira!

-Se dovesse servire, va bene. Ti nomino piccolo generale della Repubblica dei bambini di Procida!

-E me la date la fascia tricolore?

-Certamente!

-Come siete buono commissà, vi voglio bene!

-Anch’io ti voglio bene, ma ora  aiutami a tirare su la barca che siamo arrivati.

Giunti alla spiaggia il visino del piccolo patriota riprendeva colorito, una buona tisana calda bevuta in fretta al banco di un’osteria, aiutò entrambi a rilassarsi poi Bernardo si offrì d’accompagnarlo dai genitori.

Fecero ingresso in una casetta verde pastello, poco distante dal mare: un tavolo, qualche sedia, tre materassi messi in fila su un pavimento di tavole di legno assemblate, uno stipo a muro dalle ante cigolanti, un camino in pietra grezza  con qualche ciocco di legna acceso ed un pentolone che ribolliva.

-Tu vivi qui?

-Si, con miei genitori ed i mie fratelli. La mamma deve essere uscita a prendere qualcosa da mangiare.

-Ed i tuoi fratelli?

-Loro sono sempre in giro a buscarsi qualche soldo tra i pescatori.

-E Giacinto sta ancora in giro?

-Sarà in mare con gli altri. Oggi il tempo è buono per pescare. Ah, ecco la mia mamma, sta arrivando!

Poteva avere poco più di  venti anni, ma ne dimostrava il doppio, gli abiti modesti, l’aria trasandata ed il passo stanco. Trascinava a fatica qualche fascio di verdura ed un cestino con delle pagnotte, quando si trovò di fronte ad Alberini arrossì impacciata.

-Buon giorno signora, sono il Commissario Alberini.

-Si, vi ho riconosciuto,  io sono Maria. Cercate mio marito? Sta arrivando!

-In verità ho  solo riaccompagnato Michelino a casa.

-Perché, cosa è successo?

-Niente, niente. Ci siamo incontrati ed abbiamo fatto una passeggiata. Michelino è un ragazzino davvero speciale!

Non riuscì ad aggiungere altro perché la voce di Giacinto lo prese alle spalle.

-Quale onore, Commissario!

-L’onore è mio Giacinto, oramai io e vostro figlio siamo divenuti grandi amici.

-Lo vedo, lo vedo! Non fa che parlare di voi, vi ammira tanto! Ci sono novità? Io sto sempre indagando, ma oramai di me non si fidano più, e  stanno tutti zitti. Voi avete saputo altro?

-No, per il momento tutto tace.

-Meglio così, almeno ci fanno tirare un po’ il fiato. Onorateci di rimanere a pranzo con noi.

-Siete gentilissimo Giacinto, ma devo tornare al quartier generale, potrebbero aver bisogno di me!

-State tranquillo, manderò il ragazzo ad avvisarli che siete qui. Avanti sedetevi, bevete un bicchiere di vino, il mare oggi è stato generoso, guardate quanto pesce e frutti abbiamo raccolto!

Gli mostrò una cesta stracolma di cozze, vongole, telline e svariati tipi di pesce ancora vivo, profumato di mare e di alghe.

-Prepariamo una bella zuppa, avanti non fate complimenti.

-Si commissà, restate con noi. – fecero in coro Michelino e la madre che finalmente accennava un timido sorriso.

-E va bene, resto, e non solo per la buonissima zuppa di pesce, ma perché mi fa davvero piacere trattenermi  un po’ con  voi. Siete delle persone calorose. Ah se tutti  avessero seguito il vostro esempio!

-La gente fa fatica ad affezionarsi, ma non disperiamo, diamogli tempo! Prendete il bicchiere commissà, e beviamo. Lunga vita alla Repubblica. Viva la libertà!

 

 

Un’altra giornata volgeva alla fine, il cielo era ammantato di stelle e tirava un forte vento. Avrebbe voluto riposarsi un po’ Bernardo, ma la tensione era così forte da non permettergli di rilassarsi un solo attimo. Dopo aver pranzato con quelle care persone, tornando a quartier generale, l’ansia gli era ripiombata addosso più gravosa di prima e per tutto il pomeriggio si era aggirato per le stanze del castello come uno spirito in pena, scambiando qualche parola con gli altri rappresentanti del Governo che vi alloggiavano. Era accomunati dalla stessa preoccupazione, tesi e con gli occhi fissi al di là delle finestre che davano sul mare: mancavano pochi giorni alla fine di marzo.

A tarda sera decise di fare un giro di perlustrazione giù a Sent’ Co’, qualche Guardia si offrì d’accompagnarlo, ma lui declinò, preferendo stare un po’ da solo ; si udiva solo il mormorio delle onde che si infrangevano lente sugli scogli, poi tutto era avvolto nel silenzio e l’oscurità della notte; qualche viandante gli passò accanto a testa bassa, qualche nobile in carrozza lo bersagliò con occhiate superbe, botteghe ed osterie erano chiuse, in ogni angolo regnava una calma misurata e surreale. Assorto e con passo lento percorse la zona del porto in lungo e in largo, poi decise di tornare al castello. Nei pressi della piazza di Santa Maria delle Grazie gli si riaccese quella dolce speranza nel cuore, e fu un tonfo nel petto quando alla fine della strada il suo desiderio si realizzò per incanto e scorse Aurora seduta sulla solita panchina, immersa nei pensieri  e rivolta verso il mare.

-          Sto sognando o i mie occhi vi rivedono?

Lei si volse un po’ di sorpresa, gli sorrise, lui le prese la mano e gliela baciò. Era pallida ed al chiaro di luna appariva quasi diafana.

-Vi siete ripreso da ieri?

-Si, decisamente, ma resta l’angoscia per ciò che si preannuncia all’orizzonte.

-So già tutto, Bernardo, ma ora mi interessa sapere di  voi, ditemi,  come state?

-A voi posso dirlo, Aurora, mi sento avvilito. Sono appena stato giù a Marina Grande e tutto appare avvolto in una sinistra quiete: tramano, trafficano, complottano con grande abilità e noi non sappiamo più cosa fare. Abbiamo arrestato quei due realisti, ma  non disponiamo  né di uomini e né di mezzi per portarli a Napoli. Dovrebbero essere processati e sicuramente condannati per quello che hanno tentato di fare. Se il loro piano fosse andato in porto a quest’ora già ci avrebbero caricati di pallottole.  L’Ammiraglio Caracciolo verrà solo se saremo attaccati e noi stiamo qui ad aspettare una tragedia che potrebbe scoppiare da un momento all’altro! Vivere col fiato sospeso logora l’anima, mi sento esausto. E voi? Cosa mi dite di voi, come state?

Le prese la mano e se la portò al volto.

-Dio solo sa quanto  bramo un vostro abbraccio, Aurora, siete il mio unico conforto!

Determinato la strinse a sé con un amore dirompente  e così la tenne  a lungo.

- Vorrei essere lontano da tutto e vivere con voi ogni istante che mi resta da vivere. Siete l’unica a lenire le mie pene, illuminate i miei momenti più bui. Io vi amo di un amore che va oltre l’amore, perché è disperato e consapevole di non poter cambiare un destino già scritto. E sento che anche voi mi amate. Ditemi che non è solo una mia illusione, ve ne prego!

-Non dubitate mai del mio amore e serbatelo per sempre nel vostro cuore. Vorrei  tanto rendervi felice, liberandovi da queste spine che vi stanno lacerando, aiutandovi a scappare lontano,  ma non posso fare altro che accompagnarvi per questo cammino già segnato!

-Io combatterò e vi amerò ugualmente. Non mi importa se sarò ammazzato da un balordo o se salirò al patibolo, io  solo che voi siete stata la mia consolazione più grande, e nessuna condanna potrà per me essere più penosa dell’avervi amato in questa vita senza speranza!

Si abbracciarono forte unendo la loro sofferenza, senza dirsi nient’altro. La voce del cuore non aveva più bisogno di parole.

 

Procida 1799. La rinascita degli eroi. Introduzione di Renata De Lorenzo

Procida 1799. Cap. I "Un destino segnato"

Procida 1799. Cap. II "La luce dell'Aurora"

Procida 1799. Cap.III "Il dolce soffio della Libertà"

Procida 1799. Cap.IV "Luci ed ombre della Repubblica"

Procida 1799. Cap. V “Un posto nella storia”

Procida 1799. Cap. VI "Isole nel vento rivoluzionario''

Procida 1799. Cap. VII "Verso Napoli nella tempesta"

Procida 1799. Cap. VIII "Signora Libertà"

Procida 1799. Cap.IX "La sommossa dei realisti"

 

 

 

 

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